E se considerassimo i rincari dei beni di prima necessità come un’indicazione del fatto che occorre cambiare atteggiamento sui consumi? Le sempre più drammatiche esigenze dettate dalla crisi climatica parlano chiaro. Lo scorso agosto il notiziario Teseo News by Clal pubblicava una riflessione di Leo Bertozzi sul tema dei prezzi, che riprendiamo qui integralmente. Ci sono cambiamenti che dovranno essere affrontati da tutti, anche se non piacerà. Durante gli scorsi decenni la percentuale di spesa dedicata all’alimentazione nei Paesi più ricchi era in costante discesa. Oggi questa tendenza si sta invertendo.
Siamo tutti impegnati a riflettere su come frenare l’aumento del costo degli alimenti, dai responsabili degli approvvigionamenti che osservano con ansia i prezzi delle materie prime, fino ai consumatori che vedono lievitare il conto della spesa. L’inflazione nei prezzi alimentari è uno dei temi più scottanti, che occupa le prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Ma se invece di un fenomeno congiunturale derivante dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina, fosse anche un presagio delle cose che verranno in modo strutturale? La crisi climatica fa sì che si discuta sempre più sul costo della produzione alimentare e sugli investimenti necessari per rendere il sistema più sostenibile.
La crisi climatica potrebbe dunque significare che dovremmo aspettarci di entrare in una nuova era di prezzi alimentari più alti? I costi che le aziende alimentari dovranno sostenere per ridurre le emissioni, assicurarsi gli approvvigionamenti, favorire la biodiversità, rendono evidente che qualcosa deve cambiare se, come società, vogliamo affrontare seriamente la crisi climatica, dato che il settore nel suo complesso è al centro sia del problema che della soluzione. Siamo dunque di fronte alla necessità di fare dei cambiamenti che non saranno certo gratuiti. Eppure è molto importante per il pianeta, per i nostri figli e per le generazioni future, che si facciano, anche se saranno costosi. E tutti noi consumatori dovremo pagarli. Questo non è certo uno scenario che piacerà. Si potrebbe obiettare che si tratta di una posizione più facile da applicare per gli alimenti di alta gamma, ma il problema riguarda tutti, nessuno escluso.
Negli scorsi decenni abbiamo assistito (nei Paesi ad economia avanzata) alla continua riduzione della percentuale di spesa dedicata all’alimentazione. Ma, ad un certo punto, di fronte alla crescente richiesta ad imprese e governi di fare di più per quanto riguarda il clima, dovremo verosimilmente abituarci ad una nuova situazione per quanto riguarda il prezzo degli alimenti. Quindi si verrebbe delineando quella che potrebbe essere definita come “inflazione verde”, una nuova era di prezzi alimentari più alti in conseguenza delle scarsità dovute alla crisi climatica ma anche della necessità di investire per contrastarla. Almeno ne beneficerà, sempre nei Paesi ricchi, il contrasto al disgustoso fenomeno dello spreco alimentare.
Leo Bertozzi – Teseo News by Clal
© Riproduzione riservata – Teseo News by Clal; Foto: Fotolia, AdobeStock
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Tutto bello e tutto corretto, ma non si può nemmeno pretendere che a parità di salari si spenda di più per pagare “l’inflazione verde”. Perchè sembra che si vada verso questa strada e, parliamoci chiaro, non durerà molto senza che ci siano problemi di tenuta sociale, che penso vedremo già da Ottobre/Novembre.
Ma la soluzione è semplicemente mangiare di meno, esattamente come nel prossimo inverno ci si riscalderà di meno, limitando cioè le temperature, a causa degli aumenti del prezzo del gas.
In sostanza, a causa dei rincari, si instaurerà un circolo virtuoso per cui, mantenendo inalterati i salari e comperando meno energia e carburanti dall’estero:
– si produrrà meno cibo (con riduzione dello spreco sugli scaffali) e se ne mangerà di meno (a tutto vantaggio della linea e della salute);
– si produrranno meno merci (e si cercherà di far durare di più tutte le cose che già abbiamo);
– si circolerà di meno e si terranno i riscaldamenti più bassi (a tutto vantaggio dell’ambiente).
Bisogna sempre imparare a guardare il lato positivo delle cose…
Il “ci si riscalderà di meno” con chi ha anziani in casa non è una via molto praticabile… mangiare di meno si ok… ma perchè sempre ridurre invece di alzare i salari? Perchè sempre adeguarsi alle situazioni invece di capovolgerle.. con questo atteggiamento passa come normale anche il gasolio a 2€/LT e il costo del gas TTF a 350 €/MWh….
Le supposizioni nell’articolo possono essere pure fondate, ma:
1) potrebbero benissimo essere delle speculazioni che portano solo maggior incasso: questo capitalismo sfrenato ha mostrato negli ultimi anni di non avere alcuna remora nel pagare e ridurre alla fame i produttori e i braccianti, e nell’applicare contratti di lavoro sempre meno tutelanti
2) la crisi ambientale è determinata solo dallo stile di vita dei singoli? oppure le scelte di produzione e la conquista di nuovi mercati e nuove terre crea seri problemi ambientali e di sostenibilità? scegliere di fomentare o addirittura indurre nuovi bisogni e nuove necessità dipende dal comportamento del singolo? se sì, in che misura? dipende dal singolo se un caricabatterie di un telefono è adatto solo a quel telefono o addirittura aquel modello? e se il mio aspirapolvere del 1966 (millenovecentosessantasei) funziona ma quello comprato tre anni fa presenta dei problemi dipenda da me?
Il pesce puzza sempre a partire dalla testa, in questo caso chi detiene il potere di scegliere, non solo la politica, ma i grandi poteri economici, la finanza.
Facciamo pure la nostra parte, responsabilmente, ma con la consapevolezza che i giochi di potere e le scelte politiche ed economiche sono all’origine sia dell’attuale crisi climatica, sia dei danni in parte irreparabili alla natura e all’ambiente.