celeste d'arrando movimento 5 stelle

celeste d'arrando movimento 5 stelle camera deputatiLa campagna de Il Fatto Alimentare per chiedere alla Ministra della salute Giulia Grillo l’introduzione in Italia di una sugar tax ha ormai superato le 300 firme e ha raccolto l’adesione di nove società scientifiche. Dopo le interviste a Francesco Branca dell’Oms, Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità, a Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano, e a Marco Lanzetta, medico chirurgo specializzato in chirurgia della mano e direttore del Centro nazionale artrosi, ecco l’intervista alla capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Affari Sociali alla Camera Celeste D’Arrando e prima firmataria della risoluzione contro l’obesità infantile.

La risoluzione votata all’unanimità nella commissione Affari Sociali e Sanità alla Camera sulle “Iniziative volte a disincentivare il consumo di zuccheri e di grassi, al fine di prevenire e di contrastare l’obesità” è stata recepita integralmente dal Governo. Il documento vincola il governo su 12 punti molto impegnativi, si insiste molto sulla necessità di intervenire su marketing e sulla pubblicità dei prodotti alimentari ma non si indicano percorsi da seguire. Vuol dire che censurerete alcuni spot?

In realtà la parola “censura” non è mai stata presa in considerazione. Gli impegni contenuti nella risoluzione pongono l’attenzione sull’utilizzo fatto finora della pubblicità e del marketing che promuovono un’alimentazione non sana nelle fasce orarie nelle quali è più probabile che un bambino si trovi davanti la Tv, mentre invece dovrebbero avere uno scopo educativo. La risoluzione è un documento di indirizzo che ha come obiettivo quello di impegnare il governo a mettere in atto delle azioni condivise e approvate. Si tratta di un passo importante, perché finalmente anche in Italia siamo riusciti ad accendere i riflettori su questo problema.

Il 16 ottobre Il Fatto Alimentare ha avviato una raccolta firme per introdurre una tassa del 20% sulle bevande zuccherate, la cosiddetta sugar tax. Nove società scientifiche e 300 medici, nutrizionisti e dietisti hanno già aderito. Il documento votato punta il dito contro l’eccessiva presenza di zucchero nel cibo e sulla necessità di ridurre la quantità. Vuol dire che sarà adottata una tassa sulle bevande zuccherate come auspica l’Oms e come avviene in Francia, nel Regno Unito e in decine di Pesi al mondo?

Quella di una tassazione sulle bevande zuccherate è una scelta che responsabilizza le aziende e rende più consapevoli i consumatori. Con il nostro emendamento presentato nella legge di Bilancio proponiamo che i produttori di bibite ad alto contenuto di zucchero paghino una tassa, destinando i ricavi sia per alleggerire la tassazione su imprese commerciali e produttori agricoli, che per finanziare l’università e la ricerca. Basti pensare che in Italia il 42% dei bambini e il 38% delle bambine sono obesi o in sovrappeso, e il nostro Paese è tra i peggiori d’Europa per l’obesità infantile e il consumo di bevande molto zuccherate. Il primo a beneficiarne da questo strumento sarà il servizio sanitario nazionale. Ci sono 6 milioni di italiani con problemi di obesità che incidono sulla spesa sanitaria di ben 4,5 miliardi di euro. È una misura già presente in tanti altri Paesi come Francia, Ungheria, Irlanda, Messico, Norvegia, Filippine, Regno Unito e in tante città dell’America, e noi stiamo valutando la strada migliore per applicarla anche in Italia.

coca cola
Un emendamento alla legge di bilancio introduce una sugar tax sulle bevande zuccherate, ma non sarà usati per educazione alimentare e lotta all’obesità

Il Fondo mondiale per la ricerca sul cancro dichiara che «limitare il consumo di cibi ad alta densità calorica ed evitare il consumo di bevande zuccherate» è la prima raccomandazione alimentare a cui è giunto il comitato di esperti dopo aver esaminato tutti gli studi scientifici su dieta e cancro. Voi avete sposato questa tesi nella risoluzione. Quali saranno i primi provvedimenti al riguardo?

Come ho già detto, la risoluzione non è una legge e quindi non contiene “provvedimenti”. Si tratta invece di misure per contrastare l’obesità infantile, approvate dalla Camera, e che il governo si è impegnato a mettere in atto. Abbiamo riscontrato la massima attenzione sul tema, e si lavora per dare risposte concrete.

Come conciliare le indicazioni della risoluzione con le posizioni espresse il 27 luglio 2018 dal Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria alle dirette dipendenze del Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo)  contro qualsiasi tassa su alimenti e bevande poco salutari, in quanto iniziative “diseducative” e “incoerenti con gli obiettivi dell’educazione alimentare”?

Il Crea in passato ha espresso perplessità per quanto riguarda l’idea di una tassazione, ma è favorevole alla sperimentazione di campagne di educazione alimentare associate a forme di accesso agevolato a schemi di dieta corretti, soprattutto per i nuclei familiari meno abbienti. Mi sembra che il fine comune sia lo stesso: educazione alimentare e promozione di uno stile di vita sano. Bisogna lavorare insieme ascoltando i diversi punti di vista, solo così si troveranno le soluzioni adeguate.

Negli ultimi anni in Italia non si fa praticamente nulla nell’ambito dell’educazione e dell’informazione alimentare. Una delle ultime campagne risale a quasi 10 anni fa è stata quella dell’ex Inran (ora inglobato nel Crea) “Sapermangiare.mobi”. L’efficacia è stata pressoché nulla tanto che la decina di filmati realizzati sono scomparsi dalla rete. Nella risoluzione si parla di fare pubblicità sui principali organi di stampa e spot per spiegare agli italiani i principi di una sana alimentazione. Chi pagherà per i nuovi progetti e quale sarà il budget?

Abbiamo sempre detto, anche rispetto ad altri temi, che solo con una adeguata campagna informativa i cittadini riusciranno a fare scelte consapevoli e magari cambiare quelle abitudini che consideravano innocue e che invece non lo sono, come un’alimentazione sbagliata. Abbiamo acceso i fari su un problema, come lei ha giustamente sottolineato, che per troppo tempo è stato sottovalutato. Nel frattempo sto incontrando diverse realtà che si occupano di progetti nell’ambito dell’educazione alimentare, proprio per approfondire e vagliare le possibili soluzioni prima di arrivare a determinare le risorse necessarie

junk food patatine suolo
Non sono ancora state definite le risorse necessarie per dare il via a nuovi progetti di educazione alimentare

Un punto del documento auspica iniziative informative normative per diffondere la conoscenza sui rischi dell’obesità derivanti da un’alimentazione scorretta. A livello internazionale l’Oms e auspica l’adozione di etichette a semaforo già utilizzate in Francia, Regno Unito e presto anche in Belgio. Ma il Crea ha sempre espresso il “no” a questo tipo di etichette, perché inducono “in errore il consumatore con una troppo facile categorizzazione degli alimenti in buoni o cattivi”. La stessa posizione è stata espressa dal Coldiretti e Confagricoltura. Ci sono progetti sulle etichette per renderle più chiare ai consumatori?

Anche rispetto alle etichette è necessario fare chiarezza: nella mia risoluzione si fa riferimento a una corretta e trasparente etichettatura. Mentre la proposta dei “semafori” analizza e classifica determinati cibi con una visione limitata. Sono due cose completamente differenti. La risoluzione presentata da alcuni Paesi e che attualmente si trova all’esame preliminare di un organismo interno alle Nazioni Unite, penalizza gravemente l’Italia, il Paese della dieta Mediterranea, da sempre emblema di un’alimentazione equilibrata. La proposta dei cosiddetti semafori alimentari attribuisce, per esempio, un bollino verde alle bevande gassate solo perché prive di zuccheri, ma sono presenti altre sostanze meno “naturali” come gli edulcoranti, mentre invece l’olio d’oliva e i prosciutti di qualità si prendono un bel bollino rosso a causa dei grassi. È ovvio che così com’è non va bene.

La sensazione è che il Mipaaft e il Ministero della salute abbiamo posizioni diverse rispetto al documento della commissione, visto che hanno fatto veramente poco. Possiamo sperare in un cambiamento?

Non vedo divergenze di vedute: i due ministeri hanno messo in campo azioni che vanno nella stessa direzione della nostra risoluzione su temi come salute dei cittadini e alimentazione. Il ministro della Salute Giulia Grillo ha già ribadito questa estate quanto sia importante contrastare il fenomeno in costante aumento dell’obesità infantile. Al Mipaaft invece, stanno lavorando per rafforzare i controlli sulle etichette, e il ministro Gian Marco Centinaio ha già espresso il suo parere contrario al sistema di etichettatura “a semaforo”, perché rischia di essere fuorviante per i consumatori.

Per giunta, anche il Parlamento si muove nella stessa direzione. Infatti è stata approvata alla Camera la proposta di legge, sempre del Movimento 5 Stelle, sulla valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta, a chilometro zero o utile. La politica ha il compito di legiferare rispondendo ai reali bisogni dei cittadini. Noi stiamo lavorando in sinergia, solo così si potrà ottenere il vero cambiamento.

Per leggere le considerazioni de Il Fatto Alimentare all’intervista alla onorevole Celeste D’Arrando clicca qui.

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Chiara
Chiara
20 Novembre 2018 13:06

“La proposta dei cosiddetti semafori alimentari attribuisce, per esempio, un bollino verde alle bevande gassate solo perché prive di zuccheri, ma sono presenti altre sostanze meno “naturali” come gli edulcoranti, mentre invece l’olio d’oliva e i prosciutti di qualità si prendono un bel bollino rosso a causa dei grassi. È ovvio che così com’è non va bene.”

Bravissima, finalmente gente competente al governo.
L’etichetta nutriscore così come é pensata non va bene. Non é possibile dare ad una bevanda gassata con dolcificanti (che hanno effetti pari o addirittura superiore dello zucchero da cucina) un bollino verde o quasi verde..

ezio
ezio
Reply to  Chiara
21 Novembre 2018 12:33

Condivido l’osservazione, anche per aver segnalato diverse incongruenze nel giudizio semplificato del semaforo.
I parametri base dell’algoritmo NutriScore sono spesso molto discutibili nel giudizio finale esemplificato, che purtroppo non tiene conto della qualità degli ingredienti utilizzati in ricetta, ma solo la famiglia di appartenenza (carboidrati, grassi, proteine, zuccheri, fibre).
Senza considerare l’enorme differenza esistente tra un nutriente ed un altro della stessa famiglia, il giudizio oltre che volutamente semplicistico è purtroppo abbastanza grossolano.
Molto meglio leggere l’elenco ingredienti e la tabella nutrizionale, che volendo si potrebbe colorare in base al contenuto di ogni singolo nutriente per attenzionarne le quantità significative.

ezio
ezio
22 Novembre 2018 17:34

Per educare evidenziando, basterebbe una freccetta colorata a fianco di ogni nutriente significativo della tabella nutrizionale.
C’est plus facile e diretto del NutriScore francese.
Ma in ogni caso meglio rapportare il giudizio alla razione standard e non al percento, altrimenti vale poco ed indica un dato ed un giudizio teorico.

shadok
shadok
23 Novembre 2018 06:10

A mio avviso la maggiore criticità della etichettatura nutriscore è nel messaggio che viene trasmesso al conusumatore: un “bollino” arancione o rosso non deve significare “evitare perché insalubre” ma, piuttosto, “consumare con moderazione”. Il punto è che fare capire al consumatore cosa significhi consumare con moderazione non è poi così banale: un consumo moderato di un olio di oliva è “diverso” da un consumo moderato di patatine fritte. La maggiore utilità della etichettatura è, secondo me, la possibilità di comparare prodotti della stessa categoria (merendine, snacks, crackers).