“Non c’è nessun alimento che fa bene o fa male in assoluto e questo vale anche per l’olio di palma. Si tratta di un grasso saturo molto simile al burro e come il burro non fa male se non si esagera nel consumo. Demonizzarlo è sbagliato, non esiste una pericolosità dell’olio di palma in quanto tale”.
Inizia così un’intervista che Laura Rossi, nutrizionista del Crea (il Centro di ricerca per gli alimenti e la nutrizione ente pubblico che ha assorbito Inran) ha rilasciano all’agenzia di stampa ADN Kronos il 31 luglio 2015. Il testo (*) prosegue con dei passaggi non sempre corretti e molto ambigui, come quando si equipara il palma al burro, ignorando fattori importantissimi relativi alla diversa composizione evidenziati dall’Agenzia per la sicurezza alimentare francese e dal Consiglio Superiore della Sanità del Belgio. Le due agenzie distinguono i differenti acidi grassi saturi in relazione all’impatto sul metabolismo lipidico e sulla salute e correlano la quantità di acido palmitico (presente in misura pari al 40% nel palma e al 21% nel burro) all’incremento del colesterolo cattivo LDL.
C’è di più: il burro è anche ricco di acidi grassi saturi a corta e media catena e di acido stearico che le due agenzie ritengono non avere effetti negativi sull’organismo. Per questi motivi il burro, pur avendo la stessa quantità di acidi grassi saturi, ha un effetto decisamente meno invasivo. Se poi si fa il confronto con gli altri grassi vegetali come arachide, mais e soia utilizzati in sostituzione, il divario è ancora più ampio visto che la quantità di palmitico risulta drasticamente ridotta.
Laura Rossi non può limitarsi a dire che bisogna moderare i consumi di palma, quando nella stessa intervista ammette che il grasso tropicale si trova dappertutto e poi basta fare un giro al supermercato per capire che i prodotti palma free sono rarissimi. Dall’ex Inran ora Crea è doveroso aspettarsi una seria valutazione del rischio correlata ai consumi reali e basata su studi scientifici seri. La nutrizionista nell’intervista dimentica di precisare che i consumi di palma tra i giovani sono alle stelle. Secondo il Consiglio superiore della sanità del Belgio la quantità di olio di palma consumata nei paesi occidentali è triplicata negli ultimi 10 anni.
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
La Pira come al solito lei guarda solo un pezzo della verità. Il documento del Belgio dice esattamente quello che dici io sulla attenzione a tutti i grassi saturi. Sulla composizione di burro e palma uno 49% di saturi l’altro 51%. Le pare diverso? Certo se il conto lo fa solo con il palmitico l’errore voluto è marchiato. Il problema sono tutti i saturi non solo il palmitico.È se valuta il prodotto totalmente troverà nell’uno cose positive, ad esempio l’oleico che è contenuto nel palma, gli acidi grassi a catena corta del burro ma anche il colesterolo del burro che ovviamente lei ignora. Invece di fare crociate inutili forse una informazione meno ideologizzata sarebbe opportuna. Sui dati li ha pubblicati lei stesso nei giovani è di più ma siamo lontani dall’allarme tanto è vero che lei stesso dice di rivalutarlo. Poi forse anche la terminologia la userei meglio l’analisi del rischio si fa per i tossici per gli alimenti si fa analisi dei fabbisogni ed eventualmente si stabilisce un massimo livello di assunzione o un intervallo di riferimento.
Gentile Laura Rossi le risposte che mi aspetto sono altre. I pareri scientifici dei francesi e dei belgi sugli acidi grassi saturi sono stati elaborati pensando al burro oppure come scrivono nei dossier contro l’invasione dell’olio l’olio di palma. Il ruolo del Crea è quello di fornire linee di indirizzo e non di attaccare le nostre campagne accusandoci di demonizzare un prodotto che ha letteralmente sconvolto le ricette di quasi tutti i prodotti alimentari. Da voi mi aspetto questo e non articoli dove si tranquillizzano i consumatori senza una corretta valutazione dei consumi. Questo lo fanno già le lobby.
il colesterolo viene prodotto dal nostro organismo se manca o se si e stressati. Quindi un consumo di burro (ovviamente non eccessivo) non fa assolutamente male, anzi!
Non amo l’olio di palma, ma neanche le crociate. Laura Rossi, come è suo solito, manifesta competenza, equilibrio e buon senso. Non mi pare che abbia detto che il palma si possa usare senza problemi. Viceversa voi non dite mai che anche il burro fa male. Cordialità
La diversità tra burro e palma è abissale e solo un miope non la vede sia dal punto di vista organolettico sia come composizione anche se hanno la stessa percentuale di saturi. L’Agenzia per la sicurezza alimentare francese e il Consiglio Superiore della Sanità del Belgio distinguono i differenti acidi grassi saturi in relazione all’impatto sul metabolismo lipidico e sulla salute e correlano la quantità di acido palmitico all’incremento del colesterolo cattivo LDL. L’acido palmitico è presente in misura pari al 40% nel palma e al 21% nel burro. C’è di più: il burro è anche ricco di acidi grassi saturi a corta e media catena e di acido stearico che le due agenzie ritengono non avere effetti negativi sull’organismo. Per questi motivi il burro, pur avendo la stessa quantità di acidi grassi saturi, ha un effetto decisamente meno invasivo. Questo non vuol dire che si possa mangiare burro a volontà anzi. Ma il problema a livello generale non si pone molto perché il burro è utilizzato solo in una piccola quantità di prodotti alimentari mentre il palma è ovunque. Questo è il problema. La Rossi è fin troppo equilibrata perché tratta il burro e il palma come se il consumo fosse alla pari!!!
Caro Roberto, personalmente ritengo che questa crociata, ovvero verso un singolo componente alimentare, sia un po’ poco priva di senso. Come Laura Rossi ha ben sottolineato, sia burro che olio di palma hanno lati buoni e lati meno buoni. Ma il problema è più generale, e forse non sarebbe male spostare su quello il focus: il problema è che tutti, e non solo i giovani, consumiamo grandi quantità di prodotti confezionati (alcuni fatti meglio, altri peggio) che di grassi, in particolare saturi, ne contengono quantità invereconde. Non sarebbe male, sempre a mio giudizi, spostare lì il focus. Perché posto qui il mio commento, anziché come uno nuovo? Perché immediatamente qui sopra lei scrive “il problema a livello generale non si pone molto perché il burro è utilizzato solo in una piccola quantità di prodotti alimentari mentre il palma è ovunque”. Vero, senza dubbio. Ma vero anche che la principale spinta alle industrie a modificare la composizione dei loro prodotti usando olio di palma al posto di burro è venuta proprio dai movimenti di opinione, dunque gente + voi giornalisti, che avete cavalcato l’onda scientifica dei danni causati dal burro coi suoi grassi saturi e il suo colesterolo. Io non sono un tecnologo alimentare, dunque potrei sbagliare, ma mi risulta che buona parte di quelle caratteristiche che tanto i consumatori ricercano nei prodotti industriali derivino proprio dalla presenza dei grassi saturi, e siano caratteristiche non ottenibili con gli altri olii da lei citati. Ma le considerazioni da fare sarebbero tante, e in parte le ho fatte altrove; qui ne riassumo almeno una: l’ecosostenibilità. L’impatto ambientale della produzione di pari quantità di burro e di olio di palma è tutta a favore della palma, data l’elevatissima resa per ettaro, la ridottissima produzione di anidride carbonica e il ridotto consumo in acqua. Perché di questo non si tiene conto? Il fatto è che siamo tanti su questo pianeta, probabilmente già troppi, e che i più fortunati fanno consumi folli di quei prodotti che fanno lievitare i consumi (e conseguentemente la produzione) di grassi pericolosi. Senza dubbio sarebbe bello fare come un’altra commentatrice suggerisce, “i biscotti potevamo farceli in casa con il burro della cascina”, e – aggiungo io – farli solo quando di burro c’è eccedenza, ma che proporzione della popolazione mondiale pensa lei che sarà davvero disposta a seguire questa strada? Fate campagne aggressive in questo senso, e vi seguirò fino alla morte.
Ma il confronto non va fatto tra Palma e burro ma tra Palma e olio e di girasole, mais e altri oli vegetali come oliva che hanno una quantità di saturi decisamente minore . Basta guardare una tabella nutrizionale di biscotti preparati con Palma e con olio di girasole e mais per capirlo. Ci vuole poco. L’alternativa che proponiamo e che propongono le aziende che hanno scelto il Palma FREE e questa. Certo che molti hanno invece intesse a contrapporre il Palma e il burro che riguarda solo una piccola pRte dei prodotti. La stessa cosa si può dire per gli altri snack e merendine
Certo che accusare gli altri di giudizi senza valore scientifico e poi affermare che tra il burro e l’olio di palma c’è una differenza abissale è un po’ ridicolo.
A me sembrano due prodotti piuttosto simili con alcuni vantaggi per l’uno e per l’altro.
Tra l’altro i documenti francesi e belgi che lei cita spesso sostanzialmente confermano quello che dice Laura Rossi… Pieno sostegno a lei per un’informazione completa e senza estremismi.
Non è il palmitico il problema ma la somma del miristico laurico e palmitico e la presenza di colesterolo ad avere impatto sul metabolismo lipidico come ben dicono i documenti del Belgio e della Francia e come dicono i nostri LARNun ente di ricerca dice quello che dice la scienza non quello che fa piacere alle industrie o ai consumatori. Ma neanche quello che fa piacere ai giornalisti. La Pira la invito a un confronto pubblico in terreno neutro è forse così facciamo informazione altrimenti è ideologia.
Gentile Laura Rossi, il confronto pubblico l’ho proposto mesi fa ma non interessa a nessuno. Le aziende temono di essere penalizzate e non vogliono parlare di consumi e per questo hanno investito 55 mila euro per fare campagne mediatiche sui media a favore del palma, l’ex Inran non ha mai espresso un giudizio ufficiale (noi lo abbiamo chiesto già 10 mesi fa) e il Ministero della salute si disinteressa. Alla base di tutto c’è però un dato fondamentale da cui partire: i consumi di palma nel 2015 e il consumo di saturi. Senza questa stima i discorsi sono molto teorici.
Nel confronto tra le caratteristiche funzionali dell’olio di palma e quelle del burro, ci si dimentica degli acidi grassi saturi ramificati, presenti nel burro e, per quanto di mia conoscenza, assenti nell’olio di palma.
Studi recenti hanno dimostrato la funzione antitumorale degli acidi grassi saturi ramificati. Credo che quest’aspetto debba far riflettere, al di là delle ideologie e delle mode.
La questione dell’olio di palma in questo sito è ormai diventata una sterile battaglia ideologica. Caro La Pira tutti i ricercatori degni di questo nome sanno che non esiste un fondamento scientifico a questa sua campagna. La Dr.ssa Rossi ha cercato di spiegarLe come stanno le cose come cercai di fare anche io in passato. Purtoppo non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e ovviamente Lei è libero di scrivere ciò che crede. Sarebbe comunque opportuno che Lei evitasse almeno di distorcere il pensiero degli altri (come fece con la metanalisi della Dr.ssa Fattori) e ora con le raccomandazioni di altri paesi… ora è il turno del povero Belgio.
Per i lettori se vogliono spendere di più per prodotti “palma free” che hanno la stessa valenza nutrizionale di quelli con il palma va benissimo a patto che abbiano soldi extra da spendere. Non vorrei che qualcuno convinto da queste mode sciocche debba poi risparmiare sulla prevenzione vera per comprare biscotti biologici al burro… tutta salute!
Il nostro parere è condiviso da molti professionisti indipendenti che forse non vanno in televisione tutti i giorni che forse non sono consulenti delle aziende ma che conoscono bene la materia.il documento del Belgio forse lei lo ha letto in modo distratto. Lo abbiamo ripreso in un articolo e dice delle cose non proprio in linea con il suo pensiero. Per quanto riguarda il burro come abbiamo scritto più volte il Palma viene sostituito a livello industriale con mais, girasole, e altri oli vegetali compreso oliva . Pochi usano il burro e ancor meno l’extra vergine. Per cui il discorso di Laura Rossi tra palma e burro non è proprio di attualità. La nostra richiesta chiede di fermare l’invasione del Palma è già c’è chi lo fa con altri oli di semi.
Da profana in materia osservo solo che se è diventato impossibile trovare biscotti senza olio di palma la motivazione è da ricercarsi solo nella politica di prezzo che le aziende fanno. È ovvio che debbano poi convincerci che l’olio di palma non fa male. Io credo che la scienza in genere non debba scendere a compromessi con le lobbies del food. Tra l’altro, oltre all’aspetto nutrizionale, non trascuriamo quello ambientale. A mio figlio è bastato vedere un filmato sugli oranghi che muoiono per decidere che i biscotti potevamo farceli in casa con il burro della cascina!
La diatriba su cosa sia meglio tra burro ed olio di palma mi sembra alquanto insensata visto che entrambi sono grassi che per un motivo o per un altro sono da consumare con moderazione; il burro oltre che per la presenza di un’elevata percentuale di acidi grassi grassi saturi anche per la presenza di colesterolo, fattore che il Sign. La Pira, quando parla a favore del burro, sembra non considerare minimamente, e l’olio di palma per l’elevata percentuale di acido palmitico ! Oggi la “minaccia” sembra essere rappresentata dal fatto che il palma, a livello industriale, è molto più usato del burro, ma se fosse l’inverso comunque non sarebbe meglio ! Per questo motivo, azzardare raffronti tra due grassi comunque “poco salutari” se ingeriti costantemente in eccesso, parteggiando per l’uno piuttosto che per l’altro, mi pare che sia abbastanza inutile, almeno dal punto di vista nutrizionale ! E’ lampante quindi che il burro non può essere il sostituto del palma e nel contempo non si può “rivalutare” il palma confrontarlo con il burro !! Dr Daniele Giovanni Monaco (Tecnologo Alimentare)
Come abbiamo scritto più volte il Palma viene sostituito a livello industriale con mais, girasole, e altri oli vegetali compreso oliva . Pochi usano il burro e ancor meno l’extra vergine. Per cui il discorso di Laura Rossi tra palma e burro non è proprio di attualità. La nostra richiesta chiede di fermare l’invasione del Palma è già c’è chi lo fa con altri oli di semi.Poi dovendo scegliere è chiaro che tra un panettone o una torta con il burro o con il palma la scelta è solo una per la qualità e per l’ambiente
Ma domandiamoci perché se si usa l’olio di palma i prodotti costano meno….. Quasi mai la qualità va di pari passo con il risparmio!!
Nel dubbio la soluzione ottimale, semplice e redditizia per la nostra Salute e che io attuo da molti anni è: “non inserire nel nostro organismo tali grassi”. Buona salute a tutti.
La soluzione è mangiare MENO prodotti industriali e consumare più frutta e verdura per colazione e/o merenda.
Se al posto delle merendine, dei biscotti confezionati e in generale dei prodotti da forno che si vendono comunemente al supermercato si mangiano pane (del fornaio o fatto in casa) e dolci casalinghi realizzati con le modiche quantità di burro che si possono acquistare per uso domestico al supermercato il problema è ampiamente risolto.
Che qualsiasi grasso solido = saturo stia meno simpatico al nostro organismo del grasso liquido = insaturo, lo si sa da decenni. Vedi l’esempio dello strutto, che si usa meno (ma tra la piadina allo strutto e quella all’olio la differenza è abissale, e se si mangia ogni tanto nessuno si sogna di gridare allo scandalo su quanto male faccia lo strutto).
L’alimentazione sana parte prima dal mangiare più prodotti freschi e meno quelli lavorati a livello industriale.
Gli estremismi generano solo confusione.
Parole Sante
A tutti coloro che si vantano di capire tutto e solfeggiano allegri su “questo non fa male, questo è uguale a quello..” vorrei solo proporre il gusto e lo stomaco di chi ha 50 anni e fino a 10 anni fa non lo vedeva nemmeno in cartolina il vostro beneamato palma. Io, non lo tollero, nel senso che rimane sullo stomaco; e così a moltissime persone. Adesso fatevi un bell’esame di coscienza invece di pontificare.
Avete permesso (a parte l’enorme disboscamento equatoriale) un’industria alimentare a 20.000 km , altro che km zero!!! Se il burro, preso qui come esempio lo potremmo trovare in qualche biscotto, il vostro beneamato palma sta:
creme spalmabili , biscotti, piadine, patatine fritte, gelati industriali ed artigianali, prodotti da forno, cioè tutta l’industria alimentare.
La cosa che fa imbestialire e` che in Europa abbiamo una sovrapproduzione di burro (remeber le quote latte?). E cosa fanno le industrie alimentari? Lo sostituiscono con l’oli di palma. Il Natale scorso non c’era un panettone/pandoro da supermercato senza olio di palma. E facevano tutti schifo!
Lei li ha mangiati TUTTI immagino, visto che afferma che TUTTI facevano schifo…
Complimenti per l’acume della risposta ….!
dal momemto che è così innocuo che se lo mangi chi lo sostiene. noi consumatori vorremmo burro vero, olio di oliva, olio di girasole al massimo. mi piacerebbe vedere nelle dispense di quanti sostengono l’olio di palma quanti prodotti a base di tale olio essi abbiano. di una cosa sono ormai convinta: ormai vince il dio denaro
Dopo anni che cerco di tenermi informato sui prodotti alimentari industriali di uso quotidiano, sono arrivato alla conclusione che per l’industria l’unica priorità è il profitto a tutti i costi, anche se per questo deve mettere a repentaglio la salute pubblica. Sembra la stessa cosa che succede nello sport, tutti cercano qualche nuova sostanza che possa sfuggire all’antidoping per avere dei vantaggi, bisogna battere la concorrenza a tutti i costi. Il mondo mi pare malato di sindrome da guadagno, e forse questo spiega le posizioni di quelli che una volta erano contro l’olio di palma e oggi sono a favore. Visti i commenti sopra immagino già qualcuno che mi darà dell’estremista o del farneticante, fate pure, io resto della mia idea e, come faccio da tempo, eviterò per quanto possibile l’acquisto di prodotti alimentari lavorati o semilavorati, almeno se mangerò qualcosa di sbagliato sarà stata una mia scelta e non quella dell’industriale di turno.
Il problema principale è come viene prodotto l’olio di palma. Parlo in u periodo i cui il fumo dall’Indonesia giá fa capolino sul cielo di Singapore. A parte gli incendi indiscriminati – che uccidono molto più che gli urangutan purtroppo – che praticamente portano 6 bambini su 10 qui nel Sud Est Asiatico a soffrire di asma e il resto della gente a circolare con le mascherine d’estate manco fosse Pechino! Vorrei solo fare notare che le piantagioni sono sempre, costantemente trattate con veleni, pesticidi… perché non si spiega come sia possibile che guidando 3 ore in autostrada tra le piantagioni, con palme allineate come tombe nel cimitero inglese, e non si vedano uccelli, scimmie e lucertole tra le piante. C’è un silenzio di tomba e una puzza amara come di bitume bruciato tutto il tempo. Il problema non è solo quanto faccia male, tutto fa male se non usato in moderazione. Il cibo industriale non è fatto proprio con ingredienti di prima scelta, se uno abusa, beh ovvio che poi ci siano conseguenze. Davvero il problema è sapere da dove viene il cibo, come viene fatto, coltivato e cresciuto. Personalmente quando il cielo sopra Singapore si oscura, mi entra il fumo in casa e consumo litri di collirio perché il PSI arriva a 400, io mi trovo spesso ad augurare alla gente nel primo mondo di strozzarsi con le patatine fritte. E scusate lo sfogo.
Butto e palma per me, consumatore, pari sono: due killer delle arterie.
Ogni studioso serio e disinteressato dovrebbe esortare il cittadino, che tiene alla salute delle proprie arterie, a bandirli.
Le industrie usano il palma semplicemente perché il profitto per loro è maggiore. E quando mai la logica del profitto ha messo in conto la salute del consumatore?
La nostra disgrazia è che chi dovrebbe difenderla si arrende alla stessa logica.
Mah, sinceramente tra olio di palma e burro, preferisco il burro, almeno ha sapore. Nelle merendine c’è l’olio di palma? Dov’è il problema, non le compro … meno chimica, meno lavorazione degli alimenti = più salute
sai pure qual è il problema? non solo i biscotti e le merendine ma anche i prodotti per i neonati e ieri ho scoperto che anche nel gelato c’è questo prodotto!!!. ho letto poi che è pure l’accumulo che produce danni…il biscotto la mattina, il gelato al pomeriggio e vari altri prodotti che non sospetteremmo mai che contengano olio di palma.infine un’ultima cosa è diventato difficilissimo destreggiarsi al supermercato per scegliere prodotti che non contengano questo ingrediente…
Vero che la moderazione attenua i danni, ma come si fa a moderarsi se l’ olio di palma è in moltissimi alimenti confezionati? Alla fine lo accumuli. Personalmente preferisco i cibi poco lavorati. Tra il burro e l’olio di palma meglio il burro almeno ha sapore.
Mah, non entro nel merito poiché non ho le competenze necessarie. Tuttavia mi pare che alcune dispute innescate dal Fatto Alimentare (che peraltro seguo da anni con passione) siano un po’ troppo ideologizzate.
Mah, senza addentrarsi nel contenuto dei diversi acidi grassi di burro e olio di palma, direi che semplicemente il burro è un alimento (con i suoi pro e i suoi contro come qualsiasi altro alimento, in base alle quantità consumate, lo stato di salute, le predisposizioni e lo stile di vita del consumatore), l’olio di palma è un qualcosa di cui si può fare assolutamente a meno e ho difficoltà a definirlo alimento. Certamente fra i due non ho problemi a scegliere i prodotti che contengono burro, oltretutto più buoni. Certo se non c’è proprio altro si può consumare l’olio di palma, nella consapevolezza della sua mediocrità. Molte fra le persone con problemi legati ad alti livelli di colesterolo seguono la regola “grassi animali pericolosi, grassi vegetali sicuri”, le etichette di moltissimi alimenti riportano poi la “rassicurante” dicitura “non contiene grassi idrogenati” o “grassi vegetali non idrogenati” contribuendo così a indurre il consumatore a credere che un quello specifico prodotto non vi siano grasso saturi e per questo sia sicuro per la propria salute. Credo quindi che delle campagne di informazione in questo senso siano d non solo utili ma doverose. Ringrazio per questo la redazione de “il fatto alimentare”.