Mentre si discute su chi dovrebbe gestire il servizio idrico in Italia (privatizzazione sì o no?), le quattro aziende pubbliche del servizio idrico milanese CAP Holding, Ianomi, Tam e Tasm hanno presentato il progetto comune “Casa dell’Acqua”. Si tratta del primo sito internet dedicato alle Case dell’Acqua, con un censimento delle strutture oggi esistenti in Italia e un magazine online per aggiornare gli utenti sulle novità del settore.
Le Case dell’Acqua sono nate per promuovere il servizio fornito dagli acquedotti pubblici. La particolarità sta nel fatto che l’acqua distribuita è refrigerata e può essere naturale o frizzante, secondo i gusti, e nella maggior parte dei comuni il servizio è gratuito. Attualmente ci sono circa 200 impianti attivi in tutte le regioni e altri 50 sono prossimi all’apertura. La diffusione è soprattutto al Nord, in particolare in Lombardia e nel Piemonte, ma il fenomeno si va estendendo anche nel Centro e nel Sud.
Le campagne di comunicazione avviate da alcuni marchi della grande distribuzione e dai produttori di acque in bottiglia in questi giorni, hanno riaperto le polemiche sulla qualità dell’acqua di rete. Il successo delle Case dell’Acqua è una risposta. Basti pensare ai numeri da record dell’impianto di Sesto San Giovanni: 6.800 litri al giorno erogati in alcune date di luglio, e una media annuale di 4.000 litri al giorno.
«È ancora troppo diffusa in Italia l’errata convinzione che l’acqua di rete sia di serie B: non è così» sottolinea Alessandro Ramazzotti, presidente di CAP Holding. «Ci tengo a sottolineare che le analisi qualitative fatte da noi sono molto più frequenti rispetto a quelle previste per l’acqua in bottiglia». Non solo: per il presidente di Tam, Giuseppe Viola «Se pensiamo che meno del 20% delle bottiglie d’acqua vendute in Italia viaggia su rotaia, è facile intuire la densità dei Tir in circolazione sulle strade. L’acqua dell’acquedotto è invece un ecopass naturale, che non costa nulla».
Sul sito web www.casadellacqua.com è possibile consultare la mappa di tutti i punti di distribuzione con informazioni su ubicazione, orari, modalità d’accesso e quantità d’acqua distribuita dalle moderne eredi delle antiche fontanelle. Si potranno scoprire le simpatiche tipologie architettoniche adottate nei vari comuni, le peculiarità di ciascuna struttura, analizzare i vantaggi connessi all’utilizzo dell’acqua del rubinetto. Sarà inoltre possibile sfogliare e scaricare mensilmente, un giornale on line, Casa dell’acqua Magazine, anticipato nella newsletter.
L’acqua del rubinetto guadagna terreno
Meno plastica prodotta e da smaltire, meno tir per strada per trasportare bottiglie, meno danni all’ambiente in termini di emissioni di CO2 e. Più soldi nel portafogli. Si spiega così il fatto che, negli ultimi 4 anni, 7 milioni di italiani hanno scelto di tornare a bere acqua del rubinetto, secondo una indagine di Cra Nielsen per Aqua Italia (Associazione costruttori impianti e componenti per il trattamento delle acque primarie civili e industriali di Anima/Confindustria).
Ma la strada è lunga: ancora un italiano su tre non si fida dell’acqua del rubinetto (dati Istat – Annuario degli indicatori ambientali 2007). Così, acquistiamo 12,5 miliardi di litri acqua in bottiglia (195 lt a testa, ci battono gli abitanti di Emirati Arabi con 260 lt e Messico con 205) all’anno (dati Rapporto Beverfood; 2009-2010). E ciò nonostante la comodità dell’acqua di casa, il fatto che sia controllata spesso e il risparmio notevole: in media l’acqua del rubinetto costa 0,5 millesimi di euro al litro, quella minerale circa 1.000 volte di più (stime Eurispes, Rapporto Italia 2008).
Dal punto di vista ambientale, 12,5 miliardi di litri di acqua in bottiglia hanno comportato l’uso di circa 365 mila tonnellate di Pet, un consumo di 693 mila tonnellate di petrolio e l’emissione di 950 mila tonnellate di CO2 in atmosfera. Solo il 35% degli imballaggi in plastica sono raccolti in modo differenziato e avviati al riciclaggio: il restante 65 % finisce in discarica o al recupero energetico. C’è di più il 18% delle bottiglie di acqua minerale viaggia su ferrovia, il restante 82% viaggia su Tir con conseguente consumo di gasolio e produzione di CO e polveri sottili.
In materia di controlli delle acque, esistono precise normative (due decreti legislativi, 31 del 2001 e 27 del 2002), controlli sia interni (del gestore del servizio idrico) sia esterni (delle Asl). Sono ben 62 sono i parametri di qualità (chimico-fisici e batteriologici) che devono essere rispettati. Vi sono poi analisi di routine e di verifica e le Asl possono prevedere maggiori frequenze di controllo in base alle dimensioni dell’acquedotto, alla vulnerabilità delle fonti, al numero degli impianti… . Per le acque minerali, in base al decreto del 29 dicembre 2003, è previsto che i soggetti titolari di concessione debbano svolgere analisi delle acque una volta all’anno, anche se le fonti in genere ne fanno molti di più.
I vantaggi delle Case dell’Acqua
* Ogni Casa dell’Acqua eroga in media 2500 litri al giorno che corrispondono a circa 1700 bottiglie di plastica da 1,5 litri.
* In un anno, quindi, prelevando l’acqua dalle Case dell’acqua non si utilizzano circa 620 mila bottiglie.
* In numero di mezzi pesanti circolanti per il trasporto delle confezioni, significa 65 tir in meno su strade e autostrade.
* Approvvigionandosi a una Casa dell’Acqua, ogni anno, si evita di produrre (e smaltire) 20 tonnellate di Pet e, di conseguenza, si risparmiano 35 tonnellate di petrolio e 300 metri cubi di acqua.
* Non abbiamo immesso in atmosfera: 30 tonnellate di anidride carbonica (CO2), 350 chilogrammi di monossido di Carbonio (CO).
* Le Case dell’Acqua in questi anni sono diventate anche un punto d’informazione ed aggregazione, luogo di socializzazione, di scambio di informazioni e promozione della cultura del risparmio idrico. Qui vengono organizzati momenti d’incontro, promossi appuntamenti ed eventi a tema.
Mariateresa Truncellito
Foto: Tutela Ambientale Sud Milanese – TASM spa; photos.com
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