Nelle ultime settimane in rete e sui giornali rimbalzano notizie sull’olio di palma che cercano di ingentilire l’immagine di una materia prima considerata dai nutrizionisti di mediocre qualità (forse anche per questo non ha mai trovato spazio sugli scaffali dei supermercati ed è sempre stato abilmente nascosto dall’elenco degli ingredienti). Non bisogna quindi meravigliarsi se decine di milioni di cittadini fino a due anni fa non conoscevano il palma, anche se era il grasso presente in migliaia di prodotti, e non sapevano che era l’olio più utilizzato in Italia dopo quello di oliva. Le cose sono cambiate in seguito alla campagna promossa nel novembre 2014 da Il Fatto Alimentare e Great Italian Food Trade, contro l’invasione di un olio tropicale estraneo alla nostra cultura alimentare.
La nostra campagna ha funzionato e oggi al supermercato si trovano sempre più prodotti da forno che usano olio di girasole, di oliva e altre materie grasse. La stessa Mulino Bianco (che fino al 2015 era schierata a favore dell’olio di palma presente nel 90% dei suoi prodotti) ha cambiato idea e ora propone in tutto l’assortimento olio di girasole, di oliva e altri. La stessa cosa si registra nei supermercati Coop dove, in virtù del principio di precauzione, è stato sostituito il palma con oli monosemi, olio di oliva o burro in oltre 200 prodotti a marchio, con una spesa di oltre 10 milioni di euro. In questo modo Coop ha diminuito la percentuale di grassi saturi e ha abbassato i contaminanti presenti in abbondanza nell’olio tropicale. La decisione di abbandonare il palma è ormai condivisa da buona parte delle industrie italiane e dalle catene di supermercati come: Esselunga, Auchan e Carrefour e si sta diffondendo anche in Spagna e in Francia.
A dispetto di queste evidenze, in rete e sui giornali con una certa enfasi si riporta la notizia della vittoria di Ferrero contro la pubblicità scorretta della concorrente francese Delhaize , che lanciava accuse gratuite contro il palma. La sentenza a favore della società di Alba, è stata l’occasione per molti giornali l’occasione per provare a sdoganare un olio che che continua a sottrarre illegalmente suolo alla foreste situate in Indonesia e Malesia. La criticità del palma da un punto di vista ambientale e nutrizionale non può certo cambiare per una sentenza decisa da un tribunale che si occupa di concorrenza. I documenti che contano sono quelli dell’Istituto superiore di sanità italiana, quando denuncia l’eccesso di assunzione per adulti e bambini, il dossier dell’Efsa sull’elevata quantità di composti tossici e anche un pizzico di buon senso. Per quale motivo importare un grasso alimentare mediocre, trasportato in navi cisterna per oltre 10 mila chilometri, quando è possibile produrre gli stessi alimenti con oli di miglior qualità, salvaguardando l’ambiente e le foreste dove vivono gli oranghi? Purtroppo le navi cisterna continueranno ad arrivare, anche se in numero minore, perché il palma e quasi scomparso dal cibo, ma resta la componente principale del gasolio e benzina verde.
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Roberto La Pira e Dario Dongo
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Gran parte dei prodotti delle palme da olio (a memoria, direi il 70%) finiscono in prodotti cosmetici, altro che alimentazione…
Quindi anche se non ce lo mangiamo più, l’olio di palma con la sua dose di deforestazione qui è e qui rimane.
Grazie, quello che lei dice è scritto nell’ultima parte dell’articolo
Vero, allora anche in questo campo non rimane che a donne e uomini che fanno uso di cosmetici,richiedere o scegliere prodotti che non li contengano e l’industria seguirà a ruota. Come sempre tutto dipende anche dall’impegno di ognuno di noi
Sono disponibili dati numerici su che quantità di olio di palma viene usata nella produzione di benzina verde o nel bio-diesel? E’ una quantità maginale rispetto alla base di petrolio o è invece una percentuale significativa del prodotto finale venduto alla pompa? In altre parole per il consumatore sarà possibile scegliere il prodotto e la marca in base “agli ingredienti” come per i prodotti aliimentari?
Sembrerebbe che l’unione Europea obbliga, ma però non sono riuscito a trovare nulla in rete, gli impianti di raffinazione europei ad inserire dal 2016 almeno il 7 % di bio-combustibile nel diesel,
Ma alcuni marchi, ad esempio ENI , ne aggiungono il 15 % e lo fanno pagare al prezzo del Blue Diesel!!
Leggevo che il prezzo del burro sarebbe raddoppiato proprio per il minor consumo di olio di palma. Fake news o effetto butterfly ?
L’ olio di palma è ancora presente nei latti umanizzati e in molti biscotti per svezzamento
Nei prodotti secchi il palma è stato sostituito da quasi tutti produttori con oli e grassi diversi dal palma, senza particolari problemi né aumento di prezzi di vendita.
Nelle creme di nocciole, se si usano le nocciole che contengono molti grassi, l’aggiunta di un grasso estraneo diventa secondario e non indispensabile, come fanno i produttori di vere creme di nocciole.
Negli alimenti per bambini ci sono maggiori responsabilità e precauzioni che i produttori devono attenersi e seguire senza rincorrere il fattore costi, visto il prezzo al consumo di questi alimenti.
Nei cosmetici e nei bio carburanti, il problema è ecologico ed ambientale e va affrontato con altri parametri comuni a tutti i prodotti sostenibili ed impattanti nell’ambiente, scegliendo quelli totalmente meno invasivi in assoluto e non solamente nelle coltivazioni.
Mulino bianco però al posto del palma ha messo l’olio di cocco che non è molto diverso