Il termine minimo di conservazione, o Tmc, è una delle indicazioni presenti sulle confezioni dei prodotti alimentari deperibili per dirci entro quanto tempo consumare  l’alimento. Al contrario della scadenza, però, non è un limite invalicabile, ma indica una data consigliata di consumo. In altre parole significa che nel periodo successivo alla Tmc gli alimenti sono ancora commestibili, ma hanno un progressivo e lento decadimento nutrizionale e organolettico. Per questo vale la pena valutare sempre attentamente la situazione prima di cestinare le confezioni, soprattutto quando si tratta di pasta, riso, salse di pomodoro, marmellate o sottaceti che riportano sull’etichetta un termine minimo di conservazione molto ampio.

L’intervallo indicato (variabile da tre-sei mesi, sino a oltre due anni) viene stabilito da ogni azienda in relazione alla qualità delle materie prime, alla merceologia, al trattamento industriale e al sistema di confezionamento. In questo periodo il produttore si impegna a garantire il mantenimento delle caratteristiche nutrizionali e organolettiche. La data ha quindi per questi alimenti un valore orientativo, e il consumo posticipato di qualche settimana o qualche mese non determina problemi per la salute, anche se vale la pena considerare con attenzione i singoli casi. Il Fatto Alimentare ha esaminato i diversi termini minimi di conservazione presenti sugli alimenti confezionati, individuando alcune criticità: se infatti in alcuni casi la data è troppo dilazionata nel tempo, in altri il consumo posticipato di 1-2 mesi non comporta quasi nessuna differenza.

olio extravergine supermercato
L’olio extravergine si può consumare anche dopo il termine minimo di conservazione, ma può verificarsi una perdita di aroma e sapore

I succhi di frutta hanno un termine minimo di conservazione variabile da sei a 12 mesi, da molti considerato troppo generoso. Conviene consumarli prima, visto che dopo sei mesi le bevande perdono sapore. La stessa cosa vale per l’olio extravergine di oliva e il caffè macinato, per i quali di solito è indicato un Tmc di 12-24 mesi, ma dopo un anno perdono parte dell’aroma, una caratteristica fondamentale per questi prodotti.

Pomodori pelati, salsa di pomodoro, tonno sottolio, cetrioli, cipolle, conserve vegetali sottaceto e altri cibi in scatola sono alimenti sterilizzati e possono tranquillamente essere consumati tre o quattro mesi dopo la data sulla confezione. Per conserve sottaceto con un Tmc di due-tre anni non ci sono problemi anche se vengono consumate uno o due mesi dopo la data indicata sul vasetto. Con i vegetali sottolio come carciofini e funghi, che hanno un Tmc di 18-24 mesi, invece bisogna fare attenzione perché quando si consumano conserve “preparate in casa” c’è sempre il rischio botulino che può rappresentare un serio problema.

Anche per biscotti, cracker e altri prodotti da forno secchi il consumo qualche settimana dopo il termine minimo di conservazione, solitamente di sei-otto mesi, non comporta problemi. Al massimo risultano meno croccanti. Stessa cosa per panettoni, pandori e colombe con  un Tmc di quattro-cinque mesi; se vengono consumati una o due settimane dopo la data possono essere solo meno morbidi e fragranti, ma non comportano rischi. La pasta secca e il riso hanno un termine minimo di conservazione variabile (24-30 mesi), ma possono essere tranquillamente cucinati anche dopo qualche mese.

Il pesce surgelato può essere consumato anche dopo uno o due mesi dopo il termine minimo di conservazione, ma solo dopo essere cotto

Pesce e piatti pronti surgelati possono essere consumati uno o due mesi dopo la data indicata visto che vengono sottoposti a cottura. Al massimo si verifica una perdita di sapore. Però, quando si tratta di gamberetti surgelati crudi e destinati ad essere mangiati tal quali è meglio rispettare il termine minimo di conservazione (il rischio è un’eventuale crescita indesiderata di Listeria). Se invece vengono cotti, si possono consumare tranquillamente con 1-2 mesi di ritardo sulla data indicata. In ogni caso lo scongelamento deve avvenire in frigorifero e non a temperatura ambiente.

Cosa fare dopo l’apertura? Quando si prende in mano una scatola di pelati o di tonno, oppure il succo di frutta, sulla confezione si possono trovare scritte del tipo “dopo l’apertura consumare entro … giorni” oppure “dopo l’apertura conservare in frigorifero”. In questi casi è meglio seguire l’indicazione, perché dopo l’apertura il decadimento organolettico così come l’incremento della carica microbica può essere molto rapido. I prodotti scongelati in frigorifero, invece, vanno cucinati entro 24 ore. Il pane fresco si conserva per settimane in freezer, ma va congelato subito dopo l’acquisto, solo così nella fase di rinvenimento mantiene una buona fragranza.

Un discorso a parte merita la presenza di muffe nel vasetto di marmellata aperto o nella bottiglia di passata di pomodoro conservata in frigorifero. In questo caso è consigliato buttare via tutto, anche se lo strato di muffa è superficiale, perché tracce possono nascondersi in profondità invisibili a occhio nudo.

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franco
franco
16 Ottobre 2020 00:17

se dovessi trovare in un negozio dei prodotti in vendita oltre il tempo minimo di conservazione come mi dovrei comportare, avviso il responsabile del negozio che ci sono dei prodotti scaduti o possono essere venduti senza infrangere nessuna legge visto che secondo l’articolo non corro nessun pericolo a consumarlo?

Valeria Nardi
Reply to  franco
16 Ottobre 2020 09:48

Non si possono comunque vendere.

Simone
Simone
Reply to  franco
19 Ottobre 2020 10:37

A me risulta che previa chiara ed esaustiva informazione a proposito del superamento del TMC sia consentita la vendita. Sarebbe inoltre interessante affrontare il tema del ritiro dagli scaffali delle uova fresche 7 giorni prima della data di scadenza (se offerti al consumatore finale).

paolo
paolo
21 Ottobre 2020 11:25

mi può indicare in base a quale riferimento normativo non si possono vendere?

Valeria Nardi
21 Ottobre 2020 11:35
Maurizio
Maurizio
5 Novembre 2020 12:52

Speriamo che anche i NAS si aggiornino perché continuano a sequestrare alimenti in vendita presso esercizi o in uso presso ristoranti con denuncia penale per i titolari