Con una sentenza emessa il 6 settembre, la Corte di giustizia europea ha vietato di fatto la vendita di miele contaminato da Ogm confermando la sua linea “tolleranza zero” per contaminazioni illegali.

In dettaglio, la Corte ha stabilito che il miele che contiene tracce di polline di mais geneticamente modificato deve essere etichettato come prodotto Ogm e ottenere una preventiva autorizzazione che ne garantisca la sicurezza per poter essere messo in vendita. La sentenza è stata definita “rivoluzionaria” dai gruppi verdi.

Il caso che ha generato la sentenza: apicoltori bavaresi, le cui arnie si trovavano a 500 metri da uno campo sperimentale di mais Ogm Monsanto, avevamo denunciato che il loro miele era stato contaminato dal polline proveniente da quelle piantagioni.

Si tratta di mais MON810: il medesimo mais transgenico piantato illegalmente in Friuli e messo sotto sequestro dal Corpo Forestale dello Stato. La modifica genetica serve per produrre una tossina presente in un batterio del suolo, il Bacillus thuringiensis (BT), capace di proteggere le piante di mais dalle larve di piralide europea.

La Corte europea ha riconosciuto il danno subito dagli apicoltori, dando loro una base da cui partire per sollevare il caso e la richiesta di risarcimento di fronte a un tribunale tedesco. Non solo: indirettamente, ha anche ritenuto una potenziale minaccia la recente legislazione europea (introdotta a luglio) che permette la presenza di tracce di Ogm nel mangime animale senza valutazioni sulla sicurezza.

Secondo Mute Schimpf, attivista e responsabile per l’alimentazione di Amici della Terra Europa, citato dal Guardian, la sentenza «conferma che le legislazioni vigenti che permettono tracce non autorizzate di contaminanti Ogm sono insufficienti e devono essere riviste».

Dall’altra parte della barricata, Poppy Guy, direttore del Centro per le scienze biologiche presso l’Università di Southampton, ha detto al quotidiano inglese: «Non c’è un problema sicurezza. Questo miele è sicuro come qualsiasi altro. Il mais Monsanto è geneticamente modificato per produrre la proteina BT. Ma questa stessa proteina è stata regolarmente utilizzata per anni sotto forma di spray anche dagli agricoltori biologici».

Vivian Moses, professore di Biotecnologie all’Università di Londra, ma anche presidente di Cropgen, una commissione consultiva sugli Ogm, a sua volta ha dichiarato: «Questi apicoltori pensano che i consumatori siano sensibili alla questione Ogm, e che il miele che ne contiene tracce sia di qualità inferiore. Stanno solo proteggendo i loro interessi economici, ma da un punto di vista scientifico non c’è alcuna ragione, perché il raccolto è stato giudicato sicuro per il consumo umano».

Diverso il parere di Greenpeace. In un comunicato, Federica Ferrario, responsabile campagna Ogm, plaude alla sentenza: «La decisione della Corte di Giustizia europea conferma che l’agricoltura Ogm non può coesistere con quella convenzionale e biologica.

Quando un Ogm viene coltivato, la contaminazione è inevitabile. È scandaloso che non esista un regime di responsabilità per proteggere apicoltori e agricoltori colpiti dalle coltivazioni transgeniche. La Monsanto deve essere ritenuta responsabile di questo inquinamento genetico e risarcire gli apicoltori colpiti.

Le coltivazioni illegali di mais Ogm, recentemente scoperte nelle province di Pordenone e Udine, stanno provocando lo stesso genere di contaminazione avvenuta in Germania. Vogliamo proteggere la nostra agricoltura e le nostre produzioni alimentari? Chi risarcirà adeguatamente gli apicoltori e gli agricoltori onesti che in Friuli sono a rischio contaminazione? E chi sono i complici dei folli che hanno seminato illegalmente Ogm in Friuli? È ora che anche il ministro dell’Agricoltura Saverio Romano adotti la clausola di salvaguardia per vietare una volta per tutte le colture Ogm in Italia», conclude Ferrario.

In Europa il MON810 è autorizzato attualmente solo per utilizzi limitati in campo alimentare, e tra questi non rientra il polline del miele. È coltivato quasi esclusivamente in Spagna, e in misura ridotta in Portogallo, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia e Romania.

In risposta alla sentenza, la Commissione europea discuterà nelle prossime due settimane la questione Ogm e miele con gli Stati membri dell’Ue.

Secondo Bruxelles, è probabile che la decisione avrà un forte impatto perché l’Europa non produce quantità sufficienti di miele per la dimensione del mercato ed è costretta ad approvvigionarsi all’estero. Alla produzione interna di 200.000 tonnellate all’anno si aggiungono così 140.000 tonnellate importate. Tra i paesi che potrebbero più risentire della sentenza della Corte ci sono Argentina e Cina: oltre ad ammettere l’uso di Ogm, sono i due più grandi esportatori di miele in Ue.

«Il miele non è pericoloso. Non vi è alcun rischio per la salute in Europa», ha insistito il portavoce Ue per la  protezione dei consumatori, Frédéric Vincent. Aggiungendo: «È una sentenza importante. Non sono in grado di dire, al momento, se bisognerà modificare la legislazione vigente. La contaminazione è fatta dalle api stesse. Non possiamo dotare gli insetti di GPS per tracciarne il percorso».

Luca Foltran e Mariateresa Truncellito

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