Vi proponiamo il parere della sezione Veterinaria e sicurezza alimentare della Regione Marche sull’olio di palma redatto sulla base del documento Efsa. Il parere evidenzia in modo chiaro il rischio per la salute per i bambini e i ragazzi “La stima della media e le esposizioni elevate al monocloropropandiolo – contaminante presente nell’olio di palma (NdR) – per le fasce di età più bassa, adolescenti compresi (fino a 18 anni di età), superano la Dose giornaliera tollerabile e costituiscono un potenziale rischio per la salute”.
I contaminanti nell’olio di palma
Recentemente il gruppo di lavoro CONTAM dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha pubblicato uno studio sui rischi per la salute pubblica derivanti dalle sostanze: glicidil esteri degli acidi grassi (GE), 3-monocloropropandiolo (3-MCPD) e 2-monocloropropandiolo (2-MCPD) e loro esteri degli acidi grassi
Queste sostanze si formano durante le lavorazioni alimentari, in particolare quando gli oli vegetali vengono raffinati ad alte temperature (intorno ai 200 °C).
Il gruppo di studio ha valutato le caratteristiche dei contaminanti che si formano durante la lavorazione dell’olio di palma, ma anche di altri oli vegetali, delle margarine e di alcuni prodotti alimentari trasformati. Questi contaminanti possono essere potenziale causa di problemi di salute per il consumatore medio di tali alimenti nella fascia di età giovanile e per i forti consumatori di tutte le fasce d’età.
I più elevati livelli di GE, come pure di 3-MCPD e 2-MCPD sono stati rinvenuti in oli di palma e grassi di palma, seguiti da altri oli e grassi. Per i consumatori di tre anni di età, e oltre, margarine, dolci e torte sono tra le principali fonti di esposizione a tutte queste sostanze.
I rischi per bambini e adolescenti
Studiando uno dei composti precursori dei GE, il glicidolo, sono state riscontrate “evidenze sufficienti” che sia “genotossico e cancerogeno”: per tale sostanza non è stato possibile stabilire un livello di sicurezza. Nel valutare le sostanze genotossiche e cancerogene che sono presenti accidentalmente nella catena alimentare, l’EFSA calcola un cosiddetto “margine di esposizione” per i consumatori. In generale, maggiore è il margine di esposizione, più basso è il livello di preoccupazione per i consumatori.
“L’esposizione ai GE dei bambini che consumino esclusivamente alimenti per lattanti costituisce motivo di particolare preoccupazione, in quanto è fino a dieci volte quella che sarebbero considerata di lieve preoccupazione per la salute pubblica”. L’analisi ha messo in luce che i livelli di GE negli oli e grassi di palma si sono dimezzati tra il 2010 e il 2015, grazie alle misure volontarie adottate dai produttori. Ciò ha contribuito a un calo importante dell’esposizione dei consumatori a dette sostanze.
L’olio di palma responsabile dell’esposizione
Per il 3-MCPD e i suoi esteri degli acidi grassi è stata fissata una dose giornaliera tollerabile (Dgt) di 0,8 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno (µg/kg di peso corporeo/giorno), sulla base delle evidenze che collegano questa sostanza a un danno d’organo nei test sugli animali. Le informazioni tossicologiche sono invece troppo limitate per stabilire un livello di sicurezza per 2-MCPD. La stima della media e le esposizioni elevate al monocloropropandiolo (sia 3-MCPD che 2-MCPD) per le fasce di età più bassa, adolescenti compresi (fino a 18 anni di età), superano la Dgt e costituiscono un potenziale rischio per la salute. L’olio di palma contribuisce in maniera rilevante all’esposizione a 3-MCPD e 2-MCPD nella maggior parte dei soggetti. A differenze del glicidolo, i livelli di 3-MCPD e dei suoi esteri degli acidi grassi negli oli vegetali sono rimasti in gran parte invariati nel corso degli ultimi cinque anni.
Lo studio può fornire informazioni utili per gestire i potenziali rischi per i consumatori, legati all’esposizione a tali sostanze negli alimenti. Il gruppo scientifico ha inoltre espresso una serie di raccomandazioni affinché si conducano ulteriori ricerche per migliorare le conoscenze sulla tossicità di queste sostanze, in particolare del 2-MCPD, e sull’esposizione dei consumatori ad essi tramite l’alimentazione.
Valentina Rebella (medico specializzata in Igiene e medicina preventiva presso Asur Marche)
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Salve ma cosa succede con altri oli vegetali che sostituiscono il palma? Per completezza sarebbe opportuno riportate tutti i dati…altrimenti sembra solo una campagna contro il palma, spero invece riguardi problemi più ampi e di salute dei consumatori.
Inoltre cosa mi dite dell’acrilammide, non so se sia un problema più grosso e diffuso.
Grazie
Io non capisco. Ho aperto l’allegato 1 e a pagina 30-34 del pdf ci sono tre tabelle per le tre sostanze incriminate di fare male: 3-MCPD e 2-MCPD e glicidolo. L’ultima sostanza è un precursore ma tant’è.
La tabella da per l’olio d’oliva (crudo?): 48, 86 e 15 µg di 3-MCPD e 2-MCPD e glicidolo per kg di olio. Sono valori così bassi che anche bevendosi una bottiglia da litro di olio di oliva non si superano le dosi raccomandate in un giorno.
Andando a vedere gli oli di semi la situazione è disastrosa, non parliamo del palma ma degli altri oli che mi sembravano buoni. In pratica sono degli oli fritti!
Per esempio l’olio di semi di girasole ha un quantitativo di 3-MCPD pari a 521 µg/kg. È pari a 10 volte quello dell’olio di oliva! Una persona da 50 kg sfora il limite di tollerabilità con solo mezzo bicchiere di olio di girasole al giorno che sono 900 kcalorie.
E si sta parlando del solo 3-MCPD. Con l’alimentazione fatta di prodotti industriali siamo presumibilmente vicino al limite per tutte le sostanze, gli studi sono fatti somministrando ai topi i singoli composti tossici ma noi li mangiamo tutti assieme!
Se poi ci mettiamo anche l’olio di palma nel discorso è un disastro.
Difatti non viene sottolineato, ma alti livelli di quelle sostanze sono stati anche in olio di girasole e cocco.
Negli articoli avevamo specificato che il problema del glicidiolo, del 3-monocloropropandiolo (3-MCPD) e del 2-monocloropropandiolo (2-MCPD) e loro esteri degli acidi grassi (GE, glicidil esteri degli acidi grassi) riguarda anche altri oli vegetali e margarine, ma l’aspetto saliente è che il grasso tropicale ne contiene da 6 a 10 volte di più : http://www.ilfattoalimentare.it/olio-di-palma-sostanze-cancerogene.html
@ Valeria
Ok il ragionamento che l’olio di palma contiene meno di 6 volte (valore in diminuzione di anno in anno) di 3-MCPD rispetto all’olio di girasole è corretto. Ma la RDA di grassi è di 700 kcal e se me li mangio tutti in olio di semi o olio di girasole arrivo vicino al limite di 0.8 µg/kg di peso corporeo al giorno di 3-MCPD. Questo soprattutto per le donne che hanno un peso minore.
Poi il problema non è solo il 3-MCPD ma una serie di sostanze cui la dieta industriale che troviamo al supermercato ci fa assumere e sono tutti quantitativi vicini al limite tollerabile. Gli effetti singoli sono presi in considerazione dalle ricerche scientifiche ma assumere tantissime sostanze nocive vicino ai limiti massimi non è la stessa cosa di assumerne solo una. Su questo la scienza non ci da alcuna risposta e le risposte arrivano solo dalla epidemiologia quando il danno è fatto.
Olio di palma: 2,912 µg/kg di 3-MCPD
Olio di girasole: 521 µg/kg di 3-MCPD
Olio di oliva: 48 µg/kg di 3-MCPD