Oggi, 29 settembre 2020, si celebra la prima Giornata internazionale di consapevolezza sulla perdita e lo spreco alimentare, istituita dalla Fao (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura). L’evento istituzionale si terrà in forma virtuale dalle 16:00 alle 19:30, durante la 75ma sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con lo slogan: “Stop alle perdite e agli sprechi alimentari. Per le persone. Per il pianeta”.
L’obbiettivo è un invito all’azione, sia per il settore pubblico (autorità nazionali o locali) sia per il settore privato (aziende e singoli cittadini), per promuovere gli sforzi e per ridurre le perdite e gli sprechi alimentari al fine di garantire la sicurezza cibo per tutti.

Oltre all’evidente aspetto etico che buttare via degli alimenti ancora commestibili comporta, la Fao riassume in quattro punti fondamentali i benefici che la riduzione di perdita e spreco di cibo potrebbero generare per la società:

• maggiore disponibilità di cibo per i più vulnerabili;
• riduzione delle emissioni di gas serra (GHG);
• riduzione dello sfruttamento delle risorse idriche e della Terra
• aumento della produttività e crescita economica.

La crisi scatenata dal COVID-19 ha acuito la fragilità e le debolezze dei nostri sistemi alimentari, lanciando un allarme globale sulla necessità di ripensarli, con particolare attenzione ad affrontare i modi in cui il cibo viene prodotto, distribuito e acquistato. “È necessaria un’azione a livello internazionale – si legge sul documento della Fao – per massimizzare l’uso del cibo prodotto e rafforzare gli sforzi per ridurre le perdite e gli sprechi alimentari, al fine di evitare una crisi della sicurezza alimentare globale.”

spreco alimentare
#StoptheWaste. La campagna contro lo spreco alimentare del World Food Programme (WFP) delle Nazioni Unite

L’Organizzazione fornisce anche alcuni dati, anche se ricorda come la mancanza di informazioni confrontabili e affidabili costituisca un grave ostacolo allo sviluppo di politiche specifiche.
Ogni anno, a livello mondiale, circa il 14% del cibo prodotto viene perso tra il raccolto e il mercato all’ingrosso. La riduzione delle perdite lungo l’intera catena di fornitura avrebbe il vantaggio economico di poter aumentare la produttività e migliorare la redditività. Inoltre, sempre secondo la Fao, è probabile che i maggiori impatti positivi sulla sicurezza alimentare si ottengano riducendo le perdite alimentari all’inizio della catena di approvvigionamento, in particolare le perdite nelle aziende agricole, nei paesi con alti livelli di insicurezza alimentare.
Ma se la perdita lungo la filiera è consistente, lascia senza parole il dato che vede che il 38% del consumo totale di energia nel sistema alimentare globale viene utilizzato per produrre cibo che viene perso o sprecato (FAO, 2015a).

Si tratta di una responsabilità condivisa, e l’appello è rivolto a tutti: i governi, il settore privato, la società civile, le agenzie di sviluppo, gli istituti accademici e di ricerca e i consumatori. L’obbiettivo immediato è di identificare soluzioni nuove e più efficaci (siano esse prodotti, tecnologie, accordi sociali o istituzionali, organizzativi e politici).
Per i consumatori in particolare i consigli sono di conservare e immagazzinare il cibo in modo appropriato a casa e prestare attenzione alla data di etichettatura per ridurre lo spreco alimentare e, quando possibile, donare gli alimenti non desiderati, non aperti e intatti a enti di beneficenza che possano ridistribuirli a chi ne ha bisogno.

© Riproduzione riservata. * Foto World Food Programme (WFP) delle Nazioni Unite campagna #StoptheWaste

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andrea
andrea
1 Ottobre 2020 10:04

Vediamo anche i lati negativi?
Diminuzione dell’occupazione per minore produzione, distribuzione e vendita.
Aumento dei costi per diminuzione economie di scala.
Ricordiamo sempre il rovescio della medaglia, perchè lo “spreco” è in gran parte di merce regolarmente pagata

gianni
gianni
4 Ottobre 2020 12:50

Commentare questo articolo è come andare alla “alcolisti anonimi” abbiamo tutti qualcosa da confessare ……io per esempio ho finanziato la mia vita lavorando per una azienda che fa soprattutto import-export di frutta esotica.
Pensavo di essermi comportato bene , ma l’oggetto del mio impegno era fondato su un enorme dispendio di energia ora sempre meno sostenibile nel suo complesso, col senno di poi avrei fatto meglio a rimanere nel reparto frutta-verdure locali.