Il 16 novembre 2010 il Comitato intergovernativo riunito a Nairobi ha ufficialmente iscritto la dieta mediterranea nel patrimonio culturale immateriale dell’Unesco..

 “La Dieta Mediterranea – si legge nella motivazione del Comitato unisco- è un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio alla tavola, tra cui la coltivazione, la raccolta, la pesca, la conservazione, la trasformazione, la preparazione e, in particolare, il consumo di cibo. È caratterizzata da un modello nutrizionale che è rimasto costante nel tempo e nello spazio, i cui ingredienti principali sono olio di oliva, cereali, frutta e verdura, fresche o secche, un ammontare moderato di pesce, prodotti lattiero-caseari e carne, numerosi condimenti e spezie, il tutto accompagnato da vino o infusioni, sempre nel rispetto delle convinzioni di ogni comunità”. E ancora: “La Dieta Mediterranea (da greco “diaita”, stile di vita) comprende molto più che il solo cibo. Essa promuove l’interazione sociale, dal momento che i pasti collettivi rappresentano il caposaldo di consuetudini sociali ed eventi festivi. Essa ha dato alla luce a un formidabile corpo di conoscenze, canzoni, proverbi, racconti e leggende”.

Il significato di questo premio viene spiegato da Paolo De Castro, l’allora Ministro dell’Agricoltura che promosse la candidatura nel 2007, ora presidente della Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento Europeo:  “Questo atto rappresenta una leva fondamentale per la valorizzazione delle risorse agroalimentari dei paesi del Mediterraneo, in termini di sostenibilità per l’incidenza economico-culturale che riveste il cibo. Il mix di elementi che caratterizza la dieta mediterranea ha, e deve avere, la capacità di ispirare il senso di continuità e identità delle popolazioni.”

La dieta  mediterranea è un modello nutrizionale ispirato ai regimi alimentari tradizionali dei Paesi europei del bacino mediterraneo. La sua valorizzazione risale ai primi anni del dopoguerra ed è merito di Ancel Benjamin Keys (1904–2004), medico e fisiologo statunitense noto appunto per gli studi epidemiologici che lo condussero a riconoscere l’influenza positiva dell’alimentazione sulla prevenzione delle patologie cardiovascolari 

Gli elementi di base sono verdura e frutta di stagione, cereali e legumi; pesce e carne, uova e formaggi (senza esagerare); olio di oliva, meglio se extra-vergine, per i condimenti; vino ai pasti con moderazione. L’equilibrio tra carboidrati (55-60%), grassi (30%) e proteine (10-15%) tende a realizzarsi con una “piramide alimentare” che privilegia i primi piatti (pasta, riso),  verdure, frutta – senza eccedere nei secondi (pesce, carni bianche e rosse, uova e formaggi) – e si articola su tre pasti principali (colazione, pranzo e cena) con due eventuali spuntini a metà mattina e metà pomeriggio. La dieta mediterranea esprime nel complesso una cultura del cibo attenta alla qualità degli alimenti e alla semplicità delle preparazioni.

Il “British Medical Journal” ha pubblicato nel 2008 una meta-analisi (link http://www.bmj.com/content/337/bmj.a1344.full.pdf+html) realizzata sulla base di 12 studi che hanno coinvolto 1.574.299 individui sani per periodi di tempo variabili (3-18 anni)1. Le conclusioni: “questa meta-analisi mostra che il rispetto di una dieta mediterranea può ridurre in modo significativo la mortalità complessiva, la mortalità da malattie cardiovascolari, l’incidenza o la mortalità da patologie tumorali, l’incidenza dei morbi di Parkinson e Alzheimer”.

D’altra parte secondo l’Istat i cittadini italiani – con una vita media di 84 anni per le donne e 79 per gli uomini – sono tra i più longevi d’Europa (dati 2008, dal volume “Noi Italia”, presentato il 12.1.10). E a livello planetario – fatto salvo il record dei Matusalemme-san nipponici – Italia, Francia, Spagna, Israele, Grecia sono ai primi posti per la durata della vita media (dati Central Intelligence Agency, USA, 2007).

Nel mese di ottobre  2010 è stato pubblicato su “The American Journal of Clinical Nutrition2 uno studio prospettico su 373.803 soggetti, condotto in 10 Paesi europei. La ricerca, dai suggestivi acronimi EPIC (“European Prospective Investigation into Cancer and nutrition”) e PANACEA (“Physical Activity, Nutrition, Alcohol Consumption, Cessation of Smoking, Eating Out of Home, and Obesity”) ha mostrato come la maggiore aderenza alla dieta mediterranea si associa alla riduzione del rischio medio di sviluppare sovrappeso e obesità..

Dario Dongo

Per maggiori informazioni:

(1) BMJ 2008;337:a1344. doi:10.1136/bmj.a1344

(2) Romaguera D, Norat T, Vergnaud AC, Mouw T, May AM, Agudo A, Buckland G, Slimani N, Rinaldi S, Couto E, Clavel-Chapelon F, Boutron-Ruault MC, Cottet V, Rohrmann S, Teucher B, Bergmann M, Boeing H, Tjønneland A, Halkjaer J, Jakobsen

 

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