Dopo la valutazione scientifica dell’Efsa riportata da Il fatto alimentare, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, anche l’Agenzia britannica Food Standards Agency ha affermato che carni e latte derivati da bovini clonati e dalle loro progenie sono “ipoteticamente” sicuri. A pronunciarsi il 26 novembre è stato il Comitato consultivo sui nuovi alimenti e processi della Fsa, in relazione a quella che è stata citata come una “ipotetica istanza” di approvazione di latte e carni cosi realizzati.
Si tratta di un importante segnale di apertura verso le nuove tecnologie di riproduzione degli animali, che segue l’acceso dibattito avviato ad agosto quando si diffusero voci della presenza di carni dalle progenie di cloni sul mercato inglese.
La Gran Bretagna pare così rispondere alla Commissione europea che proprio un mese fa aveva proposto di “surgelare” per 5 anni ogni normativa, procedura di autorizzazione e proposta inerenti la commercializzazione di cibi da animali clonati.
Il messaggio dell’Autorità inglese sembra chiaro: ogni normativa Ue in materia alimentare – secondo i principi cristallizzati nel c.d. “General Food Law” (reg. CE n. 178/02) – deve essere basata sulla concreta analisi del rischio (per la salute dei consumatori, il benessere animali, l’ambiente). Si prenda a esempio la disciplina degli additivi e aromi alimentari: ciascuno di essi è autorizzato in Europa a seguito di un’apposita valutazione della loro sicurezza.
Ebbene, «nel caso di carni e latte realizzati a partire da animali clonati e dalla loro progenie – dichiara Andrew Wadge, responsabile scientifico dello Advisory Committee on Novel Foods and Processes presso la Food Standards Agency – il Comitato ha confermato che questi alimenti non presentano sostanziali differenze rispetto ai corrispondenti prodotti convenzionali, e perciò non costituiscono alcun rischio per la sicurezza alimentare». C’é di più: qualsivoglia potenziale differenza tra animali convenzionali e gli eredi di animali clonati, secondo il Comitato, tende a scomparire a partire dalla seconda generazione.
L’unico aspetto da approfondire riguarda la composizione degli alimenti in esame, poiché i dati disponibili sono relativamente limitati e ne serviranno altri per meglio comprendere come le diverse modalità di allevamento e riproduzione influiscano sulle caratteristiche dei prodotti finali.
Infine, il Comitato ha evidenziato che i consumatori potrebbero desiderare un’informazione specifica sulle etichette dei prodotti derivati da animali clonati e loro progenie.
L’Europa potrebbe allora superare ogni pregiudizio e ammettere la commercializzazione di alimenti originati da animali clonati e loro eredi, una volta dimostrata la loro sicurezza, magari dandone nota in etichetta?
È un futuro possibile, contro il quale la prima levata di scudi proviene dal fronte del bio: per la Soil Association la clonazione deve essere vietata, punto e basta. Le rassicurazioni offerte sulla sicurezza degli alimenti non bastano, poiché mancano idonei studi circa l’impatto sulla salute umana nel lungo termine. Da ciò il “dubbio trans-generazionale” dell’Associazione: non siamo ancora in grado di valutare se con questa tecnologia si possa indebolire la genetica nella filiera alimentare.
D’altra parte – secondo altri – le prime conferme sulla sicurezza dei cibi giustificano la prosecuzione di una ricerca in assenza della quale non sarà mai possibile eseguire le valutazioni richieste dagli ambientalisti.
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Avvocato, giornalista. Twitter: @ItalyFoodTrade