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Il bisfenolo S (Bps), proposto e adottato in alcuni Paesi come sostituto del progenitore Bisfenolo A (Bpa) classificato come  interferente endocrino, va fermato subito. Si tratta di un composto del tutto simile al Bpa, e per questo motivo ne va impedita la produzione su grande scala. 

Sono molto allarmati i toni del rapporto appena reso noto dall’Agenzia per la sicurezza alimentare francese, l’Anses, su questa sostanza, che Paesi come gli Stati Uniti e la Cina stanno utilizzando (anche in polimeri usati per il packaging alimentare) sempre di più per rimpiazzare il Bpa, vietato in molte produzioni e comunque problematico. Secondo i dati a disposizione, infatti, il bisfenolo B sarebbe del tutto paragonabile al Bpa. Anzi, a parità di dosi, sarebbe più potente e quindi più dannoso, quanto a effetti sul sistema endocrino femminile, perché aumenterebbe la quantità di estrogeni circolanti e ne attiverebbe i recettori, con gravi rischi per la salute. Anche per gli uomini l’effetto sarebbe “nefasto” e si concretizzerebbe, tra l’altro, in una diminuzione significativa della conta spermatica e del volume degli organi riproduttivi. Entrambi i tipi di danni, inoltre, si vedrebbero anche nell’ambiente e sono stati osservati sia sui pesci che sui roditori. 

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Secondo l’Anses, il bisfenolo B è un interferente endocrino come il Bpa e il Bps

In base a quanto stabilito dall’UE nel 2013, ci sarebbero insomma tutte le caratteristiche necessarie a catalogare il bisfenolo B come interferente endocrino. Oltre a tutto ciò, le conseguenze dell’esposizione al Bpb si sommerebbero a quelle dell’esposizione al Bpa e all’altro sostituto altrettanto discusso, il Bps, dando un effetto accumulo difficilmente quantificabile al momento. Per questo bisogna prevenire, ed evitare che si diffonda anche all’interno dell’Unione Europea.

Lo strumento, secondo l’Anses, è già disponibile: nell’ambito del  Regolamento Reach, varato nel 2007, l’agenzia propone di classificare il bisfenolo b come SVHC, cioè sostanza estremamente preoccupante, che fa riferimento alle definizioni all’Agenzia europea per le sostanze chimiche. Così si obbligherebbe chi importa prodotti fabbricati al di fuori del suolo europeo a dichiararne la presenza ogni qualvolta essa superi la concentrazione dello 0,1%.

Come era già apparso con il Bps, e con diversi studi che ne hanno denunciato i rischi, non è modificando il bisfenolo A in qualche piccola parte che si può arrivare a un prodotto che non minacci la salute. Probabilmente la direzione deve essere completamente diversa e deve portare a sostanze chimicamente inerti sui sistemi ormonali degli esseri viventi.

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Mattia
Mattia
16 Marzo 2021 18:55

Perché fare intervenire i consumatori ( io li chiamo i cittadini) su queste cose per l’ennesima volta? Gli omarini in giacca e cravatta in Europa che hanno dato il via libera al bisfenolo B,S…z… cosa fanno oltre a riscaldare la poltrona?

gianni
gianni
17 Marzo 2021 15:28

Per quel nulla che serve condivido l’impostazione dell’Anses e l’indignazione del commento.
Ma se il signor Mattia forse sa che se usiamo meno di 50 vaschette al giorno e se non le usiamo nei giorni di luna piena o durante le congiunzioni astrali tra Marte e Mercurio allora non corriamo nessun rischio.
Al massimo se va male e ci succede qualcosa di strano dovremo dare noi le evidenze scientifiche di collegamento perchè loro non si sono accorti di nulla, più preoccupati dei problemi di produzione e vendita che di precauzione e protezione della salute.

gianni
gianni
17 Marzo 2021 22:08

Lo so benissimo che gli argomenti sono sempre più complessi, siamo letteralmente immersi nelle controversie e i pareri che EFSA giornalmente pubblica debbono essere ponderati, misurati in ultima analisi “diplomaticamente realistici” mentre noi seduti sul divano rischiamo nel commentare di essere eccessivamente taglienti e ingrati. A nostra parziale discolpa esiste il silenzio che regna sulle attività dei gruppi di interesse ( senza contare i conflitti di interesse che però sono relativamente più controllabili e contrastabili) e sul loro peso nelle decisioni.
Se il mercato dei prodotti ( contenitori e imballaggi ) industriali offre ( solo ) patacche alla fine i regolatori debbono bocciarne alcune e promuoverne altre giudicate meno negative…….il modello di sviluppo industriale sembra non essere in grado di sostenere e promuovere i prodotti più neutrali ma ha sempre più bisogno di avere materiali più economici, leggeri, facili anche “usa e getta” perchè alleggeriscono il costo di produzione a scaricando sui consumatori diversi danni ambientali e di salute……… devono competere sul mercato senza alternative nonostante le notizie incessanti di nuove meraviglie che per ora sono più che altro sperimentali.
Per concludere bisognerebbe sottolineare che questi “errori” sono ripetitivi, i controlli arrivano sempre molto dopo la commercializzazione e i sostituti non sono mai esenti da problemi nonostante i progressi………….il sistema funziona per i produttori ma non funziona per la salute dei consumatori, il detto di paracelso è una mezza balla con queste migliaia di prodottini che giornalmente assumiamo, bisognerà che i controllori se ne facciano una ragione e poi servirà un vero miracolo per cambiare l’impostazione delle priorità.

Samarcanda
Samarcanda
8 Aprile 2021 17:31

E’ tempo di tornare alla campagna, gruppi d’acquisto e rifornirsi direttamente presso le aziende agricole, conoscere chi lavora la terra, vedere con i nostri occhi i luoghi di produzione. Se continuaimo a nutrirci grazie all’industria alimentare altro che salute…e non sono una profana. Buona riflessione a tutti.