Quasi tutti gli italiani hanno indossato la mascherina nei luoghi al chiuso e sui mezzi pubblici. Due persone su tre inoltre sono disponibili a vaccinarsi, soprattutto fra gli anziani. Sono i primi risultati di un approfondimento realizzato nell’ambito delle sorveglianze Passi e Passi d’Argento (*), coordinate dall’Istituto superiore di sanità, nei mesi tra agosto e novembre 2020 su un campione di 2.700 intervistati. “I risultati di questa survey – dice Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità – mostrano un atteggiamento di responsabilità dei cittadini che, nonostante i sacrifici, hanno sostanzialmente rispettato le misure con costanza ma anche con una prospettiva di fiducia nella scienza».

Il report è stato realizzato attraverso le risposte a 17 nuove domande che affiancano le sezioni standard dei questionari Passi e Passi d’Argento per valutare la percezione del rischio e i comportamenti della popolazione nello scenario pandemico su breve, medio e lungo periodo. I dati, saranno aggiornati per tutto il 2021. Complessivamente, il 67% degli intervistati 18-69enni dichiara che sarebbe disposto a vaccinarsi (metà risponde che lo farebbe senza esitazione, l’altra metà risponde che lo farebbe con molta probabilità). Le persone più istruite sono maggiormente disposte a vaccinarsi (71% fra le persone con diploma di scuola superiore o laurea e 56% fra chi ha conseguito al più la licenzia media); qualche differenza si osserva per risorse finanziarie (69% fra chi non ha difficoltà economiche, il 63% di chi ne ha) e per genere (gli uomini sono più propensi delle donne 74% vs 60%).

covid
Anche l’uso della mascherina all’aperto è elevato

Fra gli ultra 65enni la disponibilità a vaccinarsi è decisamente più alta che nel resto della popolazione: l’85% dichiara che lo farebbe (il 57% certamente, il 28% probabilmente) e non sembrano esserci sostanziali differenze nei sottogruppi della popolazione.

Questi dati incoraggiano a immaginare una buona adesione di tutta la popolazione a una campagna vaccinale contro il Sars-CoV-2, anche se c’è una quota non trascurabile di adulti che riferisce di non essere disponibile a vaccinarsi (33%). È anche bene sottolineare che si tratta di dati raccolti, in gran parte, nelle settimane precedenti l’uscita delle notizie sui vaccini in produzione, quindi non si può escludere che la maggiore disponibilità di informazioni possa indurre cambiamenti nella propensione dei cittadini.

La quasi totalità degli intervistati riferisce di aver indossato “sempre” la mascherina sui trasporti pubblici e nei locali pubblici. Senza distinzione di età, genere o condizioni sociali, la stragrande maggioranza dei residenti in Italia indossa le mascherine in queste circostanze.

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L’85% degli ultra 65enni dichiara che si vaccinerà contro il covid

Anche l’uso della mascherina all’aperto è elevato: riferiscono di indossare spesso/sempre la mascherina all’aperto il 74% dei 18-69enni e l’84% degli ultra 65enni. Non si intravedono differenze per classi sociali, mentre c’è una differenza di genere, con le donne più propense degli uomini all’uso della mascherina (78% vs 69% fra gli adulti; 86% vs 81% fra gli anziani). Anche i più giovani di 18-34 anni riferiscono un uso della mascherina all’aperto non troppo diverso da quello del resto degli adulti.

Nel modulo del questionario si è indagato sulla rinuncia a visite mediche ed esami diagnostici (programmati) nei 12 mesi precedenti l’intervista e le motivazioni addotte: fra i motivi della rinuncia, vi sono la sospensione da parte del centro dell’erogazione del servizio a causa covid e il timore di contagio. I dati non sono incoraggianti e fra gli ultra 65enni una quota rilevante, pari al 44%, dichiara di aver rinunciato ad almeno una visita medica (o esame diagnostico) di cui avrebbe avuto bisogno, in particolare il 28% ha dovuto rinunciarvi per sospensione del servizio mentre il 16% lo ha fatto volontariamente per timore del contagio.

Il 32% della popolazione tra i 18 e i 69 anni ha dichiarato che le proprie risorse economiche sono peggiorate a causa dell’impatto della crisi legata al Covid. Tra i più giovani, ma soprattutto nelle età centrali, 35-49 anni (presumibilmente più rappresentative di famiglie con figli piccoli), la quota di chi riferisce un peggioramento sale al 36%, mentre è del 28% fra i 50-69enni.

(*)Dal 2006 esiste il progetto “sorveglianza Passi” (Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia), del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps) dell’Istituto superiore di sanità, che monitora lo stato di salute della popolazione adulta italiana. Passi nasce dall’esigenza di verificare il raggiungimento degli obiettivi di salute fissati dai Piani sanitari nazionali e regionali e di contribuire alla valutazione del Piano nazionale della prevenzione. L’indagine raccoglie, in continuo e attraverso indagini campionarie, informazioni sulla popolazione italiana adulta (18-69 anni) sugli stili di vita e fattori di rischio comportamentali connessi all’insorgenza delle malattie croniche non trasmissibili e sul grado di conoscenza e adesione ai programmi di intervento che il Paese sta realizzando per la loro prevenzione.

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Mario
Mario
18 Gennaio 2021 10:27

“nell’ambito delle sorveglianze Passi e Passi d’Argento (…) su un campione di 2.700 intervistati”

Ossia, in un ambito ristretto di utenza già selezionata inclusa in uno studio preesistente, e su di un campione ridicolmente ridotto (0.045%). Proprio un’analisi affidabilissima.

Quando sarebbe stato sufficiente rendere disponibile un sistema di “adesione al vaccino” (bastava una semplice paginetta web in cui inserire i propri dati e rispondere a qualche domanda) per avere svariati milioni di dati che avrebbero dato un quadro serio e numericamente valido.

Invece siamo qui con già le fiale in frigo a -80° e ancora non c’è né un numero da chiamare (che quando tardivamente verrà creato sarà occupato in permanenza) né un sito a cui collegarsi (che quando sarà aperto all’ultimo secondo andrà in tilt perché sovraccarico di accessi, vedi bonus bici).

Antonella
Antonella
19 Gennaio 2021 09:05

C’è un’indagine dell’Universita di Pavia in collaborazione col ministero sempre relativa all’atteggiamento nei confronti delle norme anticovid. È su base volontaria ma mi piacerebbe conoscerne i risultati, come si fa?

Mauro
Mauro
Reply to  Antonella
22 Gennaio 2021 02:33

Credo che tu ti riferisca a questa: http://news.unipv.it/?p=47145 che in linea di massima offre un quadro abbastanza rassicurante, ma risale alla prima ondata del covid19 e quindi per quanto ben condotta probabilmente non rispecchia più la situazione attuale dopo un anno di pandemia e di provvedimenti e isolamento sociale altalenanti.

Una frase però ho trovato sconfortante, nei riguardi delle fake news, ed è la seguente: “una quota non
irrilevante di laureati pensa che il COVID-19 sia stato prodotto in un laboratorio e che a causare le
epidemie siano le migrazioni” che la dice lunga su quanto sia facile far radicare convincimenti assurdi anche in persone che teoricamente dovrebbero aver affinato il proprio senso critico.

Figurarsi nei riguardi di chi, con una conoscenza praticamente nulla fuori dal proprio ambito personale, si “informa” dai risultati delle ricerche in Google e dai talk show tv con i personaggi di turno totalmente all’oscuro della materia di cui si parla ma ferocemente determinati a dire qualunque cosa pur di ottenere un po’ più di visibilità.