Lo scorso luglio, l’Agenzia francese per gli alimenti, l’ambiente, la salute e sicurezza sul lavoro (Anses) ha  valutato il fondamento scientifico delle diciture di una bevanda che prometteva di “accelerare la naturale diminuzione dei livelli di alcool nel sangue e alleviare i postumi della sbornia”.

L’Agenzia ha esaminato i risultati di uno studio fornito dalla stessa società che commercializza la bevanda alla Direzione generale dei consumi, della concorrenza e repressione delle frodi (Dgccrf).

L’Anses sottolinea che nel documento non compare la composizione del prodotto, si usa una  metodologia inappropriata per la misurazione della riduzione del tasso alcolemico e che le valutazioni statistiche sono errate.

Comunque, a parte la critica metodologica, le riduzioni del tasso alcolemico sono poco significative quantitativamente e troppo variabili da persona a persona per avere un significato biologico, e  per ridurre le conseguenze indotte dall’alcol.

L’Anses ha analizzato anche i dati scientifici sugli effetti del fruttosio e della vitamina C in relazione all’alcolemia, ma non ha ritenuto i risultati validi essendo stati realizzati su un numero limitato di soggetti, poco rappresentativo della popolazione.

Nel documento conclusivo l’Agenzia ritiene privo di fondamento scientifico il claim sulla capacità della bevanda di ridurre il tasso alcolico, e ricorda che i rischi legati al consumo d’alcol sono totalmente annullati solo quando l’alcolemia è uguale a zero. C’è un altro elemento da considerare: scrivere sull’etichetta che è possibile “abbassare” il tasso alcolemico è grave, perché può dare una falsa impressione di sicurezza ai consumatori.

Mariateresa Truncellito

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