A partire dagli anni ’70 le diete alla moda si susseguono con una rapidità impressionante su televisioni e giornali per poi dilagare sui siti internet. Alcune delle proposte sono poco utili, altre si possono considerare scorrette e dannose. 

 

Recentemente l’Andid (Associazione Nazionale Dietisti) ha dichiarato che la causa dell’enorme diffusione delle diete in Italia sarebbe la condizione di “giungla formativa” in cui versa l’area della nutrizione italiana, caratterizzata dalla mancanza di chiarezza sulle competenze possedute dai vari professionisti (medici dietologi, dietisti, nutrizionisti)».

 

Se così fosse, il problema delle diete sbagliate dovrebbe essere una questione tipicamente italiana, visto che in altri Paesi europei, negli Stati Uniti e in Canada le norme e i percorsi formativi sono diversi. In realtà la questione diete non è circoscritta al nostro territorio ma è un problema comune in tutti i Paesi occidentali.

 

Basta analizzare  la provenienza delle diete più famose per scoprire che quelle più gettonate sono di origine americana  (Dieta Atkins), poi ci sono quelle dei medici francesi (Dieta Dukan), e altre proposte da laureati in università americane non riconosciute come la dieta Young, la dieta del pH…

 

Se poi osserviamo la lista dei nutrizionisti più conosciuti in campo mondiale e l’elenco dei membri delle principali società di nutrizione degli Stati Uniti, troviamo laureati in medicina, biochimica, biologia e anche veterinari. Da questi elementi emerge in modo sin troppo evidente che la nutrizione è un tema troppo vasto per essere rinchiuso in un unico percorso formativo. Per questo motivo in tutto il mondo occidentale e non solo in Italia viene trattata da diverse figure professionali.

 

Il problema della diffusione delle diete non è collegato alla giungla formativa in cui versa l’area della nutrizione italiana come dice l’Andid, ma dipende da un fattore puramente economico. Per ogni dollaro speso in ricerca scientifica e in corretta informazione nutrizionale, ce ne sono almeno mille investiti in pubblicità e spot, destinati a promuovere prodotti alimentari poco salubri e stili di vita non proprio sostenibili. Si tratta di grossi interessi economici che ruotano attorno a mondo alimentare, poco, o per niente, collegati all’obiettivo di salvaguardare la salute delle persone.

 

Soltanto la collaborazione fra le diverse figure professionali che lavorano quotidianamente nel campo della nutrizione può contribuire ad arginare l’enorme quantità di informazioni sbagliate che circolano nel mondo dei media e negli spot. Quello che si può fare insieme è puntare sulla prevenzione, divulgando i risultati delle ricerche scientifiche che medici, dietologi, dietisti, biologi, biochimici e nutrizionisti portano avanti, accantonando interessi specifici.

 

Enzo Spisni (Master in Alimentazione ed Educazione Alla Salute, Università di Bologna)

Foto: Photos.com

 

Articoli correlati:

La dieta Dukan vuole guarire l’obesità: le promesse sono molte, ma il metodo è sbilanciato e ha diverse controindicazioni serie

La dieta alcalina di Robert Young: un regime basato su assurde teorie, lo scrive Enzo Spisni docente dell’Università di Bologna che critica metodi e contenuti

0 0 voti
Vota
1 Commento
Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Andrea ghiselli
Andrea ghiselli
17 Aprile 2012 17:03

Mon sono d’accordo che i tecnici , dietisti o nutrizionisti, contrastino questa o quella dieta. Nel terzo millennio dovrebbe essere seriamente vietata dalla normativa la pratica di qualsiasi azione non presente in letteratura, dettagliatamente descritta, valutata e condivisa dalla letteratura scientifica, sia che si parli di trattamento dietetico, sia si tratti di protocollo chemioterapico, sia che si tratti di trattamento anticoagulante ecc ecc