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bibiteAnche Singapore si muove verso una politica molto severa nei confronti delle bibite dolci e forse, gradualmente, di tutto ciò che è zuccherato, perché anche lei deve fare i conti con tassi di malattie metaboliche associate all’obesità e, in primo luogo, di diabete di tipo 2, tali da indurla a prendere contromisure urgenti. Nel 2016 i casi tra i maggiorenni erano oltre 400.000 (su 5,6 milioni di abitanti), e le previsioni dicono che entro il 2050, se non si interverrà al più presto e in modo efficace, i diabetici saranno più di un milione.

Come ricorda la Reuters, nei giorni scorsi le autorità sanitarie e, in primo luogo, il ministro per la salute, hanno annunciato di avere intenzione di vietare qualunque forma di pubblicità, sponsorizzazione, sostegno su tutti i media compresi quelli online riconducibile a soft drink dolci e succhi di frutta. E non è tutto: le stesse stanno valutando se introdurre per legge l’obbligo di apporre scritte che mettano in risalto i possibili danni alla salute associati al consumo eccessivo di soda, così come una possibile soda o sugar tax (cioè una tassazione sulle bibite oppure su qualunque alimento contenga zuccheri), fino al divieto totale di commercializzazione di alcuni dei prodotti più malsani.

Le autorità sanitarie stanno valutando se introdurre l’obbligo di apporre scritte che mettano in risalto i possibili danni alla salute

La Coca-Cola ha subito risposto, attraverso il responsabile di area, che l’eventuale decisione la trova favorevole, visto che da tempo essa stessa sta lavorando a una modifica delle ricette; tale reazione sembra fin troppo positiva e bisognerà aspettare le decisioni finali per verificare se i produttori in genere saranno così d’accordo.

Queste ultime, comunque, saranno prese solo dopo una consultazione che riunirà i consumatori, i produttori e i responsabili del marketing delle aziende, oltre alle stesse autorità sanitarie.

Pochi mesi fa, in luglio, la piattaforma YouGov ha condotto un sondaggio su oltre 1.100 abitanti della piccola repubblica, e l’esito è stato incoraggiante: tre su cinque si sono detti favorevoli addirittura al divieto totale di commercializzazione di bevande dolci, il 42% all’introduzione di una soda tax. Tra coloro che hanno risposto, il 7% consumava soda tutti i giorni, il 26% almeno una volta alla settimana, il 32% una volta al mese e il 26% una volta all’anno: solo il 9% ha detto di non berne mai.

Inoltre, se fosse introdotta la tassa, il 52% ridurrebbe il proprio consumo, e il 23% smetterebbe del tutto di bere bibite dolci; solo il 23% manterrebbe le proprie abitudini inalterate, e l’1% forse ne consumerebbe più di prima. Questi risultati mostrano una buona predisposizione verso eventuali normative, che potrebbero quindi entrare in vigore molto presto, si pensa già all’inizio del 2020.

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claudio
claudio
22 Ottobre 2019 10:28

L’industria della spazzatura alimentare ultraprocessata produce (finto) cibo che crea assuefazione e dipendenza a base di zuccheri raffinati, grassi raffinati, esaltatori della sapidità, aromi chimici, additivi…

L’indutria del cibo spazzatura si comporta con i suoi acquirenti alla stregua di un pusher con i suoi clienti.

Geppetto
Geppetto
22 Ottobre 2019 13:16

La follia moderna continua: invece di investire sull’educazione alimentare, si inventano nuove tasse (in buona parte inefficaci se abbiamo presente un minimo la psiche umana, al di là di sondaggi discubitili) con lo scopo mal celato di far cassa.

Galli Gabriella
Galli Gabriella
23 Ottobre 2019 15:39

I dolci creano dipendenza, è ora di ammetterlo! Sarebbe necessario abolire le pubblicità dei dolci! Impossibile seguire una dieta con le continue colate di cioccolata della pubblicità a tutte le ore!

Marco
Marco
2 Novembre 2019 10:16

Favorevolissimo ad una tassa dal genere.
Utilizzerei i proventi per programmi di educazione alimentare nelle scuole (tipo 2 volte la settimana tutti portino un frutto da casa)
D’accordo anche a un liimite a certe fasce orarie a pubblicità sul trash food… Vedrete che poi queste aziende avrebbero il “giusto stimolo” a ridurre zuccheri nei loro prodotti