Il cliente bionda felice sorride sopra il carrello del supermercato spesa

Il Parlamento europeo nella sessione plenaria del 7 settembre ha approvato a larga maggioranza la relazione in cui l’onorevole José Bové propone una serie di misure concrete, quali il divieto di alcune pratiche contrattuali e commerciali ingiuste che sono spesso utilizzate dalla Grande Distribuzione Organizzata nei confronti dei fornitori. Secondo il noto eurodeputato-contadino francese occorre introdurre apposite regole per contrastare la posizione dominante dei supermercati, e porre fine ai ritardi nei pagamenti, per salvaguardare le produzioni europee. Il rappresentante degli agricoltori francesi (anziché teorizzare l’impennata delle vendite degli alimenti “autenticamente autoctoni”  muniti di apposite etichette, come fanno  alcuni suoi colleghi italiani)  ha  affermato a chiare lettere che «È necessario rafforzare il potere negoziale di tutti gli attori della filiera alimentare e assicurare il rispetto delle regole in materia di concorrenza”. Per garantire un giusto compenso ai produttori e prezzi più trasparenti ai consumatori».

Bisogna quindi introdurre regole di buone prassi commerciali per la filiera alimentare e vigilare sul rispetto di questi codici di comportamento. Il Parlamento chiede alla Commissione di adottare, entro la fine del 2010, un sistema di monitoraggio delle relazioni tra distributori e fornitori, e valutare gli effetti della crescita esponenziale dei c.d. marchi commerciali (private label) sulla competitività e la capacità di innovazione delle imprese  (sub-)fornitrici.

La Commissione dovrà esaminare con scrupolo gli effetti dei contratti imposti dalla distribuzione ai fornitori. Si deve inoltre riflettere sull’adozione di contratti standard – eventualmente obbligatori in alcuni settori –  per combattere pratiche commerciali vessatorie come gli sconti retroattivi, le modifiche unilaterali dei contratti dopo la stipula, le vendite sottocosto, i compensi da pagare per inserire sugli scaffali e mantenere in buona posizione i prodotti sugli  scaffali (listing fee). Inoltre, bisogna introdurre un termine massimo di 30 giorni per il pagamento delle derrate alimentari.
Il Parlamento chiede poi di migliorare lo strumento europeo di sorveglianza dei prezzi e di includere un maggior numero di prodotti “in modo da soddisfare l’esigenza dei consumatori […] di avere una maggiore trasparenza per quanto riguarda la formazione dei prezzi dei prodotti alimentari”.  Vale infatti la pena di capire in quale fase della filiera i prezzi aumentano, e in quale misura.

Infine un cenno al problema dei rifiuti alimentari, che in gran parte degli Stati membri raggiunge il 30% delle derrate: l’Assemblea propone di lanciare una campagna pubblica di informazione e sensibilizzazione sul valore del cibo, che é davvero un peccato sprecare.

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