In Europa negli ultimi cinque anni i casi delle due principali malattie a trasmissione alimentare (da Campylobacter e da Salmonella) sono rimasti stabili. Il dato, insieme a moltissimi altri, è contenuto nella relazione stilata dall’Efsa insieme all’European center for disease prevention and control (Ecdc) sull’andamento delle infezioni nel periodo compreso tra il 2015 e il 2019. Il documento, di quasi 300 pagine, contiene i valori riscontrati in 36 Paesi, 28 dei quali membri dell’Unione Europea, e mette in luce una situazione abbastanza positiva.
Per quanto riguarda la campilobatteriosi, dal 2005 la malattia di origine alimentare più diffusa in Europa, nel 2019 ha colpito oltre 220 mila persone, mentre la salmonellosi, che è al secondo posto per incidenza, 88 mila. La Salmonella è stata scoperta nello 0,3% di oltre 66.100 campioni di alimenti confezionati e già pronti per il consumo, quindi che non necessitano di cottura, e nell’1,5% di oltre 191 mila campioni di alimenti da cuocere. La diffusione della Salmonella è quindi ancora notevole, ma la buona notizia è che, nel 2019, 18 dei 26 stati che comunicano i dati sui programmi di controllo nelle popolazioni di pollame (considerata la fonte principale di focolai), sono riusciti a ridurre l’incidenza delle infezioni, contro i 14 che avevano centrato lo stesso obiettivo nel 2018.
La prevalenza di questa genere di batteri è rimasta stabile dal 2015 per galline da riproduzione, galline ovaiole, polli da carne e tacchini da ingrasso, con oscillazioni per i tacchini da riproduzione. Va anche detto che, per quanto riguarda le carcasse di suini, così come per il pollame, ci sono stati più spesso riscontri positivi quando i test sono stati fatti nell’ambito di programmi pubblici di monitoraggio, rispetto a quando sono stati portati avanti dai produttori.
Dopo Campylobacter e Salmonella, le altre malattie più segnalate sono state le infezioni da Escherichia coli produttore di tossine shiga o STEC, in peggioramento nel periodo considerato, quella da Yersinia (stabili) e quelle da Listeria.
A proposito di Listeria, dopo molti anni di crescita costante, nell’intervallo di tempo analizzato si è registrata finalmente una stabilizzazione. Nel 2019 ci sono stati oltre 2.200 casi, in gran parte in persone con più di 64 anni di età. La Listeria, a causa degli elevati tassi di ospedalizzazione (92%) e di mortalità (17,6%), è anche la più grave e per questo qualunque segno di diminuzione è accolto con grande soddisfazione.
Il rapporto ha poi monitorato l’andamento dei focolai tra persone, cioè i casi in cui almeno due persone hanno contratto la stessa infezione dopo aver mangiato lo stesso alimento. Anche in questo caso nel 2019 si è avuto un decremento del 12,3% rispetto al 2018, per un totale di oltre 5.100 casi. La Salmonella è stata la principale responsabile, causando 926 focolai. Tra i molti batteri di questo genere, S. enteritidis, una delle peggiori, ha causato un numero di focolai inferiore rispetto alle rilevazioni precedenti e si è rivelata stabile rispetto al 2017-2018. La maglia nera, per il pesce, spetta invece ai norovirus, che ha causato 145 focolai.
La relazione, infine, contiene dati riguardanti anche Mycobacterium bovis/caprae, Brucella, Trichinella, Echinococcus, Toxoplasma gondii, rabbia, febbre Q, virus della Valle del Nilo e tularemia. Si tratta di una fotografia molto dettagliata che riflette la crescente capacità dell’Europa di monitorare e cercare di contenere le tossinfezioni alimentari.
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Giornalista scientifica