Il nuovo scandalo causato dall’aggiunta fraudolenta di grassi contaminati da diossina in mangimi per polli e maiali ha ormai assunto dimensioni europee. Le autorità tedesche hanno chiuso 4709 allevamenti e le analisi hanno riscontrato una concentrazione di diossina nei mangimi superiore di 77 volte rispetto ai livelli massimi consentiti.
La questione è molto grave ma non bisogna farsi influenzare dai titoli dei giornali, perché i pericoli per i consumatori italiani sono pressoché inesistenti. Le uova  e i polli non sono arrivati nel nostro paese, e quindi non c’è alcun motivo per modificare i propri acquisti. In Olanda e in Gran Bretagna (dove secondo il percorso ricostruito dalle autorità sanitarie tedesche attraverso la  tracciabilità  di filiera, sono finite partite di uova  pastorizzate  utilizzate per la produzione di prodotti da forno e altri alimenti)  le partite di alimenti sospette sono state ritirate dal mercato e dai supermercati come  Tesco  e Morrisons. L’Agenzia per la sicurezza alimentare inglese (Fsa) ha individuato subito due aziende che utilizzavano uova pastorizzate tedesche per dolci e prodotti salati (Kensey Foods e Finsbury Food) e sono scattati subito i provvedimenti di blocco e i controlli. La Fsa ha anche tranquillizzato i cittadini dicendo che il livello di diossina è comunque minimo e trascurabile, perché le uova contaminate sono state diluite con altri ingredienti riducendo la concentrazione di diossina iniziale.
 In ogni caso la maggior parte di prodotti è già stata consumata.
La questione molto seria di questa storia riguarda la capacità di azione e l’efficacia del sistema di allerta Europeo. Secondo un portavoce del ministero dell’Agricoltura sin dal mese di marzo si sapeva che la società tedesca produceva  mangimi con un’eccessiva quantità di diossina. C’è da chiedersi allora come mai il problema è stato sollevato dalle autorità tedesche solo alla fine di novembre per poi essere rilanciato  alla fine dell’anno nel sistema di allerta europeo (Rasff).
Questa situazione lascia aperti interrogativi allarmanti sull’efficacia e sul coordinamento dei controlli in Germania e sulla tutela dei consumatori. Se le fonti riportate dall’Agenzia Agi sono corrette, vuol dire che dolci, prodotti da forno, maionese, petti di pollo e bistecche di maiale e altri i prodotti contaminati sono stati mangiati per 9 mesi da migliaia di consumatori tedeschi  e anche da un pò di cittadini  Inglesi e abitanti dei Paesi Bassi.
Questa situazione di ritardi si collega per certi aspetti a quanto avvenuto pochi mesi fa con  la vicenda mozzarella blu. Allora i marchi di mozzarelle prodotte dall’azienda casearia tedesca e vendute in Italia non sono state rivelate per almeno 15 giorni,  nonostante le pressanti richieste fatte al ministero della Salute italiano, creando molto allarmismo sul mercato. Perché questo ritardo? Adesso il problema che si pone è più serio, anche perché le mozzarelle blu non erano patogene mentre la diossina  è un problema molto grave.

Roberto La Pira