Il riso e i suoi derivati contengono quantità relativamente alte di arsenico inorganico. Lo indicano le analisi condotte dalle autorità di controllo tedesche, che hanno anche rilevato come il livello di questa sostanza sia più alto nei prodotti a base di riso che nei grani stessi. Un fatto che l’Istituto federale tedesco per la valutazione del rischio (BfR) non riesce a spiegare e chiede anche alle industrie alimentari di chiarire.

Esistono due tipi di arsenico in natura: organico, naturalmente presente nel pesce e nei frutti di mare, e inorganico, che è cancerogeno per gli umani. Se assunto per lunghi periodi di tempo, anche in quantità ridotte, può portare a cambiamenti della pelle, danni al sistema nervoso e problemi cardiovascolari. Secondo i calcoli del BfR sul consumo di riso e dei suoi derivati da parte dei tedeschi, può dare un contributo significativo all’assunzione complessiva di arsenico inorganico, in particolare per i bambini fino a tre anni d’età, la cui esposizione alimentare a questa sostanza, anche da alimenti a base di riso, è stimata essere due-tre volte maggiore di quella degli adulti.

ciotola di riso carnaroli crudo con cucchiaio di legno
La Commissione europea introdurrà limiti all’arsenico inorganico per il riso e i prodotti a base di riso

Francesco Cubadda, ricercatore all’Iss che si occupa della presenza di arsenico negli alimenti, non si dice sorpreso. «Questa pubblicazione non apporta significative novità; – ci ha spiegato – che l’arsenico inorganico sia presente nel riso è noto da molto tempo ed è oggetto di studio da più di dieci anni».

Il fatto che si trovi nel riso, in assenza di inquinamento delle falde acquifere, è dovuta alle caratteristiche del cereale e al suo metodo di coltivazione. «Per questo la ricerca scientifica verte sulle strategie di mitigazione del fenomeno. Un nostro studio sulla presenza di arsenico inorganico nella catena alimentare della popolazione italiana è in corso di pubblicazione – si potranno conoscere dati più specifici sul nostro Paese. Inoltre, l’Ente Nazionale Risi conduce una varietà di studi sperimentali approfonditi sul tema. In Italia la qualità del riso è buona e si punta solo a migliorarla.»

L’istituto tedesco chiede ai produttori di ridurne la presenza al minimo possibile, non essendo possibile stabilire un livello di assunzione di sicurezza. Per questi motivi, la Commissione europea introdurrà il prossimo gennaio dei tenori massimi di arsenico inorganico per il riso e i prodotti a base di riso, come cialde, cracker, gallette e dolci.

“Trovo condivisibili le conclusioni dello studio del BfR – dice Cubadda – per quanto riguarda il consumo del riso. È importante mantenere una visione equilibrata e non drammatizzare: il riso è un alimento importante e teniamo presente che è alla base della dieta di una gran parte della popolazione mondiale.”

Ricercatrice in una risaia con una pianta di riso in mano
La presenza dell’arsenico è dovuta alle caratteristiche del cereale e al metodo di coltivazione

Che cosa consigliamo ai nostri lettori? Innanzitutto, è importante proteggere i bambini, il cui organismo è più esposto ai danni dell’assunzione di arsenico inorganico rispetto a quello degli adulti. Quindi, soprattutto nei più piccoli, è importante evitare il consumo esclusivo di alimenti a base di riso: ad esempio, il latte di riso non deve essere sostituto del latte vaccino o materno e le pappe di riso devono essere alternate con prodotti a base di altri cereali.

Un’attenzione speciale va ai bambini che soffrono di celiachia e che consumano più riso e prodotti derivati dei propri coetanei. “È in corso uno studio dell’Iss in collaborazione con l’ospedale pediatrico Bambin Gesù per valutare il rischio dell’esposizione all’arsenico inorganico nei bambini celiaci italiani” spiega Cubadda.

In generale, si suggerisce di evitare l’uso massiccio di prodotti derivati dal riso che, per motivi ancora non noti, contengono livelli più elevati rispetto ai grani e per questo verranno regolati dalla Commissione Europea: riso soffiato, gallette di riso, cracker e ciambelle di riso. Questo cereale può e deve comunque essere consumato regolarmente in quanto parte fondamentale di una dieta equilibrata.

© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos

Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.

Dona ora

0 0 voti
Vota
3 Commenti
Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Ludovico
Ludovico
2 Luglio 2015 09:56

Il titolo dell’articolo tende a rassicurare il consumatore, ma il contenuto è al contrario poco chiaro in questo senso.
Cosa significa “dose massiccia”. Occorre inoltre considerare la notevole differenza nel contenuto di Arsenico tra il riso integrale e quello non integrale. Sarebbe stato utile rimarcare la differenza poiché è nota l’alta concentrazione di arsenico nel riso integrale, che spesso è consigliato per una “sana alimentazione”.
Dire poi che è in atto uno studio al Bambino Gesù e che si stanno rivedendo i limiti, non lo trovo affatto rassicurante. Quando si danno notizie ai consumatori di questo tipo occorrerebbe non creare confusione. A questo ci pensano già tutti i giorni i quotidiani nazionali.

ezio
ezio
2 Luglio 2015 10:25

Provo a fare una sintesi dei ripetuti allarmi moderatamente allarmanti:
-l’arsenico c’è ma non si sa da dove viene?
-più nei prodotti trasformati che nel riso di partenza?
-più nei risi asiatici ed in quelli americani? e nei nostri italiani?
-più nell’integrale, meno nel bianco? ma quanto di più, poco o tanto?
-dobbiamo consumare riso ma non derivati del riso, come latte che ne contiene al massimo il 15%?
– i celiaci, gl’intolleranti al latte passino direttamente al consumo di patate?
Sarebbe ora di fare un po di chiarezza in questo argomento, partito da una ricerca degli USA ed ancora sospeso sopra le nostre teste come un incubo irrisolvibile, che fino ad ora ha creato solo un vago allarmismo scientifico, senza nessuna certezza su tutti gl’interrogativi esposti sopra, che lasciano non solo genitori e consumatori nel panico attendista di una verità che non arriva, ma che pervade tutta la filiera produttiva, in ansia di anticipazione su un futuro incerto per questo alimento primario.

Marco
Marco
Reply to  ezio
2 Luglio 2015 13:41

Concordo