Tra dieci mesi New York potrebbe vietare la vendita di bevande in bicchieri con  capacità superiore al mezzo litro (16 once).

Il provvedimento interesserà bibite gassate e zuccherate, tè e caffè freddi, energy e sport drinks e bevande alla frutta servite in bar, ristoranti, fast food, distributori automatici, cinema, teatri, chioschi stradali, arene sportive e luoghi pubblici. L’iniziativa è firmata da Michael Bloomberg, il sindaco della città che ha già fatto altre battaglie salutistiche. Se il provvedimento verrà approvato tutti dovranno ritirare dal mercato qualunque confezione che superi le 16 once, pena una multa da 200 dollari. Solo le bevande light a zero calorie in confezioni da 25 cc (8 once), i succhi di frutta e le bibite a base di latte non dovranno ridurre le porzioni (vedi tabella).
Per quanto riguarda i negozi, solo discount e supermercati potranno continuare a vendere bottiglie e lattine maxi.

La proposta di Mr Bloomberg non è stata ancora approvata dal New York City Board of Health, ma ci sono buone probabilità che lo sia a breve, perché secondo il sindaco si tratta di una norma che tutela la salute dei concittadini e, in quanto tale, non deve passare il vaglio – più severo – di corti e leggi federali. In caso di responso positivo, il regolamento dovrebbe entrare in vigore dopo il mese di marzo 2013, per dare tempo ai produttori di ritirare le confezioni non più ammesse. Nel frattempo le reazioni sono molto vivaci. La branca newyorkese dell’American Beverage Association, la New York City Beverage Association ha già dichiarato: «Quella della New York City Board of Health verso le bevande gassate è una vera ossessione, ma questi zelanti propositi distraggono da azioni ben più serie che sarebbero indispensabili per combattere davvero l’obesità».

 

Altri hanno creato un personaggio satirico chiamato Tata Bloomberg, per sottolineare quanto il sindaco invada la libertà di scelta e abbia un atteggiamento paternalistico verso i concittadini (più della metà dei quali è ritenuto obeso o in sovrappeso).
Tanta acredine è comprensibile se si analizza quello che Bloomberg ha già fatto non solo nei confronti delle bibite che, secondo le statistiche, sono bevute almeno una volta al giorno da un newyorkese su tre.

 

 Time sintetizza così le azioni del sindaco in difesa della salute, sottolineando come queste iniziative che semb ravano azzardate hanno trovato seguito in tutto il paese e anche all’estero:

•    2002: divieto di fumo nei luoghi pubblici, adottato poi da molte città tra le quali Aspen, San Luis (California) e altre e in molti paesi, Italia compresa
•    2005: New York diventa la prima città che obbliga i ristoratori e in generale chi vende alimenti pronti a indicare esplicitamente l’utilizzo di acidi grassi trans nei piatti. Provvedimento adottato anche da San Francisco e Filadelfia, oggi l’iniziativa è oggetto di valutazione in diversi progetti di legge nazionali e federali;
•    2008: New York è la  prima città che obbliga i ristoratori a indicare le calorie sui menu. Seattle segue l’esempio di New York, e oggi una legge federale impone lo stesso obbligo a tutte le catene con più di 20 punti vendita a livello nazionale;
•    2010: nel suo primo attacco alle bevande gassate, Bloomberg prova a vi etare l’uso di buoni per l’acquisto di soda, ma lo US Department of Agriculture boccia la proposta perché sarebbe troppo complicata da realizzare;
•    2012: Bloomberg torna alla carica chiedendo di imporre una soda tax di un penny per ogni oncia di soda venduta, ma la legge non passa;
•    2011: il sindaco vieta il fumo anche nei luoghi pubblici all’aperto quali parchi, spiagge, piazze, strade;
•    2012: oltre alla richiesta di diminuire il volume delle lattine e delle bottiglie, Bloomberg dichiara guerra anche al sale, e sta cercando di imporre una diminuzione del 25% di sale negli alimenti precucinati e nei piatti serviti nei ristoranti.

 

 

 

Oltre a tutto ciò, i muri della città e le gallerie della metropolitana, sono tappezzati di manifesti salutistici a volte molto espliciti come quelli che fanno vedere a quanto zucchero contengono le lattine di bibite zuccherate. Gli esperti ancora non si esprimono sull’efficacia di queste misure. Secondo alcuni si tratta di iniziative che non colpiscono le fasce più disagiate di popolazione maggiormente colpite dai problemi di sovrappeso e obesità. Secondo altri norme come l’indicazione delle calorie nei ristoranti ha già avuto effetto, perché i clienti tendono a mangiare meno, e nel complesso le misure risultano efficaci.

 

Molti fanno notare che in tante situazioni come le partite sportive, i film al cinema, gli spettacoli a teatro…,  non è agevole alzarsi per andare a prendere la seconda o la terza lattina, né entrare con più di un prodotto alla volta. È quindi probabile che ci sarà una diminuzione dei consumi. Queste misure hanno comunque un effetto educativo indiretto, perché sensibilizzano le persone, sia pure lentamente, a mangiare e bere di meno.

 

Agnese Codignola

Foto delle bibite: Photos.com

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lucia n.
lucia n.
11 Giugno 2012 12:32

Beh, finché si tratta di misure che vanno verso lâ