Philadelphia Cuore Cremoso è la nuova proposta presentata in tre varianti presente sugli scaffali dei supermercati. Si tratta di un’altra occasione per sfruttare la cremosità del formaggio spalmabile, mescolandolo con nuovi sapori e ingredienti. Nella versione classica il nuovo Philadelphia ha un cuore morbido di formaggio, mentre nelle altre versioni contiene pomodori secchi e olive.
Gli esperti di marketing dell’azienda hanno deciso di proseguire nello “sfruttamento” del prodotto di base già proposto nella versione Duo (compatto all’esterno ma con un cuore morbido all’interno) , e nella versione Fantasie di Philadelphia ai gusti salmone, erbe e olive. Il nuovo vasetto Cuore Cremoso presenta un’ulteriore rivisitazione del prodotto che unisce diverse caratteristiche. La novità riguarda soprattutto la modalità di presentazione a tavola. Il formaggio è venduto in un barattolo di plastica, ricoperto di cartone che funge da etichetta, disposto sopra un involucro simile alla carta da forno per consentire di estrarre con facilità il contenuto.
La confezione risulta gradevole e innovativa e si presta anche alla raccolta differenziata, visto che l’etichetta si toglie senza problemi, anche se non vengono fornite indicazioni per lo smaltimento.
Per quanto riguarda gli ingredienti a fianco del formaggio fresco troviamo un nutrito gruppo di additivi che comprendono: addensanti e conservanti, oltre a inulina, destrina, gelatina e amido. L’inulina, considerata una fibra, è un oligosaccaride di origine vegetale utilizzata anche nei prodotti derivati dal latte per renderli più cremosi.
Il cuore cremoso delle due versioni ai “gusti” olive o pomodori secchi include anche l’olio di semi di girasole, acidificanti, un emulsionante e un conservante. Dal punto di vista nutrizionale non è molto diverso dal Philadelphia tradizionale. Una porzione (indicata in soli 30 grammi, decisamente pochi per un adulto) apporta il 4% del fabbisogno energetico giornaliero. Se le calorie sono poche i grassi incidono di più, in particolare i grassi saturi: una porzione rappresenta circa ¼ della quantità di riferimento giornaliera.
Infine il prezzo: trattandosi di una novità il costo è un po’ più alto rispetto ad altre versioni di Philadelphia. La nostra rilevazione ha riscontrato un listino di 15.27 €/Kg pari a 2,29 a confezione, mentre il formato famiglia del Philadelphia tradizionale, il meno caro, oscilla intorno ai 10 €/kg.
Valeria Torazza
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analisi di mercato
La cosa che non capisco e non capirò mai: a mettere in un frullatore o trita tutto un qualunque formaggio cremoso con un po’ di pomodori secchi, olive,capperi o altro che piaccia ci vogliono due minuti, altri cinque minuti per lavare il contenitore e si ha uno snack sempre diverso, economico e con ingredienti freschi…
Hai perfettamente ragione ! E per chi ha la lavapiatti è anche meno scocciante ripulire. Il costo è folle, come un buon Parmigiano !
Sig.ra Cicerone, premesso che sono prodotti che io non acquisto e non acquisterei mai, ognuno è fatto a modo suo e investe il suo denaro e il tanto o poco tempo libero che ha nelle attività che ritiene più opportune…
Chi non è abituato o non sa fare da mangiare o semplicemente non prova piacere nel farlo semplicemente non prende nemmeno in considerazione l’ipotesi da lei proposta e legittimamente preferisce investire quei 10 minuti di preparazione per fare altro…In questo caso non si tratta nemmeno di una questione di “genuinità” tanto per usare un termine improprio, visto che molti degli additivi presenti verrebbero apportati anche nella versione casalinga dalle conserve utilizzate per “farcire”…
Non vedo cosa ci sia di male nel suggerire alle persone di modificare i propri comportamenti, quando ci sono opzioni più economiche e più sane….resta il problema degli ingredienti, ma non credo che pomodori secchi, capperi sotto sale, prezzemolo, aglio etc contengano molti additivi. Resta il problema del formaggio, ma anche in questo caso si può scegliere…..
Non ho certo detto che ci sia qualcosa di male nel farlo, nè onestamente ho percepito il suo intervento come un suggerimento…ma quello può essere benissimo un mio limite di comprensione.
Quanto agli additivi: io mi riferivo ad una preparazione simile a quelle vendute da Kraft. Nello specifico, il primo vasetto di pomodori secchi che mi è capitato sottomano contiene acidificanti e antiossidanti, le olive verdi contengono correttori di acidità; quelle nere, stabilizzanti…
Chiaro che poi uno, nel momento in cui se lo prepara, può scegliere gli ingredienti che vuole e quindi evitare gli additivi…ma allora parliamo di un prodotto diverso da quello descritto nell’articolo…
Temo che parliamo due lingue diverse..i pomodori secchi di cui parlo io non vengono da un vasetto ma da un banco del mercato, al massimo conterranno un po’ di solfiti..idem per le olive in salamoia ( entrambe le cose si potrebbero fare in casa, ma effettivamente i tempi si allungano) ..quindi siamo a 4 ingredienti, più olio evo, e forse un additivo..nei prodotti segnalati trovo otto o nove additivi a seconda del tipo, e olio di girasole ..è una questione di scelta..ma ritengo che un giornale come Il Fatto Alimentare serva anche a riflettere su queste cose.
Sì, parliamo lingue diverse, ma non credo proprio che il target di consumatori che acquistano quei prodotti Kraft siano gli stessi a cui può venire in mente di girare i mercatini o farsi le olive in salamoia in casa…se poi devo essere sincero, io non mi fiderei comunque a fare le conserve in casa, ma mi rendo conto che questo sia una cosa personale