
Nel prossimo mese di novembre, i cittadini di San Francisco saranno chiamati a esprimere il proprio parere in un referendum per l’introduzione di una tassa sulle bevande zuccherate, una “soda tax” del 2% per oncia (30 ml) . Continua quindi la battaglia di una parte della società californiana per un’alimentazione più sana e per un’informazione più trasparente, sostenuta da molti media e siti tra i quali l’Huffington Post e il Time.
Nel 2012 un’analoga iniziativa, lanciata dalle città californiane di El Monte e Richmond, era fallita, ma Berkeley ha appena deciso di introdurre la sua soda tax, dell’1%.

Per essere approvata, la proposta di legge dovrà avere il consenso di due terzi della popolazione, ma i promotori, che hanno aperto una pagina Facebook per sostenere l’iniziativa, si mostrano ottimisti: secondo un recente sondaggio condotto da Fields Research, il 67% dei californiani sarebbe favorevole. Come accaduto finora, l’iniziativa si scontra con le potenti strategie di comunicazione e marketing dell’American Beverage Association, che finora è sempre riuscita a persuadere la popolazione a opporsi a leggi propagandate come liberticide. Ma nel tempo la percezione dell’opinione pubblica, messa di fronte ai dati drammatici dell’obesità, potrebbe essere cambiata.
Poi c’è il fattore crisi: secondo uno studio di economisti locali, l’introduzione della tassa potrebbe far diminuire le vendite di soda di oltre un terzo, dal momento che, per esempio, una bottiglia passerebbe da 1,60 a 2 dollari. Infine, potrebbe avere un ruolo non secondario l’accumularsi di dati sempre negativi sugli effetti di queste bevande nell’organismo.

L’ultimo in ordine di tempo, presentato negli stessi giorni dell’annuncio del prossimo referendum, proviene dal meeting annuale della Society for the Study of Ingestive Behavioured, è stato compiuto dai ricercatori dell’Università della California del Sud, su animali. I ratti giovani, sottoposti a una dieta con liquidi ricchi di saccarosio o fruttosio (derivato dallo sciroppo di mais) a dosi compatibili con l’assunzione regolare hanno infatti mostrato deficit significativi della memoria e dell’apprendimento. È noto che un eccesso di zucchero nel sangue influisce sul metabolismo il quale, se alterato, interferisce con i normali meccanismi cerebrali.
Quale che sia la causa, se i dati fossero trasferibili all’uomo, significherebbe che i ragazzi che bevono normalmente bevande dolci possono andare incontro a deficit dell’apprendimento e della memoria: un buon motivo per votare sì all’introduzione della soda tax, che inciderebbe soprattutto sulle scelte dei più giovani, che in genere hanno minori disponibilità di denaro rispetto agli adulti.
Agnese codignola
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