Nel mais in lattina si trova ancora troppo bisfenolo A (BPA). Lo rivela un test della rivista tedesca dei consumatori Öko-Test, che ha portato in laboratori più di 26 marchi di mais dolce in lattina o in barattolo di vetro, la maggior parte dei quali provenienti da agricoltura biologica, che hanno analizzato alla ricerca di contaminanti chimici e microbiologici. Il risultato è stato che in tutte le lattine di mais sono stati riscontrati alti livelli di BPA.
Il test sul mais in lattina
Nel dettaglio, la rivista ha fatto analizzare 26 confezioni di mais, di cui 15 biologici, preferendo le versioni in lattina e optando per quelle in barattolo di vetro. Alla fine i laboratori hanno esaminato il contenuto di 21 lattine e cinque vasetti di vetro, alla ricerca di residui di pesticidi, metalli pesanti, presenza di OGM, micotossine e, come anticipato, bisfenolo A. Inoltre, hanno testato coperchi e barattoli per la presenza di PVC, PVDC e altri composti clorurati dannosi per l’ambiente.
Il test non ha rilevato la presenza di micotossine, metalli pesanti, pesticidi o OGM in nessun prodotto. Questo è certamente un dato positivo. Tuttavia, è messo in ombra dalla presenza di livelli di BPA che Öko-Test considera “fortemente elevati” in tutto il mais in lattina (21 prodotti su 26), in alcuni casi 400 volte superiori ai limiti raccomandati per la salute.
Tra i 26 prodotti testati erano presenti solo sei marchi commercializzati anche in Italia, Aldi, Bonduelle, Demeter, dm, Lidl, Penny e Rapunzel, sia da agricoltura biologica che convenzionale: tutti quelli in lattina sono risultati contaminati da bisfenolo A. Solo i prodotti a marchio Demeter e dm, in vasetto di vetro, sono privi del contaminante chimico.
Il problema del bisfenolo A nel mais
Ma come arriva il BPA nel mais? Il bisfenolo A è considerato da tempo come un interferente endocrino ed è ufficialmente classificato nell’UE come potenzialmente tossica per la riproduzione. Tuttavia, è ancora molto utilizzato per la produzione di resine epossidiche usate per il rivestimento interno delle lattine per alimenti. Dal rivestimento, poi, il BPA migra negli alimenti contenuti nella lattina, come il mais del test.
Come spiega Öko-Test uno studio tedesco del 2018 ha mostrato che durante i primi 20 minuti del processo di sterilizzazione degli alimenti in scatola, gran parte del bisfenolo A presente nella vernice migra nel cibo: più alta è la temperatura, maggiore è la quantità di BPA che migra.
Il test, tuttavia, ha trovato la sostanze chimica anche nel mais confezionato in lattine con rivestimento interno senza BPA: com’è possibile? Secondo alcuni produttori, una spiegazione plausibile potrebbe essere legato al fatto che le resine epossidiche sono ancora utilizzate nel rivestimento esterno di molte lattine e piccole quantità di BPA possono essere trasferite alla vernice interna per contaminazione crociata. Attualmente non si può evitare che ciò accada anche rispettando le migliori pratiche di produzione.
Vietare il bisfenolo A
Risultati del genere, però, potrebbero presto essere soltanto un ricordo. La Commissione europea, infatti, lo scorso febbraio ha proposto di vietare il bisfenolo A (BPA) e altri bisfenoli in tutti i materiali a contatto con gli alimenti (MOCA). La decisione della Commissione europea, sostenuta dagli stati membri, è arrivata dopo la pubblicazione di un parere scientifico dell’Autorità europea della sicurezza alimentare (EFSA) sul bisfenolo A, secondo cui i livelli di esposizione delle cittadine e dei cittadini UE sono troppo alti.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, Öko-Test
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Si può quindi ragionevolmente supporre che il problema non riguardi solo il mais ma tutti gli alimenti confezionati in lattina in questo modo?
Stavo pensando che in televisione ci sono tante stupidaggini, tanti programmi inutili…ma manca una trasmssione importante dedicata ai consumatori e a tutti i temi che tratta il fatto alimentare o ai test dei prodotti alimentari, tecnologici ecc… Forse la RAI , troppo legata alla pubblicità, è tra le poche emittenti europee , concessionarie del servizio pubblico, che non prevedono programmi del genere (e pensare che una volta c’era la mitica di TASCA NOSTRA che guardavo da bambino e mi ha fatto appassionare a questi temi) .
Tornando in argomento, il PBA è presente in tutte le lattine. So che esistono anche quelle che non ce l’hanno ma in Italia sono rarissime, perciò , l’unica alternativa è il vetro.
Ovviamente il liquido di governo va buttato e il contenuto va risciacquato, ma non se se queste operazioni aiutino a ridurre il llivello di PBA, perché gli “inquinanti” penetrano nell’alimento.
È durato meno di un mese e mezzo lo stop della Provincia di Alessandria alla produzione di Pfas cC604 da parte del polo chimico Syensgo (ex Solvay), che era stato trovato nelle falde acquifere circostanti. Secondo l’ex assessore all’ambiente Claudio Lombardi, la decisione è arrivata dopo un’accesa discussione con l’Arpa
Le lattine porta-alimenti senza Pfas non esistono.
Possono essere senza BPA ma viene sostituito con qualcosa di altro della stessa famiglia.