Visoni in gabbia con fieno in un allevamento

La strage sta procedendo, anche grazie all’aiuto di polizia, protezione civile ed esercito. In Danimarca, primo paese al mondo per l’allevamento e il commercio dei visoni, in pochi giorni dovranno esserne soppressi tra i 15 e i 17 milioni, perché alcuni di loro erano portatori del Sars-CoV-2 con una mutazione che, potenzialmente, potrebbe mettere a rischio il vaccino e rendere il coronavirus più aggressivo che mai. L’annuncio lo ha dato la prima ministra Mette Frederikesen, illustrando anche su Facebook la situazione, spiegando che, oltre alla soppressione degli animali in almeno 400 degli oltre 1.100 allevamenti del Paese, nella zona dello Jutland settentrionale, dove sono concentrati, è scattato anche un lockdown rigido, e che l’Oms sta monitorando da vicino gli eventi.

Proprio in quella regione, nei giorni scorsi erano state scoperte circa 350 persone positive. Ma l’allarme è scattato quando in 12 di loro è stata trovata una versione mutata del virus. L’ipotesi è che lo abbiano contratto dagli animali. Studi effettuati in precedenza, come quello reso disponibile su BioRXiv in attesa di revisione, avevano mostrato che nella maggior parte dei casi sarebbero gli animali a essere primariamente infettati dagli esseri umani. Poi, talvolta, potrebbero ritrasferire il coronavirus alle persone mutato.

coronavirus
In Danimarca è stato deciso l’abbattimento di milioni di visoni, perché tra di essi è stata individuata una variante mutata del coronavirus

Al momento, e in modo abbastanza atipico rispetto a quanto successo finora, la sequenza del virus mutato non è stata messa a disposizione della comunità scientifica, e sono dunque in molti a voler aspettare che ciò avvenga prima di pronunciarsi. Per ora si sa che, secondo quanto affermato da alcuni (e smentito da altri), la variante renderebbe la produzione di anticorpi meno efficiente, con ovvi rischi sia per chi dovesse contrarre questo virus (magari anche dopo aver contratto quello originario) sia per i vaccini. Il tutto è insomma abbastanza confuso.

Tuttavia, non stupisce affatto che i visoni siano al centro di questa vicenda: si sa che i mustelidi sono tra i mammiferi che più di tutti sono suscettibili all’infezione da parte dei coronavirus, e non a caso molti studi vengono fatti sui furetti, che però hanno sintomi molto lievi. Come era già stato osservato in uno studio pubblicato su Science in agosto, nei visoni l’infezione assume caratteristiche molto gravi. Già nei primi casi, scoperti mesi fa, le autopsie avevano rivelato una grave polmonite bilaterale. E questo avrebbe dovuto indurre a prevenzione e controlli più stringenti. Invece non è successo, nonostante nei Paesi Bassi in estate sia stato soppresso un milione di visoni, in Spagna 100 mila e altri focolai siano emersi anche in Svezia e Stati Uniti. L’Università olandese di Wageningen, nella Food Valley, il 25 ottobre ha pubblicato un documento nel quale illustra i procedimenti adottati in tutto il paese dalle prime segnalazioni, avvenute in giugno, a riprova della preoccupazione nata attorno a questi focolai, ma evidentemente quanto fatto finora non è bastato. 

Il rischio di un ulteriore passaggio all’uomo dai visoni e le conseguenze che sta comportando dovrebbero indurre a politiche molto diverse sugli allevamenti. Anche perché, come dimostrato in uno studio dell’Università della California di Davis uscito in agosto su PNAS, sono ben 410 le specie solo di mammiferi che possono, almeno in teoria, ospitare un coronavirus, perché esprimono i recettori ACE2 cui si lega il virus. 

© Riproduzione riservata Foto: AdobeStock

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Roberto Renzoni
Roberto Renzoni
12 Novembre 2020 14:44

Mi chiedo cosa si “coltivano” a fare questi poveri animali invece di lasciarli vivere in pace. Chi ha soldi e supposta eleganza non ha scrupoli, eh?

Claudio il musicista
Claudio il musicista
Reply to  Roberto Renzoni
12 Novembre 2020 17:58

Sono perfettamente d’accordo. E poi non basta che questi poveri animali vengano allevati solo per soddisfare la vanità umana.
Ora perderanno la loro vita, senza realizzare neanche più lo scopo iniziale, seppur frivolo.

matteo
matteo
Reply to  Roberto Renzoni
13 Novembre 2020 09:29

Non vedo molta differenza con gli allevamenti di animali da macello (dei quali tra l’altro in molti casi utilizziamo la pelle per la moda).

Sarebbe interessante parlare anche dei Visoni italiani dato che anche qui hanno scoperto che sono portatori di una versione mutata del virus ed abbiamo ritardato di settimane la notifica…

Da “repubblica”:
Anche il nostro Paese tra quelli che hanno segnalato casi di Covid negli animali all’Oms. Mentre la Danimarca sopprime tutti gli esemplari da pelliccia, l’associazione animalista denuncia: “Da noi silenzio irresponsabile”

marina
marina
14 Novembre 2020 16:58

Forse al sacrificio di questi poveri animali si potrebbe dare un senso: probabilmente ci sarà una certa percentuale di visoni che riesce a sviluppare anticorpi e guarire, perciò si potrebbe, tramite il loro sangue, fare una scorta di anticorpi specifici contro questa variante mutata del virus e curare più velocemente e meglio gli umani che ne vengono infettati, limitandone la diffusione. Capisco che ste povere bestie le tortureremmo comunque, ma almeno la cosa risulterebbe scientificamente giustificata.