È di questi giorni la notizia avanzata alla Commissione Europea di valutare se autorizzare la vendita a prezzi stracciati di prodotti non deperibili, anche dopo il termine minimo di conservazione indicato sull’etichetta.
Stiamo parlando di prodotti come: pasta, riso, salsa di pomodoro, marmellata, maionese, sottaceti… che riportano sull’etichetta il termine minimo di conservazione. Questo intervallo (variabile da 3-6 mesi sino a oltre 2 anni) viene stabilito da ogni azienda in relazione alla qualità delle materie prime, alla merceologia, al trattamento industriale e al sistema di confezionamento.
In questo determinato periodo il produttore si impegna a garantire il mantenimento delle caratteristiche nutrizionali e organolettiche.
Va detto che non siamo di fronte a una data di scadenza come pensa la maggior parte delle persone, ma a un’indicazione. Questo significa dire che nel periodo successivo gli alimenti sono ancora commestibili, ma registrano in modo progressivo un lento decadimento nutrizionale e organolettico.
La data ha quindi un valore orientativo e il consumo posticipato di qualche settimana o qualche mese non determina problemi per la salute, anche se vale la pena valutare con attenzione i singoli casi.
I succhi di frutta hanno un intervallo variabile da 6 a 12 mesi, da molti considerata troppo generosa. Conviene consumarli prima visto che dopo 6 mesi le bevande perdono sapore. La stessa cosa vale per l’olio extravergine di oliva e il caffè macinato, di solito l’intervallo è di 12-24 mesi, ma dopo un anno il cibo perde parte dell’aroma, che per questi alimenti ha un’importanza rilevante.
I pomodori pelati e la salsa di pomodoro, il tonno sott’olio, cetrioli, cipolle e conserve vegetali sottaceto, e altri cibi in scatola, sono alimenti sterilizzati e possono tranquillamente essere consumati 3-4 mesi dopo la data sulla confezione.
Conserve sottaceto (2-3 anni) non ci sono problemi anche se vengono portate a tavola 1-2 mesi dopo.
Conserve pomodoro ( 12-20 mesi) non ci sono problemi anche se vengono portate a tavola 1-2 mesi dopo.
Per i vegetali sott’olio come carciofini, funghi… (18-24 mesi). Bisogna invece stare molto attenti quando si consumano conserve vegetali “preparate in casa” per la questione del botulino che rappresenta sempre un serio problema.
Anche per i biscotti, cracker (6 -8 mesi) qualche settimana di ritardo non comporta problemi, al massimo saranno meno croccanti.
Panettone, pandoro e colomba (4-5 mesi) se vengono consumati con un ritardo di 1-2 settimane possono essere meno morbidi e fragranti, ma non ci sono altri problemi.
La pasta secca e il riso hanno una scadenza variabile da (24-30 mesi), ma non ci sono problemi se vengono cucinati qualche mese dopo.
Pesce e piatti pronti surgelati non creano problemi anche se consumati 1-2 mesi dopo la data visto che vengono sottoposti a cottura. Al massimo si registra una perdita di sapore.
Quando si tratta di gamberetti surgelati crudi e destinati ad essere mangiati crudi ad esempio in un cocktail con salsa rosa, conviene rispettare il termine minimo di conservazione (il rischio è un’eventuale crescita indesiderata di Listeria) oppure mangiarli cotti, in tal caso non ci sono problemi di ritardo. In ogni caso lo scongelamento deve essere fatto in frigorifero e non a temperatura ambiente.
Alimenti con termine minimo di conservazione (**)Sulla confezione compare la dicitura “Da consumarsi preferibilmente entro…” | ||||
Prodotto | Durata | Consumo consigliato se i prodotti sono conservati in modo corretto lungo la filiera | Perdita di caratteristiche organolettiche se il consumo avviene nelle settimane successive | Rischio microbiologico se consumate dopo la scadenza |
Succhi di frutta | 6-12 anno | perde sapore, non superare 6 mesi | elevato | irrilevante |
Caffè macinato | 12 – 24 mesi | perde aroma e sapore max 1 anno | elevato | irrilevante |
Olio extra-vergine | 12-18 mesi | perde aroma e sapore max 1 anno | rilevato | irrilevante |
Conserve sottaceto e salsa pomodoro | 2-3 anni | nessun problema 1-2 mesi dopo | irrilevante | irrilevante |
Tonno sott’olio | 3-4 anni | nessun problema 1-2 mesi dopo | irrilevante | irrilevante |
Carciofini, funghi… sott’olio | 18-24 mesi | rispettare scadenza | ||
Biscotti, cracker | 6-8 mesi | nessun problema 1 mese dopo | poco rilevante | irrilevante |
Panettone, pandoro e colomba | 4-5 mesi | nessun problema 1-2 settimane dopo | poco rilevante | irrilevante |
Pasta, riso | 24-30 mesi | nessun problema 1-2 mesi dopo | irrilevante | irrilevante |
Pesce surgelato | 12 -18 mesi | nessun problema anche 1-2 mesi dopo ma non va mangiato crudo | poco rilevante | irrilevante se consumati cotti |
(**) Indicazioni valide per prodotti confezionati non aperti e conservati correttamente in ambiente asciutto e non esposti al sole
Cosa fare dopo l’apertura
Quando si apre la scatola di pelati, di tonno, il succo di frutta e sulla confezione compaiono scritte del tipo “dopo l’apertura consumare entro… giorni” oppure “dopo l’apertura conservare in frigorifero” conviene seguire l’indicazione, perchè il decadimento organolettico così come l’incremento della carica microbica può essere molto rapido.
Un discorso a parte merita la presenza di muffe nel vasetto di marmellata aperto o nella bottiglia di passata aperta conservata in frigorifero.
La regola dice di buttare via tutto, anche se lo strato di muffa è solo superficiale, perché tracce di muffa possono nascondersi in profondità e non sono visibili ad occhio nudo.
Un’ultima nota: i prodotti scongelati tenuti in frigorifero vanno cucinati entro 24 ore, mentre il pane fresco si conserva per settimane ma va messo in freezer subito dopo l’acquisto, quando è ancora croccante, solo così nella fase di rinvenimento mantiene una buona fragranza.
Roberto La Pira
Foto: Photos.com
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Giornalista scientifica
buon giorno
si deve sottolineare che tranne che per pochi alimenti, dove il legislatore impone date di scadenza, la TMC (termine minimo di conservazione) dei prodotti è determinata dal produttore.
io sono un auditor di imprese alimentari e molto raramente trovo in tali organizzazioni studi di validazione della shelf life dei loro prodotti, men che meno analisi sugli stessi eseguite alla fine della loro vita
Per i vegetali sott’olio…"le spore anaerobiche potrebbero essere ancora attive" –
Non è proprio così, l’industria alimentare opera una scottatura acidificante su questi prodotti, per evitare la crescita di patogeni sporigeni, con un pH barriera di 4,5, quindi tali prodotti non sono a rischio igienico-sanitario – Nel caso di sporigeni alterativi termofili, invece, sempre nel caso che soppravvivano al trattamento di pastorizzazione, non aspettano sicuramente il TMC imposto dal produttore per svilupparsi