Gli ubiquitari Pfas, acidi perfluoroalchilici, si ritrovano spesso nell’acqua potabile, in quantità non sempre considerate pericolose, ma che preoccupano. Per questo i filtri domestici, siano essi applicati nei dispenser dei frigoriferi, attaccati al rubinetto o nelle apposite caraffe, hanno sempre più successo. Tuttavia, per quanto la loro presenza assicuri quasi sempre una diminuzione della concentrazione di Pfas, la loro efficacia è variabile, e dipende dal tipo di sistema applicato. Inoltre alcuni, se non vengonousati correttamente, possono anche peggiorare la situazione.
Lo hanno dimostrato i ricercatori dell’Università della Carolina del Nord e della Duke University, che in uno studio pubblicato su Environmental Science & Technology Letters hanno analizzato 89 campioni di acqua filtrata – 76 con filtri posti all’uscita del getto d’acqua e 13 all’entrata – prelevata da abitazioni e uffici di diverse contee. Il risultato è che, in generale, i filtri osmotici e quelli a doppio stadio eliminano quasi tutte le sostanze chimiche indagate (tutte della famiglia dei Pfas). Quelli al carbone attivo, per lo più presenti nei dispenser dei frigoriferi, nelle brocche e all’estremità dei rubinetti, sono quasi del tutto inefficaci e imprevedibili, al punto tale che in alcuni test l’acqua a valle è risultata arricchita in Pfas rispetto a quella in entrata.
Nello specifico è emerso che:
- I filtri a osmosi inversa e quelli a doppio stadio riducono il livello di Pfas del 94% circa;
- I filtri a carbone attivo riducono i Pfas in media del 73%, ma la variabilità emersa è estremamente alta: in alcuni casi la concentrazione resta identica, in altri vengono eliminati completamente, con tutte le situazioni intermedie. Non è chiaro, al momento, quanto contino il marchio, l’età, la frequenza con cui vengono cambiati o i livelli originari di partenza dei Pfas nell’acqua. Sono in corso ulteriori studi, e nel frattempo, secondo gli autori cambiare il filtro abbastanza spesso e regolarmente è una buona idea;
- I sistemi di filtraggio di interi condomini, tutti a carbone attivo, sono ancora più delicati perché in alcuni casi (quattro su otto analizzati) è risultato che l’acqua, dopo la filtrazione, ha livelli di Pfas più alti rispetto a prima. Inoltre, poiché questi particolari sistemi eliminano anche gli antibatterici, c’è il rischio di contaminazioni biologiche dell’acqua.
I risultati lasciano molti dubbi sui prodotti per filtrazione in commercio, sugli standard e sulla pubblicità. L’acqua contaminata arriva a tutti, a prescindere dalle condizioni economiche, ma solo alcuni possono permettersi sistemi di filtrazione con prestazioni elevate e controllate.
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Giornalista scientifica
Dipende molto dalla composizione chimico-organica dei carboni attivi.
Io per esempio ho in casa un dispositivo che filtra oltre il 95% dei PFAS secondo lo standard americano “Protocollo NSF P473 PFOA/PFOS” per 5000 litri (1 anno circa) e mi dice quando cambiare il filtro.
Quindi se i sistemi sono di qualità e sono correttamente manutenuti basta vedere le specifiche e scegliere correttamente.
Purtroppo i sistemi ad osmosi inversa oltre ai costi elevati riducono anche tutta una serie di elementi che ci farebbero bene… Anche qui è necessario saper scegliere e mantenere correttamente (se si hanno le disponibilità economiche).
Che tipo di filtro hai usato in casa? È sotto al rubinetto della cucina? Potresti darmi gentilmente un consiglio? Grazie . Antonio
Utilizzo filtri a carbone attivo sotto il rubinetto della cucina posti in un cilindro che ne contiene 2Kg e mezzo circa e li cambio ogni sei mesi. E possibile sapere da Matteo che tipo di filtri usa e dove trovarli?
Grazie dell’info.
Enea
è un filtro a carbone attivo con prefiltro e lampada UV finale (che è importante perché nei carboni attivi possono annidarsi batteri).
Come detto sopra, è la composizione dei carboni attivi che fa la differenza e la capacità di trattenere o meno determinate sostanze.
C’è sempre una disparita`di prezzi alti che ne impediscono l’aquisto del giusto prodotto a moltissime persone,ergo,formazione di classi sociali tipo popolazione indiana.Meditate gente,meditate….
Ormai gli interessi degli amministratori convincono dell’utilità degli impianti di depurazione a sale per ridurre il calcare dall’acqua e portano la durezza ben sotto il 15 mentre l’istituto superiore di sanità lo considera il limite minimo. Ma non essendoci controlli di legge la tendenza é di consumare più sale possibile per l’addolcimento !