Lo zucchero si può considerare una sostanza nociva perché è presente in modo massiccio nei prodotti alimentari e perché viene annoverata tra le concause di molti problemi di salute. Per questo, va incentivata la riduzione dei consumi anche con misure drastiche (tassazione diretta o riduzione della disponibilità di certi prodotti). Questa tesi sostenuta da alcuni studiosi dell’Università della California a San Francisco era apparsa tre settimane sulla rivista Nature. Com’era prevedibile non sono mancate le repliche.
Nature ha infatti appena pubblicato, nella rubrica delle lettere, quattro interventi che, con motivazioni differenti, puntano a ridurre le accuse contro lo zucchero. Ron Boswell, senatore del Queensland (Australia), una regione agricola in cui lo zucchero costituisce il raccolto principale, scrive per difendere gli interessi dei lavoratori dell’agricoltura e dell’industria: «Un tale sensazionalismo sullo zucchero può danneggiare le migliaia di persone che lavorano nel settore, in tutto il mondo». Il senatore riporta l’opinione di alcuni esperti di nutrizione australiani, oltre a dati di letteratura, secondo i quali lo zucchero da solo non può essere accusato dell’epidemia di obesità diffusa nel mondo.
Stessa posizione anche per Saleem H. Ali, professore di studi ambientali all’Università del Vermont: «Lustig e colleghi (gli autori dell’articolo, NdR) semplificano in maniera estrema la “verità tossica” sui carboidrati raffinati. Piuttosto che demonizzare lo zucchero per servire meglio la causa della salute pubblica, sarebbe stato meglio adottare raccomandazioni su una dieta bilanciata e sull’esercizio fisico». Per Ali, inoltre, gli autori trascurano altri fattori complessi rilevanti per il carico di malattie non trasmissibili (come sono l’obesità, il diabete, le patologie cardiovascolari): tra questi, il cambiamento nel tipo di attività fisica svolta e la diffusione di sostanze inquinanti e additivi che possono alterare l’attività metabolica.
Alcuni ricercatori del Clinical Nutrition Research Centre di Singapore si soffermano sulla condizione dei paesi in via di sviluppo, sottolineando come in Asia obesità e diabete siano probabilmente dovuti a un elevato consumo di cibi ricchi di amido (patate, riso, farina) più che al consumo di zucchero (che parrebbe ancora limitato). Studiosi del St Michael’s Hospital di Toronto, infine, puntano il dito contro l’attacco che Lustig e colleghi hanno condotto in particolare contro il fruttosio, ricordando che si tratta di una componente naturale della frutta e che il consumo di frutta è comunque benefico. Insomma: zucchero sì o zucchero no? La discussione è aperta.
Valentina Murelli
secondo questo articolo è una delle principali cause di tumore http://www.scienziatodelcibo.it/2012/02/16/quanto-zucchero-c-nel-tuo-cibo/
In questi ultimi anni sono usciti molti lavori, soprattutto articoli che hanno messo in relazione carboidrati e, in particolare, zuccheri semplici, con una serie di patologie del nostro tempo, in particolare obesità , malattie cardiache, malattie del metabolismo e del ricambio. Sicuramente le nuove linee guida sull’alimentazione vedranno calare sensibilmente le percentuali di carboidrati consigliate; nella moderna dietetica sportiva è gia accaduto. E’ assodato che il picco glicemico in conseguenza all’assunzione di zuccheri è deleterio per il nostro metabolismo, e questo aspetto è stato studiato anche dal punto di vista evolutivo, ovvero se esiste un solo ormone ipoglicemizzante (a fronte di diversi ormoni iperglicemizzanti) ci sarà pure una ragione. E ci sarà pure una ragione se non esistono zuccheri essenziali (a differenza di aminoacidi e grassi). Siamo in un periodo di transizione ove i sostenitori degli zuccheri stanno diminuendo e stanno aumentando coloro che hanno capito quanto possano essere pericolosi per la nostra salute e credo, sarà necessario un cambiamento culturale non indifferente. Se poi questo aspetto nuoce all’econimia è un altro discorso. Chi sceglierà di mangiare ciò che bene non fa per il pil?