Il pesce è un alimento consigliato dai nutrizionisti perché ricco di proteine e vitamine, in genere più magro della carne e, soprattutto, quando è grasso, contiene grassi “buoni”come gli omega-3. L’inconveniente è che i pesci vivono in un ambiente naturale che spesso è inquinato e quelli di taglia maggiore tendono ad accumulare sostanze tossiche, primo fra tutti il metilmercurio, come dimostrano le numerose segnalazioni del Rasff.
Il rischio correlato al consumo di pesce contaminato è spesso affrontato dai media in modo allarmistico.Uno degli aspetti più criticati è il fatto che le analisi dei prodotti siano fatte a campione. Ma non potrebbe essere diversamente: non essendo possibile analizzare tutto ciò che viene messo sul mercato e i controlli servono per individuare situazioni anomale o lotti irregolari. Ma allora conviene rinunciare a mangiare pesce?
Non la pensa così Valentina Tepedino, veterinaria direttrice di Eurofishmarket: “In futuro sarà sempre più importante fare un’analisi del rischio individuale, tenendo conto delle caratteristiche dei consumatori siano essi bambini, adulti, donne in gravidanza o anziani e di ciò che ognuno preferisce mangiare”.
Un approccio di questo va oltre il “terrorismo” e responsabilizza il consumatore. Insomma: il tonno e il pesce spada, come altri pesci di grossa taglia, tendono ad accumulare sostanze tossiche, e questo non si può evitare. Si può però tenere conto di questo problema e sostituire o consumare con meno frequenza certe specie. Per fare questo può essere utile il calcolatore messo a punto sul sito FishChoice. Si tratta di uno strumento elaborato da un team di ricercatori europei, basato su ricerche e linee guida validate messo a punto con i fondi ECsafeSEAFOOD, dedicati alla sicurezza dei prodotti ittici.
Vediamo come funziona. Prima di tutto bisogna selezionare un “profilo” basato su a sesso ed età, dopo si indica nel “menù” quali sono le specie ittiche consumate in una settimana, considerando il numero e le dimensioni delle porzioni. Il calcolatore fornisce una stima dell’apporto di inquinanti e di nutrienti, mettendo in evidenza quali specie del nostro “menù settimanale” influiscono maggiormente e suggerendo eventuali sostituzioni.
Facciamo un esempio: un bambino fra i 3 e i 9 anni ha mangiato in una settimana una porzione di tonno fresco da 150 g, una coda di rospo e una porzione di salmone entrambi da 100 g. Per quanto riguarda gli inquinanti, il calcolatore segnala un eccesso di metilmercurio (il pesciolino rosso nella foto sopra) e suggerisce di sostituire il tonno con sgombro e la coda di rospo con una sogliola. Sono disponibili anche istogrammi che mostrano in che modo le diverse specie influiscono sul bilancio degli inquinanti.
Per quanto riguarda l’apporto di nutrienti, il calcolatore considera: proteine, omega-3, iodio e selenio. Nel nostro caso segnala una certa carenza di iodio (il pesciolino blu nella foto sotto) e suggerisce come alternativa uova e latte.
Se lo stesso assortimento di specie, con le stesse dimensioni e numero di porzioni, è scelto da una donna adulta non compare il pesciolino rosso, anche se rimane il suggerimento di fare attenzione al tonno e alla coda di rospo. Il calcolatore al momento non è disponibile in italiano, ma l’approccio è molto semplice e intuitivo ( basta un traduttore online per orientarsi fra le diverse specie). Purtroppo nel calcolatore non non sono state inserite specie come il pesce spada e il palombo, amate dagli italiani e soggette all’accumulo di inquinanti.
“Il sistema di segnalazione rapida delle irregolarità funziona – commenta Tepedino – però il rischio, per alcune specie di pesce, rimane. Non è necessario né auspicabile escluderle dalla nostra dieta, ma piuttosto valutare le nostre scelte in modo consapevole. Questo strumento può essere un punto di partenza interessante per un nuovo approccio, basato sulla consapevolezza”.
© Riproduzione riservata
Le donazioni si possono fare:
* Con Carta di credito (attraverso PayPal). Clicca qui
* Con bonifico bancario: IBAN: IT 77 Q 02008 01622 000110003264
indicando come causale: sostieni Ilfattoalimentare. Clicca qui
Giornalista pubblicista, laureata in Scienze biologiche e in Scienze naturali. Dopo la laurea, ha collaborato per alcuni anni con l’Università di Bologna e con il CNR, per ricerche nell’ambito dell’ecologia marina. Dal 1990 al 2017 si è occupata della stesura di testi parascolastici di argomento chimico-biologico per Alpha Test. Ha collaborato per diversi anni con il Corriere della Sera. Dal 2016 collabora con Il Fatto Alimentare. Da sempre interessata ai temi legati ad ambiente e sostenibilità, da alcuni anni si occupa in particolare di alimentazione: dalle etichette alle filiere produttive, agli aspetti nutrizionali.
In un ottica Vegan, mia scelta alimentare, i bollini colorati per dribblare un consumo di agenti inquinanti eccessivo associato alla specie ittica, non ha molto senso. Il fatto stesso che vi siano dei limiti da non superare, indica che i prodotti del mare, cartina tornasole dell’azione umana, potrebbero essere sostituiti anche a vantaggio di una reale ricostituzione mondiale dello stock ittico vitale per non mettere a repentaglio la sopravvivenza stessa di alcune specie. Insomma ci sono scelte consapevoli che avvantaggiano un settore economicamente ancora molto importante e scelte consapevoli che avvantaggiano nell’accezione più ampia l’ambiente. Entrambe possono essere scelte consapevoli, l’etica personale fa la differenza, senza pregiudizio alcuno.
Un cordiale saluto