Bottiglia di olio extravergine di oliva accanto a ramoscello e olive

Woman reading label on bottle of olive oil in storeLa direzione generale per la repressione delle frodi del governo francese ha pubblicato i risultati dei controlli dell’olio d’oliva effettuati nel 2016. Gli investigatori hanno raccolto 139 campioni di olio d’oliva, 67 dei quali, pari al 48%, sono risultati non conformi ai regolamenti. La maggior parte di questi erano oli di origine straniera con difetti di qualità che hanno portato alla loro riclassificazione in una categoria inferiore.

In particolare, sono stati rilevati vari casi di etichettature non conformi, perché non venivano indicate le modalità di conservazione, mancava o era stata fraudolentemente estesa la data limite per la consumazione ottimale dell’olio, apparivano indicazioni fantasiose come “proveniente dai migliori territori europei” o mancava l’indirizzo del produttore.

In alcuni casi, oli vergini sono stati classificati come extravergini oppure oli rigenerati sono stati venduti in barattoli non sigillati e non etichettati. Nel caso di alcuni siti web, agli oli venivano attribuite proprietà terapeutiche o venivano evocate false origini delle olive.

In altri casi venivano fatte dichiarazioni nutrizionali o relative alla salute non autorizzate, non veniva menzionata l’origine oppure veniva fatto in modo inesatto o non definito, venivano fatti riferimenti indebiti a metodi di produzione biologici, veniva usurpata o inventata una denominazione di origine protetta, oppure venivano fatte indicazioni imprecise o non prescritte, come “prima pressione a freddo” o “raccolta manuale”.

olio
In Francia, nel 2016, il 48% dei campioni di olio d’oliva analizzati sono risultati fuori legge

Per tre oli è stata ordinata la distruzione. Un olio d’oliva è stato declassato dal laboratorio d’analisi a olio lampante, cioè con marcati difetti qualitativi e acidità superiore al 2%. Altri due, prodotti dalla stessa società ma distribuiti da due grossisti diversi, venivano presentati come olio extravergine di oliva, mentre le analisi hanno rivelato trattarsi di una miscela di oli vegetali. 

La direzione generale anti-frode del governo francese sottolinea come quello dell’olio d’oliva sia un settore in cui le non conformità sono cronicamente numerose, con una percentuale pari a circa il 40% dei campioni prelevati. Nel caso dei controlli governativi la percentuale è risultata maggiore perché verifiche sono state mirate, sulla base delle informazioni a disposizione degli investigatori.

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ezio
ezio
8 Ottobre 2018 17:12

Se riescono a fare questo di una materia prima largamente disponibile e diffusa in tutto il mediterraneo, significa che molti produttori sono abbastanza furbi e molte istituzioni sono cronicamente assenti.
Per rimediare, controlli costanti a tappeto e non a campione, potrebbero scoraggiare qualche truffatore prima di operare.

paolo
paolo
8 Ottobre 2018 19:12

Non ricordo chi aveva di recente fatto una analisi delle bottiglie di olio di oliva in Italia, ma da noi la situazione non era affatto così disastrosa, al massimo qualche marca era stata declassata a olio vergine… qui addirittura si parla di olio di semi e olio lampante spacciati per extravergine!

Gianpaolo G.
9 Ottobre 2018 19:46

Purtroppo oggi l’olio è uno di quei prodotti che subisce questa tipologia di “modificazione” soprattutto all’estero. Si dovrebbe fare qualcosa al più presto

Maxto
Maxto
11 Ottobre 2018 17:08

Normalmente, vedo che l’olio d’oliva sugli scaffali dei supermaket costa di più degli extravergini di grande marca in offerta. Ma se al più potrebbe essere declassato a olio di oliva (a meno di truffe gravi) perchè comprarlo?
Sono convinto che tra quelli in offerta atturlmente a poco meno di 4 euro (miscele comunitarie ed extra) e un extravergine da 6 euro, ci sia ben poca differenza. Se lo voglio da usare a crudo, so che devo partire da 8 – 10 euro e sperare non sia troppo acido…

Riccardo Viperini
Riccardo Viperini
23 Ottobre 2018 15:24

Mi piacerebbe che oltre alla notizia dei controlli che evidenziano così tante anomalie ci venissero forniti i nomi delle aziende che commettono tali scorrettezze. Per quanto mi riguarda sono anni che annoto regolarmente le Marche trovate “in castagna” e non compro più i loro prodotti. Riccardo