La deforestazione legata alla coltivazione delle palme da olio contribuisce in modo significativo alla minaccia di estinzione dell’orango del Borneo (Pongo pygmaeus). L’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn) ha inserito ufficialmente l’orango dell’isola indonesiana nella lista delle specie “in pericolo di estinzione”, dopo che il numero di animali è crollato di circa due terzi a partire dagli anni Settanta. Le previsioni stimano una progressiva diminuzione sino a 47 mila esemplari nel 2025. Si tratta di una cifra che indica un calo dell’86% della popolazione. L’altra specie di orango ancora vivente allo stato selvatico si trova nell’isola indonesiana di Sumatra ed è classificato dallo Iucn a rischio di estinzione sin dal 2008. Secondo il Wwf, in natura restano poco più di seimila esemplari dell’orango di Sumatra. Entrambe le specie di oranghi sono ufficialmente protette ma la maggior parte del loro habitat non è tutelato.
In un documento di esperti preparato per il Congresso mondiale dello Iucn sulla conservazione della natura, tenutosi alle Hawaii nei primi dieci giorni di settembre, sono state fornite indicazioni per mitigare l’impatto sulla biodiversità dovuta all’espansione delle coltivazioni di palma da olio. Una delle richieste rivolta agli Stati, alle agenzie governative e ai privati è che si faccia una pianificazione dei territori da utilizzare per la palma da olio, evitando le foreste intatte, le aree fondamentali per la biodiversità, le foreste ad alto contenuto di carbonio, le torbiere, i siti Patrimonio dell’Umanità e le aree dei popoli indigeni e delle comunità locali. Solo così si potrà assicurare la conservazione della biodiversità, il mantenimento dell’integrità ecologica, la protezione dei livelli di vita degli animali ed evitare conflitti.