La presa di posizione della immunologa Antonella Viola, docente all’Università di Padova – che ha affermato di condividere la decisione dell’Irlanda di inserire nell’etichetta degli alcolici gli avvertimenti sui danni alla salute – ha scatenato polemiche tra i produttori di vino e i ricercatori, alcuni dei quali hanno messo in discussione le prese di posizione di organizzazioni internazionali come l’OMS o l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) che classifica l’alcol come cancerogeno. In un’intervista al Corriere della Sera, rilanciata poi da altre testate, Viola ha definito “giustissima” la decisione irlandese, già approvata peraltro dalla Commissione europea, ricordando “il legame tra il consumo – e non solo l’abuso – di alcol e i tumori al seno, del colon-retto, al fegato, all’esofago, a bocca e gola” e aggiungendo che “chi beve ha un cervello più piccolo”.
Durissima la reazione del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria, la cui presidente Novella Pastorelli ha definito “terrorismo e disinformazione” le dichiarazioni della ricercatrice, sostenendo che “affermare che il vino nuoce gravemente alla salute, crea un danno catastrofico all’economia vitivinicola d’Italia e al sistema di esportazione, provocando danni incalcolabili all’intero comparto”. Anche se in realtà Viola non ha negato che il vino faccia parte della nostra tradizione o che sia un piacere da concedersi occasionalmente, ma semplicemente ricordato che non esiste una dose minima entro la quale il consumo di alcolici possa essere considerato sicuro.
Un punto di vista condiviso dall’epidemiologo Pierluigi Luigi Lopalco, ex assessore alla sanità della Regione Puglia, il quale ha ricordato come Viola si sia limitata a riportare la posizione in merito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Mentre l’infettivologo Matteo Bassetti dell’Università di Genova è intervenuto polemicamente con un post Facebook in cui brinda ironicamente ad Antonella Viola con un calice di rosso, definendo le sue valutazioni “livelli di scienza elevatissimi. Inarrivabili per chi ama il vino”. Controcorrente anche il nutrizionista Giorgio Calabrese, che in un articolo apparso sulla stampa e rilanciato da Dagospia ha affermato che “Il vino consumato con moderazione e intelligenza – e lo dimostrano le evidenze scientifiche – ha effetti benefici, soprattutto se associato ai pasti”. La testata diretta da D’Agostino ha colto poi l’occasione per attaccare Viola definendola “in sbornia da visibilità”, e pubblicando una sua foto con un bicchiere di vino in mano (Peraltro la ricercatrice non ha mai detto di essere astemia, ha solo rilevato come si debbano valutare gli effetti di ciò che si consuma).
A sostegno delle posizioni di Viola è arrivata invece l’opinione autorevole di Emanuele Scafato, Direttore del centro OMS per la Ricerca e la Promozione della Salute sull’Alcol e le problematiche Alcol correlate e dell’Osservatorio Nazionale Alcol dell’Istituto Superiore di Sanità, che in un lungo post su Facebook ha ricordato come non abbia senso distinguere tra vino e altri alcolici – l’alcol è comunque alcol e il vino è la bevanda prevalente e di riferimento per i consumatori a rischio – e come “non esistano livelli di consumo sicuri per la salute”. Quanto al concetto che il vino, e in genere qualunque alcolico, “fa male e riduce il cervello” “giornalisticamente”, ricorda Scafato “rende bene l’idea del danno cellulare irreversibile per effetto dell’alcol sulle membrane neuronali in particolare dell’ippocampo e dell’interferenza dell’alcol sullo sviluppo della corteccia prefrontale”, un problema che rende particolarmente grave il consumo da parte degli adolescenti.
D’altronde, prosegue l’esperto “i produttori europei inseriscono già le avvertenze per la salute sulle etichette dei vini esportati in Usa e Canada”. (Tra l’altro, il Canada ha recentemente modificato le proprie line guida, riducendo a uno/due drink la settimana il consumo associato a un basso rischio). (Qui per leggere l’approfondimento di Emanuele Scafato sul Magazine della Fondazione Umberto Veronesi)
Mentre la Francia, che è tra i principali produttori ed esportatori di vino, spiega ancora Scafato, non ha nessun problema a trasmettere attraverso canali ufficiali messaggi come La bonne santé n’a rien à voir avec l’alcool (La buona salute non ha niente a che fare con l’alcol).
Non significa che si debba rinunciare del tutto al vino, ma bisogna essere consapevoli degli effetti dell’alcol sull’organismo. “Ognuno è libero di fare e vivere come vuole”, sottolinea Antonella Viola, “ma almeno forniamo gli strumenti per conoscere prima le conseguenze delle proprie scelte”. Mentre Lopalco ricorda che “conta anche la cultura di un Paese e il benessere che provoca il bere un bicchiere di vino, magari in compagnia. Ma tutto deve essere coniugato con un rischio, basso e accettabile, per perseguire quel benessere”.
© Riproduzione riservata. Foto: Sante.fr
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giornalista scientifica
Se diamo scientificamente per asssodato che l’alcool, a qualsiasi dosaggio, “…causa un danno cellulare irreversibile alle membrane neuronali… e interferisce sullo sviluppo della corteccia prefrontale, un problema che rende particolarmente grave il consumo da parte degli adolescenti…” che cosa dovremmo dire del consumo di cannabis, che molti esponenti della società civile vorrebbero liberalizzare “…per uso ludico”?
Nota per la Redazione: Riprovo a esprimere il mio desiderio contribuendo a smentire questa calunnia nel confronti del Vino; sperando che venga pubblicato.
Sono giornalista pubblicista e progettista alimentare. Ho contribuito, economicamente, per alcuni anni alla vostra impresa sui fatti del cibo, ma come già scritto nella mia email a cui non avuto riscontro, non avete mai pubblicato un mio commento. Spero di riuscirci con questo ennesimo tentativo.
“Desidero esprimere un commento tratto da una fonte ben più autorevole di qualsiasi altro organo ufficiale: la Bibbia.
• Gesù offrì ai suoi apostoli un calice di vino (come salvezza) in rappresentanza del suo sangue.
• Gesù, alle nozze di Canaan trasformò la semplice acqua in ottimo vino.
• L’apostolo Paolo consigliò un bicchiere di vino al al giorno suo discepolo Timoteo che aveva disturrbi allo stomaco.
Fonti:La Bibbia descrive il vino come un dono di Dio che può rendere la vita più piacevole (Salmo 104:14, 15; Ecclesiaste 3:13; 9:7). La Bibbia inoltre riconosce il valore terapeutico del vino (1 Timoteo 5:23)”.
Bellissimo l’accostamento. Degno di una notevole intuizione di marketing, ma…stai mischiando la teologia con il metodo scientifico che, come spero sia – o dovrebbe essere – ormai noto, hanno poco da spartire. Altrimenti si conferma il noto ossimoro “fede nella scienza”. Tutti questi interventi sembrano dimenticare, e lo si vede da commenti del tipo “Se diamo scientificamente per assodato che l’alcool, a qualsiasi dosaggio, “…causa un danno cellulare…”, il primo principio della tossicologia moderna, ovvero: LA DOSE E’ IL VELENO.
(Ad esempio: il benzene nella benzina verde, a qualsiasi dosaggio provoca il cancro? Questa è la sua classificazione: Flam. Liq. 2 – H225, Skin Irrit. 2 – H315, Eye Irrit. 2 – H319, Muta. 1B – H340, Carc. 1A – H350, STOT RE 1- H372, Asp. Tox. 1 – H304.
Per quale motivo la scienza dovrebbe specificarmi a quale concentrazione tali frasi si applicano?)
La frase “se diamo per scientificamente assodato…” si configura come intervento emotivo, di pancia, che ha si dignità ma, esula da un contesto scientifico (intendo metodo scientifico). Tuttavia ha un suo senso ed è giusto che appaia in quanto rappresenta un gruppo di pensiero. A questo punto applichiamo l’ipotesi contraria: “NON è scientificamente assodato che l’alcool, a qualsiasi dosaggio causa un danno cellulare…” e poi si proceda con un test (empirico) che verifichi e l’una e l’altra delle ipotesi. Se non esiste un test di questo tipo, allora si tratta di punti di vista sociologici e polemici, che possono variare a seconda della posizione di chi parla, oppure abbiamo a che fare con una metafora e, naturalmente, potremmo avere a che fare con entrambe le cose. poiché la metafora è uno dei ricorsi preferiti dai polemisti. [da: The MUSIC of LIFE, Biology beyond the Genome – Denis Noble-Oxford University Press]