Primo piano di un erogatore di pesticidi o fertilizzanti di un trattore

Il glifosato continuerà a essere utilizzato in Europa per almeno altri due anni. La Commissione Europea ha infatti respinto la richiesta di revisione della decisione di estendere l’autorizzazione per dieci anni, presa nel 2023, avanzata da sei grandi associazioni ambientaliste tra le quali PAN (Pesticide Action Network) Europe. Si apre così un nuovo capitolo nella vicenda di questo erbicida ormai ubiquitario, perché le armi a disposizione dei ricorrenti non sono finite. Infatti, come da regolamento 1767, detto di Aarhus, del 2021, le ONG hanno ancora la possibilità di fare appello al Tribunale dell’Unione Europa, con un procedimento che dura in media circa due anni. Fino ad allora, non cambierà nulla a livello europeo, anche se nessuno può impedire ai singoli Stati di varare leggi più restrittive. Infatti dovrebbero farlo, e hanno gli strumenti per agire, come vedremo tra poco.

La storia travagliata del glifosato

Quella del glifosato è una vicenda piena di ombre, soprattutto per quanto riguarda le decisioni prese negli ultimi anni. Nonostante numerosi studi ne abbiano dimostrato da tempo la pericolosità, nonostante la sostanza sia ormai ubiquitaria e nonostante esistano in molti stati espliciti riferimenti legislativi al principio di precauzione, da applicare in casi come questi, i decisori politici non solo europei non riescono a intervenire, o comunque non mostrano la volontà di farlo in modo decisivo.

Come ricorda PAN Europe, in questo caso, poi, le contraddizioni sono evidenti, perché è stato dimostrato che la decisione del rinnovo, sostenuta dai rapporti della European Food Safety Authority (EFSA) e dalla European Chemicals Agency (ECHA), è stata presa su basi poco attendibili, ignorando studi indipendenti molto importanti, e dando troppo spazio ad altri sponsorizzati soprattutto dalle aziende produttrici, in alcuni casi vecchi di decenni. In particolare, i decisori hanno ignorato le lacune molto evidenti emerse nel lavoro dell’EFSA, che secondo PAN Europe sono in aperta violazione con il regolamento sui pesticidi della stessa Unione Europea (1107/2009).

Le criticità

I punti da rivedere, secondo le sei associazioni (tra le quali, oltre a PAN Europe, ClientEarth, Générations Futures, GLOBAL 2000, PAN Germany, PAN Netherlands), riguardano, per quanto riguarda l’uomo, la cancerogenicità, la genotossicità (la tossicità sui geni dei feti), la neurotossicità, l’effetto sui cicli ormonali, e per quanto riguarda l’ambiente, gli anfibi e gli insetti, compresi gli impollinatori. Su tutti questi aspetti fondamentali non ci sarebbe stata una valutazione obbiettiva e completa: la maggior parte dei dati prodotti da ricercatori indipendenti, quasi sempre accademici, è stata ignorata, per lasciare spazio ai risultati più che discutibili proposti dai produttori. E non è tutto.

Donna coni guanti preleva un campione d'acqua con una pipetta da un fiume o un lago; concept: inquinamento delle acque
Su alcuni aspetti fondamentali non ci sarebbe stata una valutazione obbiettiva e completa

Nelle valutazioni che hanno portato al rinnovo sono presenti test effettuati soltanto sul prodotto puro, ma non su fitofarmaci presenti in commercio che contengono glifosato insieme ad altri composti. Analisi su queste miscele consentirebbero di avere un’idea più chiara sul possibile effetto sinergico di diverse sostanze, e sugli accumuli, e non c’è motivo per non effettuarle, anzi. Infine, non si sono condotte ricerche adeguate sui soggetti esposti cronicamente come gli agricoltori, oppure coloro che risiedono in zone dedicate all’agricoltura.

I commenti

Secondo Angeliki Lyssimachou, capo della sezione Science and policy di PAN Europe, la decisione è semplicemente inaccettabile, perché i cittadini europei sono esposti al glifosato ogni giorno. Pauline Cervan, tossicologa di Générations Futures, sottolinea invece come la Commissione abbia respinto il 99% degli studi, difendendo quanto sostenuto dall’EFSA e ignorando quanto quel modo di procedere sia passibile di critiche, e da più parti sia ritenuto non corretto dal punto di vista scientifico. Peter Clausing, tossicologo di PAN Germany, fa fatto poi un passo ulteriore, dichiarando che “È giunto il momento di sottoporre le decisioni delle autorità a un controllo indipendente, attraverso una sentenza del tribunale. L’approccio dell’ECHA basato sul peso dell’evidenza nella valutazione della cancerogenicità è viziato da un punto di vista scientifico”.

Helmut Burtscher-Schaden, biochimico di GLOBAL 2000 – Friends of the Earth Austria, ha invece commentato così la decisione della Commissione: “Ci saremmo aspettati che le autorità esaminassero più da vicino gli studi dei produttori. Molti di essi sono obsoleti. È scioccante constatare che, invece, hanno ripetuto le conclusioni precedenti in modalità copia-incolla. E che la Commissione europea ora difende questa pratica inaccettabile. Tutto questo è molto preoccupante, e la Commissione non sta adempiendo adeguatamente al suo mandato di proteggere i cittadini”.

Sulla stessa linea è Hélène Duguy, esperta di affari legali di ClientEarth, che fa notare come la Commissione stia violando le sue stesse regole, perché è legalmente tenuta ad agire in base al principio di precauzione per prevenire danni agli esseri umani e alla natura. Infine, Margriet Matingh, capo di PAN Netherlands, tornando sugli aspetti scientifici, ha ricordato che la Commissione ha tenuto in scarsissima considerazione il potenziale inquinamento atmosferico causato dalla dispersione e dall’evaporazione della sostanza, e ignorato l’epidemia di morbo di Parkinson in corso, secondo molti ricercatori attribuibile anche al glifosato.

La via d’uscita

Ci sarebbe, comunque, una via di uscita, anche se al momento non sembra probabile che in molti la percorrano. Come conclude il documento di PAN Europe, infatti, in seguito alla ri-approvazione da parte dell’UE, gli Stati membri devono prendere una decisione sui prodotti a base di glifosato a livello nazionale entro 15 mesi. Come recentemente ricordato dalla Corte di Giustizia dell’UE, gli Stati membri non possono (o per meglio dire non potrebbero) ri-autorizzare i prodotti, in caso di dubbi sulla loro sicurezza. Considerando i notevoli danni che i pesticidi a base di glifosato possono arrecare agli esseri umani e all’ambiente, gli Stati membri dovrebbero introdurre divieti nazionali, e la legislazione europea offre chiare ragioni per farlo, come ha riassunto la stessa organizzazione in un documento appena pubblicato.

Il rapporto è stato condiviso con i ministri dell’Ambiente, della Salute e dell’Agricoltura dell’UE in una lettera, nella quale si invitano le autorità nazionali a opporsi al rinnovo definito illegale delle autorizzazioni degli erbicidi a base di glifosato.

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donprohel
donprohel
19 Agosto 2024 10:35

Va bene, d’accordo, ma io continuo a farmi una domanda: perché tutta questa attenzione solo al glifosato: sarebbe a dire che tutte le migliaia di altri fitofarmaci, concimi e insetticidi sono una passeggiata di salute?
Alla fine, sembra quasi una tecnica di distrazione di massa: tutti addosso al glifosato, e intanto continuiamo nel silenzio a usare tutti gli altri prodotti

Antonia
Antonia
19 Agosto 2024 15:57

Grazie per le vostre informazioni e il vostro impegno sociale.
Purtroppo non sono in grado di sostenervi neanche con una piccola somma.
Spero che ci siano altre persone che possano donarvi anche quello che non è possibile a me.
Buon lavoro

Fabio bernini
Fabio bernini
19 Agosto 2024 16:07

Ma perche’ se in etichetta l’inventore ha chiamato il prodotto glyphosate, continuate a tradurlo glifosato? Non e’ difficile tradurlo nel nome italiano corretto: glifosate.
E in questo anche la treccani mostra un’ignoranza inaspettata.

Rispondendo invece all’articolo: il glifosate come del pari i concimi chimici e i biocidi ( pesticidi per chi vuole usare un termine con il fine di spaventare il lettore) non viene abbandonato perche’ cio’ comporterebbe un aumento importante dei prezzi dei prodotti alimentari inquanto da una parte per togliere le erbe infestanti nelle produzioni dovremmo procedere manualmente (con costi elevatissimi a mano di non reintrodurre la schiavitu’) dall’altra ci sarebbe un calo delle produzioni alimentari (fino al 40%)….

Ma i kamikaze dell’ecologia per soli ricchi, hanno trovato la soluzione: insetti polverizzati come cibo per classe media e poveri.

donprohel
donprohel
Reply to  Fabio bernini
22 Agosto 2024 17:13

Allora, vediamo…
nitrate = nitratO
sulfate = solfatO
chlorate = cloratO
phosphate = fosfatO
permanganate = permgamanatO
percarbonate = percarbonatO

Mi spiega per quale motivo il glyphosate dovrebbe fare eccezione alla regola?

Gianluca
Gianluca
19 Agosto 2024 21:22

Non proteggono le minoranze umane vedi indigeni in brasile che proteggono la natura dove anno vissuto prima dell arrivo del uomo bianco europeo avido e sanguinario.figuriamoci se per soldi non avvelenano ambiente e popolazione.

Annalisa
Annalisa
20 Agosto 2024 09:30

Nell’articolo manca il contraddittorio. Come mai é stato autorizzato? Che io sappia, perché in commercio non ci sono alternative valide, e senza l agricoltura andrebbe in difficoltà.
Inoltre la tossicità dei residui x i consumatori è risibile.
Bisogna fare sempre un bilancio tra quello che si vuole e quello che si può.

Simone
Simone
20 Agosto 2024 11:05

Finirà come per altri casi: il glifosate sarà vietato in Europa e impiegato nel resto del mondo, senza poi curarsi che i prodotti alimentari importati siano stati prodotti con o senza glifosate. La maggior parte dei consumatori acquista guardando solo il prezzo e senza il glifosate aumentano i costi colturali. Vietando il glifosate in Europa non avremo nessuna garanzia di mangiare cibi prodotti senza glifosate. Non sono un sostenitore del glifosate, non sono io a dover dire se è nocivo o no. Se lo si vuol vietare lo si faccia ovunque nel pianeta, farlo su una parte non ha senso.

Oriano biondi
Oriano biondi
20 Agosto 2024 20:10

Articolo senza capo ne coda senza una sola cifra o provi quello che viene detto e sopratutto che le alternative al glifosate avrebbero un impatto ambientale molto più grande

Ugo Rota
Ugo Rota
21 Agosto 2024 16:36

Sarebbe ora di abbandonare tutti i sofismi e bloccare l’uso del glifosato una volta per tutte.

Giorgio Schifani
Giorgio Schifani
30 Agosto 2024 16:16

Leggo commenti di persone che probabilmente in buona fede fanno affermazioni che dimostrano una grande disinformazione. Le alternative ai veleni chimici di sintesi sono molte e si chiamano agroecologia. Le tecniche agroecologiche, che sono alla base dell’agricoltura biologica possono sostituire i prodotti della chimica di sintesi compreso il glifosato garantendo gli stessi livelli produttivi. Lo conferma la ampissima letteratura scientifica oggi disponibile a tutti (vedi data base Scopus e altri). L’unico problema è che gli attuali produttori dovrebbero ritornare ad essere prima di tutto dei veri agronomi….

Filippo Rossi
Filippo Rossi
11 Settembre 2024 11:47

Il principio di precauzione non ha nessuna base logica, nella formulazione della dichiarazione di Wingspread, sostenuta da gruppi ambientalisti, esso è così definito “quando un’attività minaccia di arrecare danni all’ambiente o alla salute è necessario adottare misure precauzionali, anche se non sono state definite chiar erelazioni di causa-effetto”. Ossia vietiamo una cosa, anche se non sappiamo se sia pericolosa. Ragionando così avremmo vietato i motori a scoppio perchè inquinano e lo stesso per quelli a reazione, i mulini a vento perchè possono mozzare teste, i celllulari perchè provocano il cancro al cervello, i vaccini perchè forse cusano l’autismo. Di certo abbiamo vietato l’energia nucleare sostiuendola con quella fossile, poi ci lamentiamo dell’effetto serra.
Il glifosate è un diserbante non selettivo, per questo non si usa sulle colture che mangiamo, altrimenti le seccherebbe e il suo uso, consente di eliminare le infestanti senza ricorrere all’aratura rivoltante (nel senso che rivolta la fetta di terra) che causa ossidazione della sostanza organica e rilascio di CO2. Con il glifosate non ci farei uno spritz, ma lo studio che lo legava all’autismo è stato ritirato perchè l’autrice aveva falsificato i dati.