Il pangasio in Italia non gode di una buona fama. Molti consumatori sono convinti che si tratti di filetti di un pesce di qualità mediocre, allevato in Vietnam in acque inquinate situate nel delta del fiume Mekong. Il declassamento si deve soprattutto a notizie infondate, create in modo artificioso, come dimostra anche un articolo pubblicato su Il Mattino di Napoli. E non giova certo alla sua causa l’abitudine di alcune pescherie di frodare i clienti vendendo filetti di pangasio come filetti di cernia (come si è visto in un recente servizio di Striscia la notizia).
Ilfattoalimentare.it vuole descrivere un’altra realtà, estrapolata da un recentissimo studio realizzato su 25 campioni di filetti di pangasio, acquistati in differenti supermercati di Roma, e sottoposti a esami nei laboratori dell’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Inran). L’esito delle analisi conferma i risultati ottenuti nel 2008 dagli stessi ricercatori, in un lavoro analogo.
«Siamo di fronte a pesci allevati in grandi impianti industriali che esportano in diversi Paesi europei – spiega Elena Orban responsabile della ricerca dell’Inran – per questo motivo il prodotto risulta abbastanza standardizzato e controllato. Si tratta di filetti con un’elevata quantità di acqua, poco grasso e un sapore neutro gradito dai bambini, che in genere non amano i gusti forti.
Da un punto di vista nutrizionale, il pangasio contiene pochi omega 3 rispetto ai filetti di trota, salmone, orate e spigole di allevamento e selvagge, alici, sardine e altri pesci (2,5-7% contro il 20-38%, misurato sul totale degli acidi grassi). Questo aspetto va considerato con attenzione, perché l’importanza del consumo di pesce è legata alla presenza degli omega 3. Si tratta di un elemento distintivo rispetto ad altre fonti di proteine, come la carne.
Premesso che i filetti di pangasio sono classificati come pesce magro (1-3% grammi di grasso), va detto che in questa piccola frazione prevalgono gli acidi grassi saturi (40-45% del totale, un valore che negli altri pesci di allevamento si dimezza, mentre nelle specie catturate in mare varia dal 32 al 38%.) I valori che abbiamo riscontrato sugli aspetti nutrizionali – conclude Orban – sono gli stessi trovati da una recente ricerca pubblicata da un istituto tedesco».
Giornalista scientifica
E’la prima volta che compro, (congelato), questa caegoria di pesce e posso assicurare che trovo il suo sapore estremamente
gustoso.
io sono pochi giorni che ne faccio uso,x via di una dieta. sento mia suocera che non ne ha una bella opinione e lei di solito non sbaglia mai in fatto di cibo! sono un tantino confusa però stasera lo devo mangiare
Il pangasio, come la tilapia, e’ un pesce magro perciò privo delle qualità nutrizionali proprie di pesci grassi (come l’anguilla) o semi-grassi (come la trota e lo sgombro) che sono ricchi in acidi grassi Omega3. Merita tuttavia apprezzamento per l’apporto di proteine nobili a buon mercato. Sarebbe bello poter disporre di informazioni aggiuntive in merito alla sostenibilità delle condizioni di allevamento, e i consumatori potranno fare la loro parte nel privilegiare prodotti ittici di acquacoltura che offrano idonee garanzie in questo senso
Il pangasio ha una frazione lipida modesta, circa il 2% e di questi la metà è costituita da grassi saturi. La frazione proteica è del 15% circa..il resto, quasi l’80% è costituito da acqua, grazie anche all’uso massiccio di sodio tripolifosfato, aggiunto in fase di trasformazione attraverso lâ
Simone, è vero il polifosfato sui filetti congelati e surgelati è ammesso. Mi risulta che il filetto di pangasio non viene trattato con microaghi ma per immersione del prodotto in acqua e polifosfati. Naturalmente il trattamento va dichiarato in etichetta
Vale
Riguardo il pangasio, è prassi dell’esportatore utilizzare derivati dei fosfati, anche di sintesi che, oltre a trattenere acqua, agiscono anche come antimicrobici (sono detti antimicrobici secondari). Dunque la pratica è ricorrente, per motivi di igiene alimentare e di conservazione ottimale di un prodotto facilmente deperibile. Nei nostri supermercati, in genere il pangasio è venduto come prodotto decongelato sfuso e, almeno dalle mie parti, il cartellino riporta quasi sempre la presena dell’E451. A volte, non so se per errore o meno, ho notato in etichetta la presenza dell’E462, ovvero l’etilcellulosa (nello specifico nei supermercati Coop), utilizzata come addensante ma per quanto ne so, il suo uso in Europa è limitato, inoltre ricordo non può essere usato come emulsionante. Nelle confezioni dei banchi frigo, talvolta è riportata la presenza dell’E451, a volte invece, nella lista degli ingredienti, è riportata la presenza di sale ed E331 ed E332 (classe dei citrati). Un esempio, il prodotto della ditta FrescoGel. Tuttavia online (vedere qui ), il prodotto riporta la presenza di E452, molto simile all’E451.
Infine, nei sacchettoni da 20 o più kg spesso, non è riportata neanche la presenza di sale. In questi ultimi casi, credo che il prodotto venga poi riconfezionato e correttamente etichettato. Non sono rari i casi di omissione e dunque etichettature non rispondenti ai requisiti della normativa attuale.
http://www.biologiamarina.eu
Ã
Direi che leggere queste notizie è piuttosto confortante: trovo il pangasio davvero buono e leggero, sia per lo stomaco sia per il portafoglio e onestamente in questi tempi di crisi..e quando si è a dieta…è un sospiro di sollievo!! Lo hanno pressocchè demonizzato e io sinceramente non ho mai sentito cattivo o strano sapore, come invece mi è successo comprando alici o cefali o salpe o altro pesce azzurro che sa praticamente di cherosene!!!E ho detto tutto!! Ok all’impatto zero, ok a ridare valore ai prodotti italiani..ma..o anche a prezzi modici per un nutriente che non deve mai mancare almeno una volta alla settimana se non due!!
Grazie a chi ha voluto puntualizzare!