Ogni giorno due persone vengono colpite dal virus dell’epatite A perché mangiano frutti di bosco surgelati comprati al supermercato. Nessuno scrive che migliaia di confezioni di frutti di bosco surgelati contaminate sono nel freezer di ignari consumatori e che c’è una grave epidemia in corso ormai fuori controllo.
L’epidemia di Epatite A per i frutti di bosco contaminati
La situazione è allarmante ma nessuno lo dice chiaramente. Nei primi sei mesi di quest’anno secondo Epicentro le persone colpite da epatite A sono state 471, mentre l’anno scorso nello stesso periodo erano 123. Si tratta di oltre 300 persone colpite dal virus dell’epatite A per avere mangiato frutti di bosco surgelati.
Purtroppo il numero è destinato ad aumentare come sanno tutti gli addetti ai lavori, lo scrive il Ministero della Salute e anche un documento redatto appositamente su questa epidemia italiana dall’Autorità per la sicurezza alimentare europea (Efsa). La notizia è stata rilanciata dai giornali 40 giorni fa ma poi è caduta nel’oblio, anche se i casi aumentano e nulla lascia pensare ad una fine. È di questi giorni la notizia riportata da La Provincia di Varese, di due ragazzini colpiti da Epatite A in modo grave per avere mangiato cibo contaminato. Il giornale non parla di frutti di bosco, ma il sospetto è lecito visto l’incremento esponenziale dei casi che si stanno registrando in questi mesi nella zona.
Pochi supermercati comunicano i prodotti interessati
Dopo l’invito de Il Fatto Alimentare sulla necessità di pubblicare sui siti delle catene dei supermercati l’elenco dei prodotti alimentari contaminati e ritirati, la vicenda del pesto al botulino ha smosso le acque. I supermercati Conad, seguiti da SoGegross, Billa, Iper, Carrefour e nelle prossime settimane da Auchan hanno messo sui loro siti un avviso con tanto di fotografie, invitando i consumatori a riconsegnare il prodotto. Anche il Ministero della Salute ha fatto la stessa cosa.
Come mai per l’epidemia di epatite A in corso non si fa nulla? Perché il ministero non ha pubblicato le fotografie dei quattro prodotti ritirati? Dobbiamo pensare che la macchina organizzativa dell’allerta si attiva solo quando si parla di botulino? Per rendersi conto basta dire che non si riesce a trovare la fotografia della confezione di frutti di bosco Erica ritirata dal mercato!
Dove sono stati venduti i frutti di bosco?
È un dovere delle catene di supermercati che hanno venduto i frutti di bosco surgelati informare i consumatori per cercare di arginare l’epidemia. Il Fatto Alimentare è riuscito ad ottenere la lista (1) dei 400 punti vendita che hanno venduto i frutti di bosco surgelati di Asiago Food vorremmo sapere quali sono gli altri supermercati dove sono stati venduti i frutti di bosco di Erica e di Green Ice. Chi nasconde nei cassetti queste liste? Eppure la legge è chiara, produttori e consumatori devono informare i consumatori. Perché non lo fanno e non lo hanno fatto per i frutti di bosco? Si sono dimenticati? Quante sono state le confezioni vendute? Quante famiglie hanno ancora nel freezer una confezione di frutti di bosco che consumeranno nei prossimi giorni?
La stessa catena di supermercati DPiù che ha commercializzato i frutti di Bosco Asiago in oltre 300 punti vendita, non ha fatto annunci in rete e non ha informato in modo adeguato i suoi clienti.
Il nostro invito ai supermercati
Invitiamo le catene di supermercati e i produttori a dare notizie chiare sui loro siti, ricordando che è un obbligo previsto dalla legge informare i consumatori. In questa fase di incertezza l’unico consiglio che si può dare è di non consumare frutti di bosco surgelati, non mangiare macedonia di frutta fuori casa con frutti di bosco, non gustare dolci o torte guarnite con frutti di bosco crudi. Il ministero irlandese che riscontra un’epidemia simile invita a mangiarli sono dopo un minuto di cottura. Abbiamo inviato una lettera a tutte le catene di supermercati (2) per avere informazioni aspettiamo risposte.
Abbiamo sentito anche due delle aziende colpite dal provvedimento di richiamo, che assicurano di avere fatto rispettivamete 30 e 150 analisi sui lotti incriminati senza trovare traccia di virus dell’epatite A. La faccenda è seria e complicata ma bisogna cercare di fermare l’epidemia e i supermercati devono informare i loro clienti.
Note
(1) Nell’elenco allegato ci sono oltre 300 supermercati discount della catena Dpiù (nella tabella sono indicati come Maxi Di), poi ci sono piccole realtà locali con pochi punti vendita come: Aeffe, Alice, Arca, Barazza, Bascom, Bon Achat, Centro commerciale discount, Centro commerciale Ramonda, Commerciale prima, Denti & Marazzi, Dial, El Gasto, Elenamarket, Emy Eurocommerciale, G.S.A., il Frutteto, La Meridiana, Orsini, Pietro Marcuzzi, Pozzoli Carni, Primax, Re.Ma.Ma, Rea, Real Cibo, Super Longare, Supermercati Oplà, TRe C, Unicomm, Vanilati, Villa Jardini, Vollono Vincenzo
(2) Esselunga, Coop, Conad, Auchan, Carrefour, LD, Lidl, Il Gigante, Sma, Unes, Iper, Pellicano, Gros Market, Penny Market, Selex, Sm, Billa.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Quelli della foto, i Boscobuono, sono distribuiti anche da ARD discount in sicilia e di conseguenza ( stessa propieta ) anche da Alis, e diversi altri pubblicati nel sito Palermodiscount ………
Abbiamo mandato una mail alla catena Ard per avere notizie più precise
Salve, io mangio parecchi frutti di bosco freschi acquistati al supermercato.
Volevo sapere se anche sui prodotti freschi c’è pericolo di epatite A.
Grazie!
Il problema secondo quanto dichiarato dalle autorità sanitarie riguarda solo alcuni lotti di 4 confezioni di frutti di bosco surgelati ormai non presenti sugli scaffali ma venduti sino a 2 mesi fa.
Purtroppo proprio ieri ho acquistato 3 confezioni di frutti di bosco (non sapevo della notizia), e il supermercato li aveva messi in offerta a 1 euro a confezione. Ditemi come mi devo muovere, oltre a non mangiare i frutti di bosco.
L’allegato riguarda solo i lotti di frutti di bosco riportati nei nostri articoli
Mi chiedevo se il prodotto può trasferire il virus dell’epatite A solo se viene consumato crudo e non cuocendolo come una marmellata.Attendo risposta, grazie.
Il virus viene inattivato se sottoposto a cottura
Il problema sono anche tutti i bar, ristoranti, pasticcerie gelateria ecc che hanno il prodotto nel loro freezer e che continuano beatamente ad usarlo non sapendo del pericolo..dubito che le autorità riescano a visitare tutti questi esercizi in cerca dei lotti incriminati..
Le aziende produttrici dei lotti di prodotto incriminato hanno sicuramente provveduto ad avvisare tutti i clienti a cui sono stati forniti tali prodotti. Quindi, se tra questi oltre alla GDO c’erano anche bar, ristoranti, pasticcerie e gelaterie, tutti sono stati avvisati.
Diverso invece è il discorso per quelle attività che hanno comprato non all’ingrosso, ma direttamente dalla GDO. In quel caso, il rischio che ci siano esercenti che, ignari del pericolo, abbiano nei loro magazzino qualche confezione di quelle contaminate, lo dico senza voler fare allarmismo, c’è.
Concordo pienamente con Doré che il problema principale potrebbe essere quello del prodotto utilizzato dai trasformatori successivi e di cui non si è ancora sentito parlare:
In particolare ristorazione, gelaterie e pasticcerie, oltre naturalmente ai bar.
Per bloccare l’epidemia non bisogna tralasciare nulla della filiera commerciale e non solo le catene di vendita diretta, come sembra essere solamente il vostro focus.
Basterebbe che le tre aziende implicate nella vicenda comunicassero la rete di punti vendita e le catene di supermercati a cui hanno dato i lotti sotto accusa. Ma nessuno lo ha fatto ….
Le autorità competenti questo elenco lo hanno. Se fossero stato fatti anche dei veri controlli sull’efficacia dell’attività di ritiro e richiamo da parte dei soggetti presenti in quell’elenco (la distribuzione principalmente) probabilmente il problema sarebbe stato ridimensionato nella sua gravità. Non so dire se il motivo della mancanza di questi controlli (palese, visto che come riferite molti punti vendita non hanno provveduto nemmeno a mettere gli avvisi senza subire sanzioni) sia dovuto alla mancanza di operatori o mezzi o dovuto ad altri motivi. Sta di fatto al di là delle colpe degli attori principali, una buona parte delle responsabilità è nella rete deputata al controllo.
In genere tutte le catene mettono i cartelli ( spesso però è uno solo e viene posizionato vicino al banco dove si cambiamo le monete dove lo vedono veramente in pochi). Alcune catene mettono il cartello nella zona dove era prima esposto il prodotto.
IL fatto è che mentre nel caso in cui i bar siano stati serviti all’ingrosso (per semplificare, direttamente dai produttori, anche se non necessariamente) la comunicazione del ritiro del lotto contaminato l’hanno certamente ricevuta (l’ASL avrà pur fatto un confronto tra l’elenco dei clienti e gli avvisi di ritiro mi auguro), quei bar che hanno acquistato direttamente da un supermercato ad esempio non sono stati avvisati direttamente dai produttori, ma avrebbero dovuto esserlo dalle catene di vendita. Una mancata o errata comunicazione da parte della GDO rende inefficace l’allerta sia verso il consumatore finale che verso questo tipo di esercizi…
Faccio un copia-incolla del mio commento sull’allerta botulino, in quanto sono le istituzioni preposte che si devono attrezzare per lanciare l’allerta pubblica.
Tutti i giornali stampati, on line e dei media italiani, dovrebbero mettere a disposizione uno spazio gratuito e dedicato alle istituzioni per queste comunicazioni urgenti.
Non sono sostenuti, sovvenzionati ed autorizzati dalla stato (da noi tutti), per svolgere il loro servizio pubblico?
Questo senza sollevare dalle responsabilità i produttori e la distribuzione, che però non hanno alcun potere sull’informazione se non a pagamento e non lo fanno volentieri per risparmiare.
Quindi basta elemosinare da costoro un’attivismo poco efficace, ma dobbiamo concentrarci sui mezzi del diritto e della fiscalità pubblica per autoproteggerci.
Allerta mediatica diffusa con più strumenti del semplicistico cartello male o non esposto della rete vendita.
Non si può scherzare con la salute e la vita dei consumatori!!
…ecco qui….il nostro perbenismo italiano…europeo…cosi detto occidentale…..per fortuna che mio figlio…australia o tasmania…….
ovvero?
ho letto tante inesattezze, prima di tutto i casi trovati positivi sono stati trovati in una seconda analisi negativi. Alcune ditte hanno fatto anche più di cento analisi. Il problema è un altro,l’ epatite A è stata trovata anche nell insalata, quindi in tutto quello che è a contatto con la terra, SE NE PARLA? Tenete conto che l epatite A si può prendere senza neanche accorgersene, non è come la B la C e la D. se è stata trovata in maniera discontinua, perchè parcelle di prodotto bloccato sono risultate poi assenti, il problema a mio modo di vedere viene dalla materia prima. Però tutti puntano sul prodotto surgelato, guardate che la surgelazione può essere un deterrente, quindi controllate il fresco. Però nessuno se ne accorge. E poi a fronte di 3 aziednde che stanno controllando, nel territorio italiano quante altre aziende non controllano. Questo allarme vige solo in Italia poichè all estero è sottovalutato. Questo è normale perchè noi siamo i primi detrattori di noi stessi. Gli organi di controllo non possono controllare i prodotti freschi, perchè non hanno i mezzi, quindi dai all’ untore(PRODOTTI SURGELATI). Basterebbe anche solo scrivere di consumare dopo leggera cottura, meditate gente, meditate….
Ma sti frutti di bosco di bosco surgelati , prima di essere surgelati erano freschi …. E come mai il prodotto fresco può essere consumato senza problemi ???
Oppure si ammalano con la surgelazione
si trartta di frutti di bosco contaminati all’origine probabilmene da acque di scarico e poi surgelati .Secondo le autorità sanitarie sono di origine straniera.
Ho lavorato per 10 anni come manutentore impianti in un’industria alimentare, cause di contaminazione possono essere molteplici, un lavaggio degli impianti non accurato al cambio di produzione, un arresto improvviso e prolungato dell’impianto di insaccamento o confezionamento dove il prodotto anche se ad occhio nudo non si vede, può aver assunto una carica batterica pericolosa, prima della ripartenza bisogna fare un controllo di laboratorio che ogni azienda deve avere.
mia sorella ha preso l’epatite A un mese e mezzo fa…..causa? frutti di bosco surgelati…proveniennza straniera…la ditta fornitrice ha fatto le analisi e sono risultate negative…..aspettiamo i risultati da Milano…..
l’angiologo mi ha prescritto una bottiglietta di succo di mirtillo(yoga)per la diagnosi d’insufficienza venosa .Alla luce delle notizie su patite A e il caso che continui la terapia?
Il succo di mirtillo confezionato e sterilizzato e quindi nessun problema