Donna in abiti sportivi in spiaggia che disegna un cuore sulla pancia con le mani; concept: sport, microbiota, dieta

Di dieta personalizzata si sente parlare ormai da molti anni, senza che quell’aggettivo abbia un significato chiaro. A parte l’ovvia considerazione che qualunque dieta definita con l’ausilio di un medico o di un nutrizionista è personalizzata, tutto ciò che viene propagandato come tale molto raramente ha il supporto di dati scientifici che dimostrino la bontà dell’approccio e l’autentica personalizzazione. Ora però gli esperti del Policlinico Gemelli di Roma, in collaborazione con i colleghi dell’Università di Ghent, in Belgio, hanno messo a punto un protocollo per una vera dieta personalizzata e l’hanno sperimentato con successo su sette persone, a conferma della probabile correttezza dell’approccio.

Tutto si basa sul presupposto che, per mantenere il giusto peso e in generale una condizione di salute, non possa mai essere sufficiente un’azione eccessivamente specifica, perché l’organismo umano è troppo complesso per reagire a un singolo stimolo. Ciò che conta, tra i molti fattori che contribuiscono, è sicuramente l’assetto genetico, che è però regolato dallo stile di vita e dalla dieta, insieme alla composizione del microbiota intestinale. Solo tenendo conto di tutti questi elementi nel loro insieme si può definire che cosa è davvero utile alla singola persona. 

Una persona mangia un'insalata di cereali, verdure e legumi, mentre tiene in mano uno smartphone con app conta calorie; concept: dieta
I volontari dovevano tenere un diario alimentare, registrando ciò che mangiavano su un’app

Su queste basi, gli autori hanno selezionato sette volontari, tre uomini e quattro donne, di un’età media attorno ai 40 anni e un indice di massa corporea di 23,3 (nel range, quindi, del peso adeguato), e hanno chiesto loro di aiutarli a ottenere i giusti dati tra aprile e maggio 2022, raccogliendo due campioni di feci per delineare il microbiota e uno di saliva per le analisi genetiche all’inizio della sperimentazione, e poi di nuovo in luglio, per verificare l’eventuale effetto dell’intervento nutrizionale. Oltre a questo, i volontari hanno utilizzato un’app per registrare tutto ciò che mangiavano in un diario alimentare. Inoltre hanno indossato uno smartband per monitorare l’attività fisica quotidiana, il battito cardiaco a riposo e quello medio della giornata, la durata del sonno in generale e delle sue diverse fasi, e hanno misurato peso, massa muscolare, ossea e grassa, percentuale di acqua, il bilancio calorico mediante una bilancia con impedenziometro. Tutti i dati sono stati elaborati per poi formulare consigli nutrizionali per ciascuno dei sette volontari. Dopo un mese di dieta personalizzata sono state effettuate nuove analisi, per vedere che cosa era successo.

In generale, a quasi tutti era stato consigliato di aumentare l’apporto di verdure fresche, fibre, omega-3, proteine provenienti da carni magre o da legumi, abbassando quello di cereali raffinati e di alimenti industriali, e di aggiungere antiossidanti quali succo di limone, cacao amaro, e tè verde. Come illustrato nel dettaglio su Nutrients l’analisi del microbiota ha dimostrato quanto, in un solo mese, sia cambiato. In generale, sono aumentate le specie considerate positive e associate al metabolismo di alcuni grassi come quelli del Parmigiano Reggiano o di pesci grassi, ma anche specie (innocue) che con ogni probabilità arrivano dalla buccia della frutta o dalla verdura, perché tipicamente colonizzano i terreni e le piante. Specularmente, sono diminuite specie che utilizzano come substrato gli zuccheri tipici dei prodotti industriali e altre che caratterizzano alcune disbiosi legate a malattie come l’artrite reumatoide. 

Donna cucina verdure in padella; concept: dieta vegana, dieta vegetariana, dieta plant based
A quasi tutti i partecipanti è stato suggerito di aumentare le quantità di verdure nella dieta

Il tutto compone una sorta di mosaico sempre diverso, che non si focalizza su singole specie batteriche o singoli geni, ma tiene conto del panorama complessivo. I dati, d’altronde, confermano che dopo un solo mese, ogni intervento nutrizionale ha avuto un impatto significativo sul microbiota intestinale del singolo che, a sua volta, ha trovato riscontro in un miglioramento dei parametri antropometrici e metabolici, come il peso e la frequenza cardiaca.

Naturalmente i dati relativi a sette persone non sono sufficienti a dire nulla di più, ma attestano la bontà di un approccio che, in un futuro non troppo lontano, potrebbe diventare routinario, via via che i test genetici e quelli sul microbiota, diventeranno sempre più accessibili ed economici. E i costi di una simile strategia sarebbero probabilmente compensati dai risparmi in termini di malattie evitate e di diete inutili perseguite.

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giova
giova
14 Ottobre 2023 20:08

Un plauso ai volontari che hanno mostrato una notevole disponibilità e uno all’Autrice dell’articolo per la conclusione assolutamente verosimile nell’affermazione conclusiva “E i costi di una simile strategia sarebbero probabilmente compensati dai risparmi in termini di malattie evitate e di diete inutili perseguite.” . Molto auspicabile e condivisibile anche “…in un futuro non troppo lontano, potrebbe diventare routinario, via via che i test genetici e quelli sul microbiota, diventeranno sempre più accessibili ed economici.”, ma pure irrealistica in considerazione dello smantellamento progressivo del S.S.N.. Nel quale persino una banale visita oculistica può avere un’attesa tra i dieci e i venti mesi e, in Lombardia, non deve superare i 10′.

claudio
claudio
16 Ottobre 2023 10:43

Interessante

mariagrazia frattallone
16 Ottobre 2023 17:29

Potrebbe essere una vera scoperta e rallentare tutte le notizie che circolano e che sono spesso in conflitto tra di loro!!!!

Renato Brancaleoni
Renato Brancaleoni
30 Ottobre 2023 07:36

I prodotti fermentati tipo il miso giapponese contribuiscono a migliorare la flora batterica intestinale??