Ricercatore, scienziato o tecnico con guanti, mascherina e occhiali protettivi, maneggia beuta con acqua o liquido trasparente

MicrobiomaI microbi sono dappertutto perché la vita sulla Terra è costituita per l’82% da piante, poi ci sono il 13% di batteri, il 5% di animali (insetti, funghi, pesci e altre specie) e soltanto 0,01% dall’uomo. C’è di più: l’86% della vita si trova sulla terraferma, l’1% negli oceani e il 13% sottoterra, soprattutto batteri. I batteri con altri microrganismi fanno parte di noi e, secondo gli studi più recenti, l’essere umano è formato da circa trentamila miliardi di cellule e da 39mila miliardi di microrganismi, che nell’insieme sono denominati microbiota,e il loro patrimonio genetico chiamato microbioma. La maggior parte risiede nell’intestino dove intervengono nell’utilizzo degli alimenti e impedendo il proliferare dei patogeni e lo sviluppo di malattie infettive.

Non è da molto tempo che abbiamo abbandonato l’idea che tutti gli organi interni dell’uomo siano sterili, riconoscendo che i microrganismi si trovano in specifiche aree come l’intestino, la bocca, la pelle, la vagina e le vie respiratorie polmonari. Sempre più ampio è l’accordo sull’importante ruolo che questi microrganismi hanno per la nostra salute e che un’alterazione della loro composizione concorre all’insorgenza di molte sindromi e di diversi disturbi metabolici.

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L’intestino rappresenta condizioni di vita favorevoli alla crescita dei microrganismi che ospita

Se dalla fine del secolo XIX abbiano sviluppato l’idea che in alcuni casi i batteri presenti negli alimenti possano provocare malattie (tossinfezioni alimentari), ora ci stiamo rendendo conto che la gran parte dei microrganismi presenti negli alimenti non solo sono innocui, ma hanno anche un ruolo positivo sulla salute e che vivere mangiando solo cibi sterili oltre ad essere innaturale, ci priva di importanti difese. Attualmente però non ci sono sufficienti conoscenze sulla normale composizione dei microbioti.

I microrganismi con i quali conviviamo sono i protagonisti dell’antagonismo microbico, ovvero il meccanismo di competizione attraverso il quale i nostri batteri impediscono l’impianto di batteri patogeni esterni o esogeni. Inoltre nell’intestino i batteri anaerobi producono acidi grassi e altri metaboliti che rendono il contenuto intestinale inospitale per batteri esogeni. Nella vagina i lattobacilli fermentando il glicogeno producono acido lattico e un ambiente acido sfavorevole ai microrganismi patogeni. L’intestino rappresenta condizioni di vita favorevoli alla crescita dei microrganismi che ospita: c’è infatti cibo abbondante (cibo in fase di digestione) e un bassissimo contenuto di ossigeno che costituisce un veleno per questi microrganismi che sono per la maggior parte anaerobici.

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La gran parte dei microrganismi presenti negli alimenti hanno anche un ruolo positivo sul benessere del nostro microbiota intestinale

È sempre più evidente che i microbioti influenzano profondamente chi li ospita e studi sugli animali indicano che una significativa riduzione della diversità delle nostre popolazioni microbiche può spiegare aspetti di malattie umane come la fibrosi cistica, la malattia polmonare cronica ostruttiva, la malattia di Crohn e la sindrome dell’intestino irritabile.

Gli alimenti sterili o quasi sono pochi. Nel cibo sono normalmente presenti quantità più o meno elevate di microrganismi che non creano pericoli per la salute del consumatore, ma anzi possono partecipare alla modulazione del microbiota, anche se a lungo andare possono causare il deterioramento dell’alimento stesso. Un secondo gruppo è costituito da un piccolo numero patogeni o potenzialmente tali per i quali bisogna mettere in atto misure di controllo. Un terzo gruppo di microrganismi è costituito da microrganismi ubiquitari e molto abbondanti in natura che possono rappresentare un campanello d’allarme per il consumo. In questi ultimi decenni le conoscenze sui microbiota stanno fornendo prospettive promettenti per applicazioni terapeutiche, agricole e d’acquacoltura e per migliorare la salute e aumentare la produttività di alimenti. Gli scienziati sono concordi  nel ritenere che la ricerca sul microbiota cambierà il nostro modo di vivere.

Bedetti C., Barbaro M. C. -A tavola con i microrganismi: spunti per un’azione didattica – Istituto Superiore di Sanità, Roma 2006)

Groussin M. e Mazel FG. – Èvolution des microbiotes intestinaux de mammifères et ses conséquences sur la santé humaine – Med Sci (Paris), 33, 1038 – 1042, 2017.

Udaondo Z., Molina‐Santiago C. – Microbiomes as the new keystone for life sciences development – Microb. Biotechnol., 1

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Ugo Laneri
Ugo Laneri
23 Settembre 2021 18:01

L’articolo è eccellente e non poteva essere da meno, data la competenza del Prof. Ballarini.
alla bibliografia aggiungerei il libro: L’intestino felice di Giulia Enders