La raccolta firme per salvare l’Istituto nazionale per la ricerca sugli alimenti e la nutrizione (Inran) ha raccolto oltre 3.100 firme.   L’appello è stato sottoscritto da diversi direttori di giornali, di ricercatori del settore, dirigenti di aziende, ci sono anche  biologi, medici, consulenti, liberi professionisti, moltissimi studenti e altrettanti lettori dalle qualifiche più disparate impiegati, disoccupati…

 

In queste  3 settimane il ministro delle Politiche Agricole Mario Catania non ha indicato quali sono le reali intenzioni. La sensazione è che dietro le linee di indirizzo che parlano di  ristrutturazione e di accorpamenti di enti ci sia il vuoto. Non ci sono progetti, non c’è un piano per rilanciare la ricerca alimentare in Italia, ma solo la voglia di ridurre le spese. 

Ilfattoquotidiano in un bellissimo articolo di  GianLuca Mazzella dice “in un verbale del Cda dell’Inran, si legge che è stato già dato incarico al direttore generale Salvatore Petroli di favorire azioni e contatti presso l’industria agroalimentare. Mai sentito parlare di conflitto di interessi? In un recente verbale d’incontro fra vertici e sindacati, si legge che l’ente ha ottenuto un finanziamento dall’azienda Giovanni Rana di 450.000 euro per una consulenza. È questo il futuro della prevenzione alimentare, della nostra salute?”. Mazzella sostiene pure che il ministero mette sullo stesso piano la ristrutturazione delll’Agenzia per lo sviluppo del settore ippico e l’Inran. Purtroppo le cose non migliorano.

 

Anche oggi (27 giugno) alla fine della riunione tenuta al ministero delle Politiche agricole che si è conclusa in serata, non si è capito se  la ricerca alimentare avrà un futuro, oppure se è arrivato il momento di chiudere. Il sottosegretario di turno ha chiesto all’Inran di portare  argomentazioni e documenti da sottoporre al ministero delle Finanze per dimostrare la necessità di continuare il lavoro.

Che tristezza. Un governo di professori universitari che dovrebbe indirizzare e privilegiare la ricerca, si presenta senza idee e senza uno straccio di progetto serio.  E’ sintomatico il fatto che alla riunione non abbia partecipato il presidente dell’Inran Colombo (l’entomologo esperto di zanzare a cui è stato affidata la gestione dell’unico ente italiano che si occupa di ricerca alimentare).

Qualcuno definirebbe la situazione critica, io preferisco dire che siamo di fronte a scelte miopi affidate a persone incompetenti che non conoscono l’oggetto della discussione. Insomma siamo di fronte alla stessa italietta che ha nominato pochi giorni fa a dirigere l’Istituto di geofisica e vulcanologia un professore di ginnastica.

 

 

 Ilfattoalimentare si augura che l’appello continui a girare. Ringrazio ancora gli amici che mi hanno sostenuto e i colleghi come Antonio Lubrano, Riccardo Quintili e Rocco di Biasi de Il salvagente, Elvira Naselli di Repubblica, Daniela Minerva dell’Espresso, Alfredo Clerici di Newsfood, Patrizia Pallara di Radio Articolo 1, le blogger Gianna Ferretti di Trashfood e Silvia Bencivelli, le redazione di: Consumi & consumi di Rainews 24, Consumatori di Coop,  Vivere in Armonia Club 3, Helpconsumatori, Le scelte del consumatore, Oggiscienza, PrimaPress, Io Donna, Ingusto, il blogger Paoblog e tutti gli altri che si aggiungeranno. 

Roberto La Pira

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