Chopped Chocolate Bar on wooden background closeup. Broken dark chocolate bar on wood table

La produzione di cacao in Costa d’Avorio e Ghana è responsabile della perdita di estese aree forestali e sta mettendo in pericolo gli habitat di scimpanzé ed elefanti. In diversi parchi nazionali e in altre aree protette, il 90% o più del territorio è stato convertito alla coltivazione del cacao. Meno del 4% della Costa d’Avorio rimane densamente foresta e l’approccio laissez-faire delle aziende del cioccolato ha portato a una vasta deforestazione anche in Ghana. In Costa d’Avorio, la deforestazione ha spinto gli scimpanzé a rifugiarsi in poche piccole aree e ha ridotto la popolazione degli elefanti da diverse centinaia di migliaia a circa 200-400.

Lo denuncia un dossier dell’ong statunitense Mighty Earth, intitolato Dark Chocolate’s Secret, secondo cui una grande quantità del cacao utilizzato nel cioccolato prodotto da Mars, Hershey’s, Nestlé, Mondelez, Lindt, Ferrero e altre compagnie, è stata coltivata illegalmente nei parchi nazionali e in altri aree protette in Costa d’Avorio e Ghana, che sono i due maggiori produttori mondiali di cacao. Mighty Earth chiede alle aziende del cioccolato di “intervenire immediatamente, per porre fine alla deforestazione una volta per tutte e rimediare ai danni passati”.

cioccolato
Il laissez-faire delle aziende del cioccolato ha portato a una vasta deforestazione

Anche perché i danni rischiano di allargarsi. Infatti, con le foreste dell’Africa occidentale che si avviano all’esaurimento, l’industria del cioccolato ha cominciato a portare il suo modello in altre regioni caratterizzate da foreste pluviali, come l’Amazzonia peruviana, il bacino del fiume Congo nell’Africa centrale e l’Asia sud-orientale.

Il dossier afferma che in media i coltivatori di cacao in Costa d’Avorio e Ghana sono pagati l’equivalente di meno di 80 centesimi di dollaro al giorno e spesso lavorano in condizioni pericolose per molte ore. Il lavoro minorile è ancora prevalente in tutto il settore, nonostante le promesse di molte società del cioccolato di eliminare questa pratica.

Ora l’appuntamento è a Bonn, dove all’inizio di novembre si terrà la 23° Conferenza Onu sul clima, in cui le aziende della filiera del cioccolato si sono impegnate a presentare un piano contro la deforestazione.

© Riproduzione riservata

sostieni

Le donazioni si possono fare:

* Con Carta di credito (attraverso PayPal). Clicca qui

* Con bonifico bancario: IBAN: IT 77 Q 02008 01622 000110003264

 indicando come causale: sostieni Ilfattoalimentare 2017. Clicca qui

0 0 voti
Vota
4 Commenti
Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Paoblog
21 Settembre 2017 12:00

Per “coerenza ambientale” l’unico modo di mangiare un pò di cioccolato è quello di comprare quello che arriva dalle produzioni etiche; si può fare e se lo facessimo tutti, le cose potrebbero anche cambiare, saremmo ancora in tempo.

Però non vorremo mica che il consumatore medio cambi le sue abitudini?

Magari pagando un pò di più e consumando una tavoletta in meno?

Meglio, molto meglio, indignarsi davanti alla Tv quando fanno vedere le immagini delle foreste distrutte e dell’ecosistema compromesso, “invitando i politici a fare qualcosa.”

Tiziana Moiola
Tiziana Moiola
Reply to  Paoblog
28 Settembre 2017 15:22

purtroppo è così…questo è l’italiano medio, non rinuncia nemmeno a un grammo della sua comodità; sono anni che consumo prodotti etici o (veramente) sostenibili, compatibilmente con le mie risorse economiche, ma far passare in generale un simile messaggio è molto difficile

Andrea Ricci
Andrea Ricci
29 Settembre 2017 09:59

Non lo sapevo, anche se avrei dovuto immaginarlo. Da oggi non comprerò più cioccolato che non provenga da filiera controllata. Grazie

PATRIZIA
1 Ottobre 2017 11:53

NON CI SOTTOVALUTIAMO,NOI CONSUMATORI ABBIAMO UNA GRANDE ARMA IL BOICOTTAGGIO,
VI RICORDATE ANNI Fà LA CAMPAGNA MONDIALE SULLA contro una nota azienda sportiva? HA DOVUTO TOGLIERE I MINORI DALLA PRODUZIONE,
E ORA MOLTISSIME AZIENDE HANNO TOLTO L’OLIO DI PALMA DAI PRODOTTI.
INIZIAMO QUEST’ALTRA BATTAGLIA.