La crisi alimentare e sanitaria nel Corno d’Africa continua a mietere vittime indifese, bambini soprattutto. I governi che dovrebbero finanziare le istituzioni internazionali sono avari e lenti, ma la fame non può attendere. Ecco come contribuire direttamente agli aiuti.

Lo scenario della crisi alimentare e sanitaria nel Corno d’Africa è venuto almeno in parte alla luce, al vertice Fao del 25 luglio. Decine di migliaia i morti, 12 milioni di esseri umani in attesa di quello stesso destino. La sete, la fame, la dissenteria e il colera che soli hanno segnato quota 15mila casi da gennaio a oggi. L’inferno è una terra arida sotto un sole che tutto scioglie e secca. Migliaia di ombre deambulano in cerca di rifugio, ogni giorno 1500 verso il Kenya, 1000 a Mogadiscio. Ma il percorso è lungo, i più deboli devono venire lasciati sulla via.

L’Onu ha decretato lo stato di emergenza in Somalia, Etiopia, Kenya, Gibuti,  Sudan, Uganda. Il segretario generale Ban Ki-moon ha chiesto agli Stati membri di mettere a disposizione 1,11 miliardi di euro (1,6 bln USD) solo per la Somalia, dove «i bambini e gli adulti muoiono ogni giorno a un ritmo terrificante. I ritardi possono causare ancor più morti», ha avvertito il segretario generale, sottolineando che le agenzie Onu non hanno neppure raccolto la metà delle somme necessarie ai programmi di assistenza.

Ma la Banca mondiale e l’Ue hanno saputo concedere soltanto 347 milioni e 100 milioni di euro, rispettivamente. Un pugno di mosche rispetto ai 109 miliardi di euro offerti dall’Ue per salvare la Grecia e le banche che vi si erano esposte. Bella fortuna esser nati a Corfù anziché ad Addis Abeba, per citare due ex-occupazioni italiche.

Una trentina di star internazionali – tra le quali Bob Geldof, che nel 1984 diede vita all’iniziativa “Band Aid” proprio per combattere la piaga della fame in Etiopia e il cantante ivoiriano Tiken Jah Fakoly – sono intervenute all’apertura dei lavori del summit Fao per denunciare l’inerzia dei governi che dovrebbero trovare subito le somme che servono. «Noi sappiamo che ciò è alla nostra portata ed è essenziale. Soltanto, manca la volontà politica». ONE, la Ong creata dal cantante Bono Vox per combattere la povertà, ha a sua volta lanciato una petizione sul web, già sottoscritta da 37 mila persone, per intimare ai capi di Stato del pianeta di rispettare gli impegni presi al vertice G8 tenutosi a L’Aquila nel 2009.

Come possiamo fare la nostra parte? Diverse Ong sono già presenti sui territori e stanno salvando migliaia di vite. Bastano anche piccole somme per nutrire bambini e adulti. Le donazioni per gli aiuti nel Corno d’Africa possono venire indirizzate a AGIRE (www.agire.it) e a Medici Senza Frontiere (www.medicisenzafrontiere.it), tra le altre organizzazioni. Oltre 1 bambino su 3 sta soffrendo di malnutrizione acuta. Diamoci da fare!

Dario Dongo

foto: Mohamed Sheikh Nor AP; IRIN; ViadeSPiegelimage; Azad Essa; Mustafa Abdi_AFP_Getty Images

Per maggiori informazioni:

Al Jazeera, 26.7.11, UN set to airlift food to African famine zone

CTV News, 26.7.11, Drought diaries: Canadian’s account of African famine

BBC, 26.7.11, Iman: Somalia famine is ‘heartbreaking’

Reuters, 19.7.11, Somalis flee to escape drought

The Guardian, 26.7.11
Le Monde, 25.7.11
Reuters, 25.7.11

Al Jazeera, 20.7.11
The Guardian, 20.7.11
Medici Senza Frontiere, report (en)
UN, 25.7.11, radio

La foto-cronaca di una tragedia annunciata: Le Monde, 20.7.11

La mappa della fame: The Guardian, 4.07.11

27 Luglio 2011