Energy drink: rapporto in USA con numeri da brivido su consumi e rischi. Aziende come:Red Bull, Coca-Cola Monster e Rockstar non collaborano. Pubblicità diretta a minori
Energy drink: rapporto in USA con numeri da brivido su consumi e rischi. Aziende come:Red Bull, Coca-Cola Monster e Rockstar non collaborano. Pubblicità diretta a minori
Valeria Nardi 5 Febbraio 2015Sugli energy drink, negli Stati Uniti, si muove il Parlamento e, in particolare, tre senatori, che da anni cercano di giungere a norme più restrittive soprattutto per quanto riguarda i minori.
Le grandi aziende produttrici sembrano quasi del tutto indifferenti alla politica di moral suasion applicata finora, basata sugli inviti alla ragionevolezza, e per questo Edward Markey, John Rockfeller e Richard Durbin, democratici, hanno appena reso noto un rapporto dal titolo più che eloquente: Buzz kill, intraducibile (buzz letteralmente è il ronzio “assasino”, e indica il rumore delle bollicine).
Secondo quanto riportato, il mercato degli energy drink è infatti salito del 60% tra il 2008 e il 2012, ed entro il 2017 dovrebbe raggiungere l’astronomica cifra di 21 miliardi di dollari; un adolescente su tre, con meno di 18 anni, riferisce di farne uso regolarmente. A fronte di ciò, l’American Academy of Pediatrics ha affermato che “caffeina e bevande stimolanti che la contengono non devono avere alcun posto nella dieta dei ragazzi”, e l’American Medical Association chiede espressamente il divieto di vendita per gli under 18.
Nel luglio del 2013 gli stessi senatori avevano inviato una lettera a 16 tra i principali produttori, chiedendo loro di aderire ad alcune proposte e comunque di specificare in che modo intendevano proteggere i più piccoli. Delle 12 risposte ricevute, solo quattro (tra le quali quelle della Coca-Cola) contenevano un’esplicita dichiarazione su azioni intraprese per evitare che i propri prodotti fossero acquistati dai ragazzini; le altre (tra le quali Monster, Red Bull e altri marchi molto famosi) non avevano voluto esprimersi. Il rapporto ora presentato contiene una serie di considerazioni e di indicazioni scaturite anche da quel primo tentativo piuttosto fallimentare.
In sintesi, le conclusioni principali erano state:
– Le aziende che non si impegnano attivamente rappresentano circa il 90% del mercato;
– Solo un’azienda (la Xyience) ha accettato di seguire fedelmente le indicazioni, scrivendo in etichetta “non adatto ai minori di 18 anni”; limitando la pubblicità in qualunque mezzo il cui pubblico sia per più del 35% composto da under 18; limitando l’accesso ai social media specifici per i minorenni; evitando di rappresentare ragazzi e bambini nelle pubblicità.
– Tutte le aziende tranne una hanno dichiarato di non vendere esplicitamente o non regalare campioni nelle scuole con bambini al di sotto dei 12 anni, ma due no e anzi, hanno nei loro contratti di distribuzione formulazioni che lo permettono;
– Sei aziende su 10 non hanno accettato di riferire eventuali effetti indesiderati alla FDA, essendo – per ora – un gesto volontario; tre su dieci hanno affermato di essere disponibili, ma solo qualora le condizioni per riportare tali effetti fossero ben specificate;
– Nonostante la potentissima American Beverage Association abbia invitato i propri membri a non fare pubblicità su sport – ed energy drink e soprattutto su inesistenti qualità degli ultimi per ciò che riguarda la reidratazione dopo l’attività fisica, tre aziende socie (Monster, Rockstar e Coca-Cola) hanno prodotti con caffeina pubblicizzati come sport drink. Questa pubblicità può ingenerare confusione e portare chi fa sport a consumare quantità eccessive di caffeina;
– Anche se in modo molto eterogeneo, le aziende hanno adottato, negli ultimi anni, qualche comportamento positivo quale indicare la presenza di caffeina e sconsigliare l’assunzione troppo rapida di grandi quantità di prodotto, o la miscela alcol o droghe con gli energy drink.
Da questi dati risulta quindi evidente, secondo i senatori, che bisogna prendere provvedimenti organici, urgenti e stringenti. Tra i principali:
– Le aziende devono interrompere la pubblicità rivolta agli under 18 e la vendita agli under 12; eliminare anche la comunicazione sui social media e limitare l’accesso ai minorenni a siti e pagine specifiche;
– La FDA deve aiutare i genitori a fare scelte più consapevoli, emanando regole precise per l’etichettatura di qualunque prodotto che contenga caffeina e indicando con chiarezza i quantitativi di caffeina consigliati per i più giovani;
– La FDA deve stabilire al più presto le norme per le modalità con le quali le aziende devono riferire volontariamente di eventuali effetti indesiderati associati a qualunque tipo di energy drink;
– Per evitare confusioni e truffe, la FDA deve definire subito che cosa è un energy drink, che cosa uno sport drink e qualunque altro tipo di bibita cosiddetta “funzionale”.
– Bisogna eliminare ogni ambiguità tra diverse tipologie di bevande: gli energy drink contengono caffeina e non sono indicati per reidratare l’organismo dopo l’attività fisica. Al contrario, possono arrecare danni anche gravi e non è più accettabile che certi messaggi pubblicitari tendano a promuoverli come bevande innocue e anzi benefiche.
– Le agenzie federali preposte come lo USDA devono impedire la vendita di prodotti con caffeina esistenti o anche nuovi nelle scuole con bambini con meno di 12 anni.
Anche senza arrivare al divieto, c’è dunque ancora molto spazio di manovra per azioni che potrebbero proteggere i più giovani dai possibili danni dell’eccesso di caffeina. Sempreché si riesca a convincere l’ABA, che pur essendo disponibile ad accettare alcune delle regole proposte, ancora di recente ha difeso queste bevande, affermando che non ci sono prove della loro pericolosità, che il consumo di caffeina è stabile da anni e che le aziende fanno ogni sforzo (!), anche al di là delle indicazioni federali, per essere trasparenti.
Agnese Codignola
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Giornalista, redattrice de Il Fatto Alimentare, con un master in Storia e Cultura dell’Alimentazione