Pesticidi o erbicidi spruzzati da un erogatore a mano su erbe in un campo

ChlorpyrifosDa quasi cinquant’anni le valutazioni della Environmental Protection Agency (EPA) statunitense, agenzia governativa che dovrebbe proteggere l’ambiente e i cittadini, sull’insetticida chlorpyrifos, introdotto nel 1965, bandito a inizio 2020 da Unione Europea e California, si basano su uno studio del 1972 totalmente sbagliato, probabilmente non per caso: sponsorizzato dalla Dow Chemicals, l’azienda che produce la sostanza, misteriosamente non è mai stato sottoposto a nuove valutazioni, né sostituito da altre indagini più moderne.
La sconcertante vicenda, che dice molto sui conflitti di interesse in un ambito così delicato, è stata descritta in uno studio condotto dagli esperti dell’Università di Washington, e pubblicato su Environment International, dal quale emerge con chiarezza quanto sia importante che questo tipo di indagini sia condotto da enti terzi, senza legami con i diretti interessati alla produzione e alla vendita.

Lo studio sotto accusa, chiamato Coulston dal nome di Frederick Culston, dell’Albany Medical College, primo autore, sponsorizzato appunto da Dow Chemicals, nel 1972 stabiliva che la dose massima di esposizione fosse 0,03 mg/kg di peso corporeo al giorno. A tale valore si era arrivati omettendo, per motivi non spiegati, i dati di una parte significativa del campione. Se presi (correttamente, e con gli strumenti statistici dell’epoca) in considerazione, tali dati avrebbero però abbassato il valore a 0,014 mg/kg/die, cioè alla metà del valore fissato.
Tra le anomalie di tutta la vicenda ve ne sono anche altre che balzavano agli occhi già allora, oltre all’esclusione di una quota di persone. Per esempio, nello studio erano stati considerati tre gruppi di partecipanti, ma i dati erano stati raccolti in modo tale che i tre non erano paragonabili gli uni con gli altri: un metodo a dir poco assurdo, nell’ambito di uno stesso studio.
Oltre a tutto ciò, negli anni successivi sono stati messi a punto nuovi metodi statistici, molto più accurati rispetto a quelli degli anni settanta, che secondo gli autori non avrebbero permesso di identificare una dose sicura che, di fatto, non esiste. Ma tali metodi non sono mai stati applicati al Chropyrifos, a differenza di quanto avvenuto per molti altri prodotti simili, fatti rientrare in un grande progetto di rivalutazione partito nel 2006, chiamato Human Studies Review Board.

Negli anni ottanta, infine, l’approvazione è stata estesa ai prodotti per uso domestico, che avrebbero dovuto comportare ulteriori cautele, visto che le prime vittime dei danni da Chropyrifos (soprattutto sul sistema immunitario e su quello nervoso) sono i bambini. Eppure l’agenzia non ha dato alcuna indicazione, cioè ha permesso di vendere prodotti la cui concentrazione rispettava sempre il limite di 0,3 mg/kg/die, inizialmente pensato che per gli agricoltori e per colture all’aperto.
Secondo gli autori questa vicenda è un caso esemplare di cattivo comportamento scientifico (scientific misconduct) e coloro che si sono prestati a tale inganno hanno violato qualunque regola etica a danno appunto principalmente – ma non certo esclusivamente – dei più piccoli.
Per fortuna nello scorso mese di febbraio la Corteva Agriscience, che produceva la sostanza (di proprietà di Dow) ha annunciato l’interruzione della vendita, motivando la scelta con il calo della richiesta (e non, quindi, con preoccupazioni sulla salute).

Va però anche detto, come ricordano gli autori, che Donald Trump è un sostenitore del Chlorpyrifos: l’EPA, finalmente, nel 2017 ne ha chiesto la sospensione, ma il Presidente ha affermato che è sicuro e fondamentale per l’agricoltura americana, e ha rimandato ogni decisione al 2022.

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gianni
gianni
9 Settembre 2020 16:48

Schema collaudato , studi rassicuranti (Più o meno falsi) del fornitore e proclami di progresso trionfante sui nemici naturali , diffusione universale del prodotto e poi a distanza di tempo si scoprono falle e danni rimasti nascosti nell’inerzia generale e quindi guerre di esperti per difendere il business, situazione che si ripete continuamente ma da cui non riusciamo ad imparare niente.
Al di la di quello che pensa il sig. T. anche noi ( Italia ed EU) siamo comunque ancora incaprettati per via delle deroghe ancora in corso, non è ancora finita l’emergenza perchè sembra non si riesca a trovare sostituti affidabili per questo metodo convenzionale di coltivazione.

Osvaldo F.
Osvaldo F.
9 Settembre 2020 17:39

Vicenda sconcertante, come scrive anche il sig. Gianni.
Tra l’altro ricordavo bene come scrive l’articolo, che ad un certo punto fu approvato anche per l’uso hobbistico. Con “soddisfazione” degli stessi, perché gran bel prodotto.
A mio parere queste vicende (ricordo anche il problema del gliphosato, non tanto per la tossicità, ma perché gli si attribuiva rapida degradazione nel terreno, senza accumulo) segnalano la necessità che il controllore controlli… Intendo il pubblico (per non parlare dei medicinali: non possiamo pretendere che il privato investa in ambito non profittevoli, se non magari in perdita). Uno dei problemi però sono i soldi: servono tanti soldi, ma tutti vogliono tagliare le tasse…
Quanto a Trump, ah, non è solo un virologo, anche un esperto chimico…

Giuseppe Altieri, Agroecologo
22 Settembre 2020 13:06

AGROECOLOGIA UNICA VIA – Lo stesso vale per il GLIFOSATE… laddove il pesticida è di fatto vietato dal 2014, causa obbligo di produzione integrata in tutta europa… laddove non sono previsti usi di disseccanti totali pericolosissimi per la salute e l’ambiente. il prodotto è definito cancerogeno dallo IARC (OMS) di Lione, mentre l’EFSA che si basa su studi provenienti delle multinazionali Bayer-Monsanto, esprime parere contrari. Ma è proprio in questi casi, quando vi sono pareri scientifici discordanti che va applicato il principio di Precauzione, che obbliga al divieto del pesticida, sulla base del parere scientifico a maggior protezione per la salute ambientale. O ciò si applica solo per il Covid 19…?
Quando al vera pandemia mondiale è rappresentata dal cancro e patologie degenerative collegate in rpimis ai pesticidi che abbiamo ingerito per 60 anni … I pesticid vanno banditi in quanto Inutili, perchè oggi le tenciche biologiche sono avanzatissime e maggiormente efficienti di quelle chimice. Essi si continuano a usare solo a causa del sistema inerziale dei venditori di epsticidi e della politica che non li vieta…quando sono gia vietati !!! INERVENGA LA MAGISTRATURA … almeno sul glifosate…

luigi
luigi
22 Settembre 2020 14:54

“i soldi fanno aprire gli occhi ai ciechi”!… miracoli del business…