bambino bilancia

L’obesità, ormai lo sappiamo bene, è una condizione che favorisce l’insorgenza di patologie cardiovascolari, diabete e alcuni tipi di cancro. L’Oms parla di epidemia, perché negli ultimi 40 anni il numero di persone sovrappeso e obese, nel mondo, ha visto un notevole aumento. Il problema è particolarmente grave quando riguarda bambini e adolescenti, perché più del 60% dei ragazzi obesi rimane tale in età adulta.

In novembre si è svolto a Roma il 27° convegno annuale dello European Childhood Obesity Group (Ecog), gruppo di pediatri, nutrizionisti ed esperti di altre discipline che, a livello europeo, si occupano di obesità infantile. Nel corso del convegno sono stati illustrati i risultati di 10 anni di monitoraggio effettuato sui bambini dai 6 ai 9 anni: in questi anni si è registrata una leggera diminuzione del numero di bambini e adolescenti sovrappeso e obesi che ha interessato alcuni Paesi, fra cui l’Italia.

In tutte le rilevazioni si nota una notevole differenza fra una nazione e l’altra, per cui la prevalenza media del sovrappeso (compresi i bambini obesi) va dal 20% circa in Belgio al 50% abbondante della Grecia. In questa classifica i bambini italiani si piazzano piuttosto male: con il 42% circa di sovrappeso, fanno meglio solo dei greci e degli spagnoli. La tendenza comunque è positiva perché nella prima rilevazione il problema interessava più del 45% dei bambini.

I numeri usati per questa indagine europea sono elaborati in base a standard diversi da quelli utilizzati comunemente in Italia, dove i dati sull’obesità sono raccolti ogni due anni, insieme a diversi indicatori della salute, dal programma del Ministero della salute OKkio alla salute. Secondo questo monitoraggio, nel 2008 il sovrappeso interessava il 23,2% e l’obesità il 12% dei ragazzi, il 35% circa in totale. Numeri che nel 2016 sono scesi a 21,3% (sovrappeso) e 9,3% (obesi).

Secondo gli ultimi dati del Ministero della salute, il 31% circa dei bambini e adolescenti italiani è in sovrappeso o obeso

Abbiamo chiesto un commento a Margherita Caroli, esperta in nutrizione pediatrica, past president dell’Ecog. “Nel 2002 i bambini sovrappeso e obesi, in Italia erano circa il 38%, mentre oggi ci avviciniamo al 31%. La diminuzione indica una tendenza positiva ma non possiamo certo abbassare la guardia, perché si parla ancora di un bambino su tre! E il quadro è aggravato dal fatto che la diminuzione ha interessato le famiglie a reddito più alto e non quelle in difficoltà economica.” Le famiglie a reddito più basso sono di solito quelle meno “educate” a distinguere cibi sani da cibo spazzatura, e quindi più facile preda del marketing; inoltre il junk food costa poco e piace ai ragazzi, quindi è comprensibile che abbia successo.

“Questo aspetto – sottolinea Caroli – è molto grave, perché se tutti i bambini hanno gli stessi diritti, anche il diritto a una sana alimentazione deve essere rispettato. Lo Stato deve intervenire perché il suo ruolo è proprio quello di proteggere le fasce di popolazione più deboli. Le azioni dovrebbero riguardare due aspetti: innanzitutto un maggior controllo del marketing per limitare la pubblicità degli alimenti troppo dolci e grassi, infatti le immagini di felicità e amore che accompagnano gli spot di dolci e merendine influenzano pesantemente le scelte delle famiglie. In secondo luogo sarebbe necessaria una tassazione che penalizzasse gli alimenti non salutari e premiasse quelli più sani”.

Il ruolo delle famiglie è fondamentale: le mamme – sono loro che di solito si occupano di nutrire i bambini – vedono spesso il cibo come un mezzo per scambiare affetto e d’altra parte non sempre giudicano i figli con obbiettività. Secondo le rilevazioni di OKkio alla salute, il 38% delle mamme di bambini sovrappeso o obesi pensa che il proprio figlio abbia un peso adeguato (o addirittura che sia sottopeso) e solo il 30% pensa che il proprio bambino mangi troppo. La famiglia inoltre è il luogo in cui si formano le abitudini più radicate, quelle che ci accompagnano per tutta la vita.

Il 38% delle mamme di bambini sovrappeso o obesi, pensa che il proprio figlio abbia un peso adeguato o addirittura troppo basso

Per affrontare questo aspetto cruciale, a gennaio partirà un’indagine, elaborata insieme all’associazione Make Mothers Matter, sulla percezione che le famiglie hanno dell’obesità infantile. Il progetto, cui hanno già aderito 15 Paesi europei, prevede la distribuzione di un questionario con domande sulle convinzioni relative dell’obesità infantile, paure, speranze e accorgimenti da usare perché i bambini non ingrassino eccessivamente.

Nel frattempo a Napoli è stato sperimentato un programma di educazione alimentare in cui le madri sono parte attiva. Partito da una scuola elementare di Scampia, adesso coinvolge 22 scuole. In questo caso le madri più presenti a scuola sono state coinvolte dai coordinatori per individuare i problemi e le possibili soluzioni. Hanno studiato alternative sane alle merende che molti bambini portavano a scuola, poi hanno coinvolto altre madri, con momenti di incontro organizzati spontaneamente o attraverso i social. In 16 mesi il numero di bambini che portano a scuola una merenda “accettabile” è passato dal 46% al 78%. Contemporaneamente è aumentato il numero di bambini che in mensa mangia tutto il primo piatto e il numero di quelli che consumano anche il contorno.

Le nazioni a basso reddito sono gravate dal doppio fardello dato da malnutrizione da un lato e obesità dall’altro

Le azioni da intraprendere sono numerose e urgenti, come ha sottolineato anche Francesco Branca, direttore del Dipartimento della nutrizione dell’Oms, notando che ormai anche le nazioni a basso reddito sono gravate dal doppio fardello dato da malnutrizione da un lato e obesità dall’altro. Le Nazioni Unite hanno dichiarato il periodo 2016-2025 “Decade della nutrizione”, in questo periodo è quindi necessario intraprendere impegni e politiche mirati. Fra le azioni da mettere in atto sono state ricordate: presenza di cibo sano nelle istituzioni pubbliche, introduzione di etichette “interpretative” (come quelle con i colori), oltre alle già citate misure di tassazione delle bevande dolci e alla limitazione del marketing destinato ai bambini.

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luigi
luigi
4 Gennaio 2018 13:37

a mio parere si dovrebbero introdurre materie che trattino l’alimentazione nelle scuole, sì da contribuire più efficacemente ad un corretto indirizzo nutrizionale degli studenti e, magari, anche delle loro famiglie.

Alessandro Gabba
Alessandro Gabba
Reply to  luigi
9 Gennaio 2018 22:08

Si ma se chi dovrebbe insegnare ha le stesse capacità di chi stila i menù siamo messi peggio.

luigi
luigi
Reply to  luigi
12 Gennaio 2018 08:02

@ Alessandro, intanto questi timori non possono frenare la necessità di intervenire sulla materia, se solo lo si capisse…