Il Carnaroli viene considerato il miglior riso italiano e nei supermercati è anche la varietà più venduta dopo l’arborio. Oltre il 60% della produzione si trova nella provincia di Pavia. Stiamo parlando di un riso la cui caratteristica peculiare è assicurare una buona capacità di assorbimento di acqua e di tenuta alla cottura. La situazione sul mercato è particolare perché il 43% del carnaroli viene venduto in confezioni che recano il marchio dei vari supermercati. Riso Scotti, che è una delle marche leader, produce anche le confezioni per diverse catene tra cui Auchan.
Il Fatto Alimentare ha messo a confronto il pacco da 1 Kg di riso Scotti carnaroli con con l’omologo riso firmato Auchan. Entrambi sono confezionati nello stabilimento di Pavia e come ci dicono in azienda, i parametri di selezione e qualità applicati sono comunque gli stessi sia per il prodotto marchiato Scotti sia per quello destinato ai marchi privati dei supermercati (tutti ampiamente al di sotto dei limiti previsti dalla normativa.
Nell’ambito della produzione esiste una differenziazione di range in riferimento alle varie tipologie, che implica processi di lavorazione e controlli diversi. I limiti di legge relativi agli aspetti qualitativi del riso Carnaroli prevedono la presenza massima del 2,5% di chicchi danneggiati; un limite inferiore al 5% per le rotture e inferiore al 4,5% per i chicchi gessati. I parametri del Carnaroli Scotti sono più restrittivi e quindi hanno una quota di chicchi rotti edanneggiati o gessati minore rispetto a quello dei prodotti a marchio, che però rientrano sempre nei limiti di legge.
Il confronto tra il prodotto di marca e quello Auchan indica una differenza di prezzo consistente: 4,00 €/Kg contro 2,29 €/Kg. Premesso che la marca commerciale ha sempre un prezzo inferiore rispetto alla marca industriale (anche per l’incidenza dei costi di marketing e degli investimenti in pubblicità), la differenza potrebbe essere motivata anche dai diversi parametri di selezione adottati per il riso Auchan. Di più non è possibile sapere visto che i parametri peraltro sono coperti dalla riservatezza dei capitolati previsti nei contratti di produzione per conto terzi di Scotti.
L’azienda di Pavia ha introdotto nella gamma del Carnaroli una linea di Riso Scotti a selezione speciale denominato Terre di Risaia che costa poco più del formato standard. Si tratta di riso tradizionale bianco che comprende anche la varietà Vialone Nano, Arborio e Ribe. Per Carnaroli Terre di Risaia sono previsti limiti molto restrittivi: si parla di una quantità di chicchi danneggiati inferiore all’1% e rispetivamente del 3% e dell’1,5% per le rotture e i chicchi gessati. È un prodotto speciale con un listino superiore che non può essere confrontato direttamente con le marche del distributore. È una linea nata dall’esigenza di una diversificazione distributiva ed interessa solo alcune aree geografiche (il Veneto e parte del Piemonte: le terre di risaia per l’appunto).
Claudio Troiani
© Riproduzione riservata
Foto: Thinkstockphotos.it
alla faccia di chi sostiene che l’indicazione dello stabilimento di confezionamento NON è una indicazione che ha valore per il consumatore…. come faremo dal 14 dicembre quando NON sarà più obbligatorio inserirlo? Il reg 1169/11 ha ritenuto che tale indicazione non fosse significativa nei comportamenti di scelta di consumatori e ne ha eliminato l’obbligo e, secondo alcuni, anche la facoltatività…..
poveri noi:-(
Non sapevo, assurdo.
Io invece controllo sempre.
Ma è possibile mobilitarci per bloccare tutto questo? magari utilizzando le varie petizioni online.
Non lo faccio io perchè non sono esperto del settore e non saprei come fare per i riferimenti normativi, ma “il fatto” può proporsi? (se ritiene utile).
Grazie.