L’eco della fame in Africa risuona ancora a Strasburgo. Il 4 ottobre si è tenuta l’audizione pubblica sulla sicurezza alimentare in Africa, organizzata dalla Commissione per lo Sviluppo al Parlamento europeo. Già nel 2008 l’allora Presidente del Parlamento Europeo Hans-Gert Pöttering, aveva inaugurato il seminario “Chi nutrirà il mondo” ricordando che 850 milioni di persone soffrivano di denutrizione. Non abbastanza, visto che nei tre anni trascorsi altri 75 milioni – quasi il numero dei cittadini tedeschi – si sono aggiunti alla ‘ricca’ lista degli affamati.

All’audizione del 4 ottobre il rappresentante speciale del Segretariato Generale ONU sulla Sicurezza Alimentare e Nutrizione David Nabarro, ha indicato l’agricoltura sostenibile come possibile via di sviluppo. A ben vedere, già l’8 marzo Olivier De Schutter aveva presentato un rapporto in cui si evidenzia che agricoltori locali su piccola scala, nelle regioni critiche del pianeta, potrebbero raddoppiare la produzione di alimenti in un decennio utilizzando metodi ecologici.

Sulla questione è così intervenuto anche Mamadou Cissokho, presidente dell’Organizzazione degli Agricoltori dell’Africa occidentale, il quale ha lanciato un appello ai governi africani affinché si assumano le proprie responsabilità e facciano di più per gli agricoltori locali.  Il dibattito si è poi orientato verso i principali ostacoli all’agricoltura nel continente africano come la   rapina delle terre da parte di investitori stranieri ( land-grabbing). Si tratta di un fenomeno fuori controllo, verso il quale è stata sollecitata una “maggiore attenzione”. La seconda questione di rilievo riguarda la speculazione finanziaria basata sui listini delle derrate agricole. Un altro argomento ben noto, al quale pure il Prof. De Schutter aveva dedicato priorità in vista del primo G20 Agricoltura, senza peraltro ricevere ascolto.

Non a caso sia il “land grabbing”, sia le speculazioni sulle “commodities” sono al centro della recente risoluzione del Parlamento europeo per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad affrontare la crisi degli approvvigionamenti alimentari.

La risoluzione del Parlamento identifica alcune possibili risposte quali la formazione, l’associazionismo, il microcredito. Alla fine il dibattito ha sfiorato il tema delle politiche commerciali internazionali. La situazioen è complicata perchè  troppo spesso in nome della libera circolazione delle merci l’Occidente esporta nei Paesi in Via di Sviluppo materie prime a prezzi stracciati per via degli incentivi agricoli europei che spesso mettono in crisi le produzioni locali.

Dario Dongo, con la collaborazione di Paolo Patruno

 

Per maggiori informazioni:

– risoluzione del Parlamento europeo, del 27 settembre 2011, su un quadro strategico dell’Unione europea per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad affrontare i problemi della sicurezza alimentare