Un milione di bambini stanno soffrendo malnutrizione acuta nella regione del Sahel. È la nuova emergenza alimentare, la quinta in dieci anni in quel territorio. La comunità internazionale e le Ong devono affrontarla con tempestività, per evitare che un evento naturale come la siccità si trasformi in tragedia umanitaria, a poche migliaia di chilometri da noi. Ilfattoalimentare.it riporta alcune notizie, nell’incomprensibile silenzio dei media nazionali.
Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania, Niger, Gambia e le regioni settentrionali di Camerun, Nigeria, Senegal: questo è il Sahel, Africa occidentale sub-Sahariana, a un paio di migliaia di chilometri dall’Italia. Una delle aree più povere del pianeta, ora nuovamente afflitta dalla siccità, per la terza volta negli ultimi sette anni.
La stagione delle piogge nel Sahel ha cadenza annuale, ma lo scorso anno le piogge sono state scarse e irregolari. A ciò si è aggiunta una diffusa infestazione di parassiti nei raccolti e l’impennata del costo del petrolio, per mettere fuori gioco l’agricoltura locale. Perduti i raccolti e decimato il bestiame, i prezzi alimentari sono volati alle stelle e 10 milioni di persone sono precipitate nella fame più nera.
Una crisi annunciata. La siccità è un fenomeno sempre più frequente, anche a causa del cambiamento climatico. Nel 2005 e nel 2010, la siccità fu avvertita soprattutto in Niger e in alcune zone del Ciad. Quest’anno invece, la crisi alimentare affligge l’intera regione, dal Ciad all’Oceano Atlantico.
Quali conseguenze? Nei momenti difficili le famiglie si trovano spesso costrette a vendere i terreni o il bestiame per poter acquistare cibo. Ma la perdita dei mezzi di sussistenza aumenta l’esposizione alla fame nelle stagioni a venire: quando non si ha più nulla da vendere e i risparmi sono terminati, emigrare è l’unica speranza.
La risposta della comunità internazionale. Il 15 febbraio si è tenuto a Roma un incontro dei vertici delle Agenzie delle Nazioni Unite con i rappresentanti di vari Governi, dell’Unione Africana e della Economic Community Of West African States, per discutere una strategia comune d’intervento.
Il direttore generale della FAO José Graziano da Silva è stato chiaro: “dobbiamo agire in breve tempo, due-tre mesi al massimo”. Non si deve ripetere l’errore commesso nel 2011 in Corno d’Africa (vedi articolo), ove i ritardi e l’insufficienza degli aiuti hanno tamponato solo in parte la crisi in corso. Anche gli altri rappresentanti delle varie organizzazioni internazionali sembrano d’accordo: non possiamo prevenire la siccità ma dobbiamo prevenire la carestia. Fornire subito gli aiuti d’emergenza, ma anche gli strumenti affinché le popolazioni possano resistere meglio alle prossime avversità climatiche.
Cosa serve ora? “International funds”. Servono soldi, adesso, per sfamare i bisognosi. Le Nazioni Unite stimano siano necessari 725 milioni di dollari, nel 2012, per Sahel. Sino ad oggi é stato il raccolto il 20% di quanto necessario.
In paesi come il Niger, dove i mercati alimentari sono abbastanza stabili, il World Food Program consegna alle famiglie – in contanti e voucher – il 20% delle somme raccolte, per consentire loro l’approvvigionamento diretto sui mercati locali. È uno strumento innovativo di assistenza alimentare che anche aiuta le economie locali.
E per il futuro? Il Sahel è una regione arida soggetta a frequenti siccità, per cui bisogna aiutare la popolazione a raccogliere l’acqua piovana in bacini per l’irrigazione, a coltivare prodotti resistenti alla siccità e realizzare granai comuni.
Ma noi, cosa possiamo fare? Anzitutto parlare della crisi del Sahel, divulgare questa notizia che raccoglie scarsa attenzione da parte dei media. Promuovere la raccolta di fondi a ogni livello di aggregazione sociale e appellarci ai nostri rappresentanti politici. Bisogna darsi da fare, prima che si consumi all’ennesima tragedia umanitaria.
Per maggiori informazioni:
* Video: link
* http://www.oxfamitalia.org/dal-mondo/la-nostra-risposta-alla-crisi-alimentare-nel-sahel
* http://documents.wfp.org/stellent/groups/public/documents/communications/wfp244902.pdf
* http://www.guardian.co.uk/global-development/2012/feb/15/wfp-action-prevent-sahel-famine?CMP=twt_fd
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Avvocato, giornalista. Twitter: @ItalyFoodTrade