La peste suina avanza. Dopo l’arrivo un mese fa alle porte di Langhirano patria de prosciutto di Parma, sono state trovate carcasse di cinghiali morti a Bubbio nell’Astigiano e il 2 maggio a Ligugnana Val D’Arda, praticamente in pianura Padana dove ci sono centinaia di allevamenti. Le cartine geografiche con i punti di ritrovamento sono state aggiornate e comprendono ormai le province di Parma, Pavia e Novara oltre a Milano. Gli ultimi abbattimenti e ritrovamenti datati 7 e 10 maggio indicano ormai l’arrivo a Santa Maria della Versa e a Plozzano a pochissimi chilometri dagli allevamenti di maiali. La situazione è fuori controllo? I ritrovamenti continuano a ritmo serrato, adesso siamo a 2.027 e pochi si sbilanciano nelle previsioni.
La vicenda della peste suina
I progressivi avanzamenti dei cinghiali malati e la mancanza di una strategia adeguata per fronteggiare la peste suina, non incrementano certo la fiducia verso le istituzioni, che per due anni hanno mostrato l’assoluta incapacità nella gestione della crisi. In questa situazione disastrosa per l’intero comparto suinicolo, fa notizia il progetto di impiegare 177 militari dell’esercito. Si tratta di uscite che fanno sorridere gli esperti. Mostrare i muscoli citando l’esercito come elemento “risolutore” può colpire l’immaginario collettivo, ma non demotiva i cinghiali. I fucili dell’esercito non sono adatti, il numero dei soggetti incaricati di sparare è ridicolo e poi servirebbe un corso di caccia preliminare per spiegare cosa vuol dire cacciare i cinghiali.
Il fallimento dei commissari straordinari nominati dal Ministero della salute era già evidente un anno fa, quando i funzionari europei hanno fatto un sopralluogo dal 15 al 27 giugno 2023 per monitorare l’andamento della peste suina. Il report della Direzione generale per la salute e la sicurezza alimentare (Dg Sante), pubblicato il 22 aprile 2024 (accompagnato dai riscontri forniti dall’autorità nazionale a dicembre del 2023) fotografa la situazione a distanza di un anno e mezzo dalla comparsa della malattia in Italia (nel gennaio 2022).
Il report europeo
“Le autorità regionali non sono state in grado di attuare adeguatamente il piano d’azione nazionale per i suini selvatici, tra i cui obiettivi figurava la riduzione della popolazione di suini selvatici. L’abbondanza di suini selvatici compromette gli sforzi delle autorità e dei cacciatori volti a rallentare la diffusione dell’infezione. Inoltre l’impegno delle autorità volto a confinare la popolazione di suini selvatici infetti e limitare il loro contatto con animali sani nelle aree adiacenti (recinzione delle zone infette) non ha dato esito positivo. Nelle regioni visitate non sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati; in Liguria, ad esempio, su una popolazione stimata di circa 60.000 suini selvatici e un obiettivo di abbattimento di 30.000 capi nel corso dell’ultima stagione venatoria, ne sono stati abbattuti solo 13.300.”
Positivo il ruolo delle autorità veterinarie, dice il report, che “sono complessivamente riuscite in larga misura a tenere lontana la malattia dagli allevamenti di suini grazie a un sistema aggiornato e accurato di registrazione degli allevamenti di maiali”. Al contrario, le autorità regionali “non sono riuscite ad attuare adeguatamente il piano d’azione nazionale con l’obiettivo di ridurre il numero di suini selvatici“. La notevole popolazione di cinghiali – osserva la Dg Sante – mina gli sforzi delle autorità e dei cacciatori per rallentare la diffusione dell’infezione“. Tant’è vero che in autunno la peste è entrata in alcuni allevamenti di Pavia e oltre 40mila suini sono stati abbattuti.
Una strategia perdente
Inoltre, lo sforzo delle autorità di confinare la popolazione di suini selvatici infetti e di limitare il loro contatto con soggetti sani nelle aree adiacenti (recinzione delle zone infette) “non ha avuto successo [….] a causa di ritardi e difficoltà nell’attuazione delle misure contemplate dai programmi di eradicazione regionali. Questo ha portato, dall’inizio dell’epidemia, a un ampliamento graduale dell’aerea infetta. Le autorità hanno concesso un numero limitato di deroghe per i movimenti, e solo per quelli all’interno delle zone soggette a restrizioni II, a determinate condizioni. Tuttavia tali restrizioni non hanno potuto garantire la completa assenza di circolazione delle carni suine/dei prodotti a base di carni suine al di fuori delle zone soggette a restrizioni.
Le responsabilità
Mentre un anno fa circa l’audit europeo sulla peste suina era in corso, e la delegazione europea accertava la grande inefficienza delle autorità regionali, un soggetto interessato come il Consorzio del prosciutto di Parma pensava alle sagre di paese, e Coldiretti era distratta e inseguiva le navi di grano duro (assolutamente in regola) in arrivo nei porti della Sicilia e della Puglia. Il governo nel frattempo ha sospeso il Commissario straordinario nel febbraio 2024 per due mesi, poi lo ha rinominato e dopo 15 giorni è arrivato anche lo staff.
Ristori
Di fronte a questa situazione tragicomica, non può sfuggire la dichiarazione di Stefano Fanti presidente del Consorzio del prosciutto di Parma rilasciata alla fiera Cibus di Parma ad AdnKronos in cui dice “La peste suina si avvicina alle zone a vocazione suinicola come la bassa Lombardia e rischiamo di non avere la materia prima per il prosciutto”. Dopo due anni e mezzo Fanti si è accorto del problema, quando ormai le carcasse dei cinghiali sono bussano alle porte di Langhirano.
Ma forse i problemi non sono così gravi come a noi cronisti è apparso sin dall’inizio. Qualcuno forse aveva previsto una certa evoluzione dell’epidemia. E infatti a fianco delle 2.025 carcasse di cinghiali ritrovate in 7 Regioni e il rischio di un blocco progressivo delle esportazioni, sono arrivati 40 milioni di ristori. I cinghiali però non conoscono il fresco profumo dei soldi e continuano a scorrazzare, per cui prima o poi il virus della peste arriverà negli allevamenti. Qualcuno si mostrerà meravigliato e arriveranno altri ristori?
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Il primo caso di peste suina in Italia è del gennaio 2022. Il Direttore del Parma oggi si accorge che potrebbe venire a mancare la materia prima….just in time… verrebbe da dire. Probabilmente non si sono scomposti perché hanno avuto ampie rassicurazioni sui ristori. D’altronde il Consorzio del Parma ha sempre goduto di ampi favoritismi da parte delle istituzioni italiane, a tutti i livelli (vedasi vicenda Prosciuttopoli con i suoi strascichi vari). E fa ridere che continuino a dire che loro non hanno alcun potere in determinati ambiti (come quello attinente alla sanità), visto che di fatto condizionano e determinano le scelte politiche che caratterizzano la suinicoltura italiana da più di trent’anni.
Mi astengo dal commentare perché verrei censurato, ma come altre cose in Italia…
Alla fine della fiera chi ne farà le spese saremo sempre noi consumatori… Carenza materia prima = impennata dei prezzi… Per quanto riguarda invece le orecchie da mercante dei consorzi, mi viene da pensare che oltre alla certezza dei ristori dati come se piovesse avranno nella manica qualche altro asso da giocare… come qualche bella modifica del disciplinare DOP per sopperire alla mancanza della materia prima. Come sempre il profitto davanti a tutto