filetto di manzo carne bistecca proteineLa carne coltivata realizzata facendo crescere cellule staminali del muscolo di manzo, maiale, pollo o pesce fino a ottenere fibre indistinguibili da quelle della carne tradizionale, è una realtà che attende solo le autorizzazioni per entrare sul mercato. Ci stanno lavorando molte start up e laboratori, e i risultati ottenuti confermano che si tratta di un’alternativa valida alla carne di allevamento, perché l’impatto ambientale è estremamente basso e perché non contiene residui di antibiotici, ormoni  o altre sostanze potenzialmente pericolose. Uno degli aspetti fondamentali è l’accettazione da parte del pubblico. Le aziende stanno lavorando per evitare che su di essa si crei un pregiudizio negativo simile a quello che ha rallentato quando non fermato lo sviluppo degli Ogm.

Diversi studi stanno valutando il grado di gradimento di queste carni, che in genere risulta abbastanza buono soprattutto in alcuni paesi. Una recente ricerca pubblicata dagli psicologi dell’Università di Bath, in Gran Bretagna, e di Portland, in Oregon, su Frontiers in Nutrition ha affrontato il tema cercando di capire qual è il modo migliore per fare conoscere la nuova carne ai consumatori, facendo un  confronto con ciò che i media sempre più spesso raccontano sull’argomento. I risultati fanno riflettere.

Carne coltivata
I consumatori preferiscono gli aspetti etici, che i progressi tecnologici

Gli autori hanno selezionato circa 500 consumatori e hanno sottoposto loro alcuni materiali nei quali la carne coltivata era presentata evidenziando gli aspetti tecnologici  come il fatto di rappresentare un punto di arrivo di anni di studi, oppure ponendo l’accento sui benefici dal punto di vista ambientale quali il minore consumo di suolo, acqua, elettricità e l’azzeramento delle emissioni di metano o, ancora, insistendo sull’equivalenza in termini di gusto e consistenza rispetto alla carne da allevamento. I ricercatori hanno poi sottoposto i partecipanti a specifici questionari e il risultato è stato molto netto: i consumatori si mostrano più propensi a provare ed eventualmente a fare entrare nella propria dieta la carne coltivata se si sottolineano gli aspetti etici, mentre il gradimento diminuisce nettamente quando si insiste sui progressi tecnologici.

Ma è proprio su quest’ultimo aspetto che punta la comunicazione della maggior parte dei media. La situazione è quindi delicata. Secondo quanto riferito dagli stessi autori, al momento negli Stati Uniti il 64% dei consumatori si dichiara disposto ad assaggiare questo tipo di carne, e solo il 18% afferma di essere decisamente contrario. Analogamente il 49% dei consumatori dichiara di essere pronto a comprarla regolarmente, mentre il 24% non pensa di farlo.

Dati simili sono stati riscontrati nel campione sottoposto al test, metà del quale era composto da persone che già includevano sostituti vegetali della carne nella loro dieta. La questione quindi è come mantenere integro l’atteggiamento del pubblico, al momento tutto sommato positivo, e come far sì che gli indecisi (e sono ancora molti) si avvicinino a questi prodotti, con i quali dovranno comunque fare i conti, con un approccio razionale e non influenzato da pregiudizi o idee sbagliate. Una delle risposte da dare agli interrogativi è spiegare in modo chiaro ed esauriente che cosa è la carne coltivata e, soprattutto, quali benefici può apportare al pianeta, alla salute umana e anche al benessere animale, visto che nessun animale viene sacrificato.

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Carolina
29 Luglio 2019 16:04

Serve un PUBBLICO IMPIEGO AGRICOLO per arginare disoccupazione e reagire alla fuga delocalizzante delle aziende all estero serve reagire e tornare a lavorare la terra con restauro integrale delle cascine e delle masserie del centro Italia e sud e fare cultura del cibo ogni giorno della nostra vita trasformare una utopia in moderno gesto di salute pubblica che solo. Il contadino può fare noi SIAMO CONTADINI ORGOGLIO ITALIANO