Pollo italiano senza antibiotici: è possibile? L’esempio virtuoso di un’azienda piemontese già premiata da CIWF per il benessere animale
Pollo italiano senza antibiotici: è possibile? L’esempio virtuoso di un’azienda piemontese già premiata da CIWF per il benessere animale
Paola Emilia Cicerone 11 Luglio 2016Arriva anche in Italia il primo pollo allevato senza antibiotici. Viene dal Piemonte, e precisamente dalla cooperativa Agricola Valverde di Saluggia (Vercelli) che da qualche settimana ha messo sul mercato il pollo Gran Selezione, corredato di etichetta che precisa “allevato senza uso di antibiotici”. Si tratta di una dicitura autorizzata dal disciplinare Unaitalia e approvato dal Ministero delle Politiche Agricole. “Nell’ambito dell’impegno per una riduzione dell’uso degli antibiotici – spiega Rossella Pedicone, responsabile area tecnico Sanitaria di UnaItalia – abbiamo inserito questa dicitura tra le informazioni che possono essere oggetto di etichettatura volontaria ”. In questo caso un ente certificatore terzo verifica l’assenza di antibiotici nell’intero processo di allevamento, attraverso controlli sulla documentazione e analisi di laboratorio, oltre all’adozione di un codice di tracciabilità delle carni.
Per Valverde, che ha già ottenuto importanti riconoscimenti sulla questione del benessere degli animali allevati – come il premio Good Chicken assegnato lo scorso anno da CIWF (Compassion in World Farming) – il pollo senza antibiotici è un punto di arrivo. “Si tratta del risultato di un lavoro durato due anni – spiega Andrea Costa amministratore delegato della cooperativa – condotto insieme a un team di allevatori specializzati nella nutrizione degli animali e veterinari. La strategia è stata quella di ricostruire l’habitat dei polli di una volta, quelli che vivevano in cascina e favorendo il loro stato di benessere”.
«Il percorso spiega Costa – comincia con la scelta di pulcini adatti di razze a lento accrescimento e proveniente da incubatoi in cui non si usano antibiotici. Poi si fanno crescere in capannoni che prevedono uno spazio al coperto e aree all’aperto dove gli animali possono razzolare a terra su superfici più ampie rispetto a quelle previste dalla legge per i polli da carne. Facciamo particolarmente attenzione all’alimentazione, arricchita con semi di lino per fornire al pollo gli acidi grassi omega 3 che contribuiscono a mantenerli in salute”. La nostra attenzione – continua Costa – si focalizza soprattutto sull’igiene, tutti gli operatori devono seguire un rigido protocollo quando entrano in contatto con questi animali”. I polli così allevati sono macellati intorno ai sessanta giorni, quando hanno raggiunto un peso di circa due chili, utilizzando impianti di macellazione in loco per evitare agli animali lo stress del trasporto. Per ora sono venduti interi o a busto, corredati da istruzioni per una cottura ottimale trattandosi di una carne più soda e saporita, adatta per la cottura in forno.
Non si tratta, è importante precisarlo, di una produzione biologica: “Il biologico può essere trattato con antibiotici in caso di malattia, mentre in questo caso, se un’eventuale infezione non può essere arginata con altri strumenti, il prodotto semplicemente non è etichettato come Gran Selezione“.
Per ora i polli senza antibiotici sono solo una piccola parte della produzione della cooperativa, circa 600 capi la settimana venduti in macelleria – l’elenco è disponibile nel sito – e si trovano soprattutto nel Nord Ovest in catene di supermercati come FinIper e Basko e costano il 40% in più rispetto alla media.
Un segnale ulteriore del fatto che il problema dell’antibioticoresistenza è sempre più sentito, riguarda l’andamento delle vendite dei farmaci che secondo UnaItalia tra il 2011 e il 2015 è diminuito del 39,95%.
“Anche se l’uso responsabile di antibiotici in allevamento può contribuire a ridurre i volumi totali – ricorda Elisa Bianco, responsabile del Settore Alimentare di CIWF – l’unica strada per ottenere una riduzione significativa ed essere in grado di allevare senza antibiotici è migliorare le condizioni di vita e di salute degli animali, e di conseguenza il loro benessere”. E sembra che oggi ci siano aziende disposte a seguire questo percorso: “L’interesse verso questo tipo d’informazione – conferma Pedicone – è sicuramente in crescita e possiamo ritenere che a breve si affacceranno sul mercato altre realtà”.
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giornalista scientifica
sostengo già emergenzy, greenpeace e actionaid con un piccolo contributo mensile. Voglio devolverlo anche a voi, è una goccia nel mare ma capisco quanto sia faticoso rimenere indipendenti con tutte le pressioni delle lobby…SIETE PREZIOSI E STRAORDINARI DA TUTTI I PUNTI DI VISTA. SPERO CHE POSSIATE CONTINUARE A LUNGO. alba
Grazie davvero, signora Stellato, sono commenti come il suo che danno valore al nostro lavoro….
Per amor di precisione, a norma del reg. CE n.889/2008 (art.24, comma 4) negli allevamenti biologici di polli da carne è consentito, solo quando prodotti fitoterapici e omeopatici non siano in grado di contrastare le malattie e sempre che la cura sia essenziale per evitare sofferenze o disagi all’animale, un unico trattamento antibiotico.
Il tempo di sospensione – cioè l’intervallo che intercorre tra la somministrazione e la macellazione- è di durata doppia rispetto a quello stabilito dalla legge per gli allevamenti non biologici.
Se un trattamento con antibiotici non risultasse sufficiente e il veterinario ritenesse di doverne prescriverne un altro, i polli interessati e i prodotti da essi derivati non possono in alcun caso essere venduti come prodotti biologici.
I “polli senza antibiotici” non sono solo una piccola parte, ma la sostanziale totalità della produzione biologica.
Signor Pinton, lei non fa altro che precisare, con maggiori dettagli, quanto scritto: in caso di malattia non debellabile con altre terapie, e rispettando i tempi di sospensione, i polli di produzione biologica possono essere trattati con antibiotici. La nostra non voleva essere una critica, ma una constatazione.
Intendevo soltanto precisare che anche in caso di necessità il pollo biologico non può esser sottoposto che a un unico trattamento con antibiotici, il che, fortunatamente, è una rara eccezione, grazie al ricorso a linee genetiche più rustiche e a “pratiche zootecniche che rafforzano il sistema immunitario e stimolano le difese naturali contro le malattie” come previsto dalla norma europea.
Ringrazio il CIWS per le loro meravigliose iniziative per il benessere animale
e li sostengo con donazione mensile (via paypal), insieme a Greenpeace, Medici senza Frontiere, Animal Equality Italia, e naturalmente Il Fatto Alimentare.
Grazie per tutto quello che queste organizzazioni (ed altre) fanno per il benessere delle persone, dei nostri amici animali e della nostra terra.