Due mani sollevano una grossa manciata di mais da un grande cumulo; concept: cereali, ogm

Traktor bei Sonnenuntergang agricoltura trattore campoSiamo sempre di più, e siamo anche più alti e più grassi. Ciò significa che presto ogni essere umano avrà bisogno di decine di calorie in più ogni giorno. Per questo, e poiché secondo l’Oms entro il 2100 saremo circa 11 miliardi, dovremo produrre l’80% di calorie in più rispetto ad oggi.

Lo afferma uno studio pubblicato dai ricercatori dell’Università di Gottinga, in Germania, su PLoS One, che tratteggiano uno scenario a dir poco preoccupante, se applicato a un pianeta che dovrà fare i conti con gli effetti del cambiamento climatico, e che già oggi fa fatica a rispondere alle esigenze nutrizionali degli attuali 7,5 miliardi di persone.

Gli autori hanno elaborato quattro diversi scenari possibili (situazione stabile, aumento solo del peso, aumento solo dell’altezza, aumento di entrambi) che si possono verificare insieme alla crescita della popolazione, e hanno concluso che se il peso medio rimanesse stabile, tra il 2010 e il 2100 la necessità di calorie crescerebbe del 61,05%, valore a cui si dovrebbe aggiungere un 18,73% attribuibile all’aumento dell’altezza e al peso. In quest’ultimo scenario, ogni essere umano avrebbe necessità di 253 calorie in più, pari a un paio di grosse banane o a una porzione di patatine fritte ogni giorno.

La richiesta di più cibo colpirebbe soprattutto alcune zone dell’Africa subsahariana, che si confrontano con una rapidissima crescita del fabbisogno energetico individuale e un conseguente incremento dell’altezza media, ma toccherebbe un po’ tutto il mondo. Una delle conseguenze cui si pensa di meno sarebbe l’aumento del prezzo del cibo, fatto che aggraverebbe le condizioni di vita in alcuni paesi, ma che potrebbe avere anche qualche risvolto anche positivo, proprio sul consumo medio nei paesi che già assumono troppe calorie oggi.

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Nel 2100, con l’aumento della popolazione, dell’altezza e del peso medio, dovremo produrre l’80% di calorie in più

Lo studio non prospetta soluzioni, ma sottolinea la necessità di concentrarsi su alimenti di elevata qualità piuttosto che su quelli ad alto contenuto energetico, che potrebbero far aumentare fino a livelli stellari i tassi di obesità anche in paesi che fino a pochi anni fa erano afflitti dalla fame (nel 2017 i malnutriti nel mondo erano 821 milioni), senza tra l’altro risolvere il problema della malnutrizione, visto che molto spesso i cibi ultra calorici sono pessimi proprio dal punto di vista nutrizionale.

Questo tipo di stima va ad affiancare quelle fatte dalle agenzie internazionali, così come i lavori di team di esperti, come quelli della Commissione EAT di Lancet; per il momento ciò che emerge è la necessità, molto sentita, di governare e probabilmente cambiare profondamente la produzione di cibo nel mondo, cercando di prevenire le distorsioni degli anni scorsi e di modificare il sistema affinché riesca a garantire cibo a tutti in un pianeta ancora ospitale.

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cpmlsns
cpmlsns
10 Gennaio 2020 21:09

Tranquilli. Visto che non si vuole mettere un freno alle nascite, perchè è politicamente scorretto, ci penseranno la prossima pandemia o la prossima guerra a riequilibrare i numeri, Cinque miliardi, non di più, è un numero corretto.

Roberto
Roberto
14 Gennaio 2020 10:51

Pur non volendomi sostituire agli esperti e loro studi, sarebbe interessante sapere se già oggi si producono calorie alimentari sufficienti per la popolazione mondiale (come io sospetto), con il solo problema che non sono distribuite equamente su tutto il pianeta…

Quando si sente, da noi nell’opulenta Europa, di tonnellate di cibo sequestrato e buttato via perchè “scaduto” o “non conforme” alle normativa e agli standard (ma secondo me perfettamente commestibile, soprattutto per chi ha come altra alternativa quella di morire di fame), qualche dubbio mi viene.

Sara
Sara
18 Gennaio 2020 13:35

Come al solito, anziché porre freni allo scandaloso spreco di risorse alimentari in atto, si pensa a come produrre di più. È incredibile che vengano sprecati soldi per pagare studi che anziché guardare alle soluzioni già attuabili, propongano l’aumento della produzione… Mah